Pusher su Telegram resta ai domiciliari: spaccio per necessità, soldi falsi una truffa

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Resta agli arresti domiciliari il trentenne studente universitario scoperto dagli agenti della Squadra Mobile di Avellino con più di centomila euro in contanti (quelli sequestrati tra vettura e abitazioni in suo uso) e 754 grammi di hashish, cinque panetti di cui tre nascosti dietro al frigorifero e 168 grammi di marijuana nascosti nel bagagliaio dell’auto, oltre ad una bustina con flaconcini di Thc e 53 banconote da 50 euro false. Il Gip del Tribunale di Avellino ha accolto la richiesta di convalida dell’arresto e ha emesso una misura cautelare agli arresti domiciliari così come invocato dalla Procura di Avellino, il pm Maria Teresa Venezia. L’indagato stamattina è comparso davanti al magistrato, difeso dal penalista Gerardo Santamaria e ha confermato le spontanee dichiarazioni rese già in sede di arresto agli agenti agli ordini del sostituto commissario Roberto De Fazio.

L’INDAGATO: SPACCIAVO PER RAGIONI ECONOMICHE
Ha ammesso di spacciare grazie agli approvvigionamenti che trovava con contatti che non conosceva su una piattaforma social, ovvero Telegram, e che spacciava sempre usando lo stesso metodo. Tutto andava avanti da circa un anno per ragioni economiche il trentenne si sarebbe trovato a dover intraprendere questa attività illegale. Ma soltanto di hashih, marijuana e thc. Il Gip anche alla luce dell’ingente somma ritrovata in suo possesso da parte degli agenti della Mobile ha ritenuto come fosse elemento di una “non occasionale attività di spaccio”. Confermata l’accusa di detenzione e escluso il V Comma (lo spaccio di modica quantità). Sul fronte della spendita delle monete false, i 2650 euro falsi scoperti nella sua disponibilità, il trentenne ha invece chiarito di non aver alcuna intenzione di metterli in circolazione, erano una truffa che su una partita di stupefacente gli era stata perpetrata da un soggetto di Torre del Greco.

Il GPS SULLA VETTURA PER STANARLO
A quanto pare l’arresto del trentenne non è stato un caso fortuito. Su di lui da qualche tempo gli agenti della Mobile di Avellino avevano segnalazione di attività di spaccio. Cosi sulla sua vettura era stato piazzato un GPS. Nella giornata del 17 ottobre i movimenti del trentenne tra Montoro, Pomigliano e Nola avevano insospettito gli inquirenti. Da qui la decisione di bloccarlo e la conclusione dell’arresto in flagranza.