Pullman, De Sio: “Campo Genova non è l’unica ipotesi. Autostazione? Da sola non risolve il problema”

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Marco Imbimbo – Sul tavolo ci sono varie ipotesi, non tante a dire il vero, ma si cerca una soluzione per spostare il terminal di piazza Kennedy che «va fatto per forza», spiega Alberto De Sio, amministratore unico di A.Ir.

Questa mattina c’è stato un confronto al Comune proprio sullo spostamento del terminal. Un incontro che, oltre a De Sio, ha visto la partecipazione del vice sindaco, Ferdinando Picariello, dell’assessore alla Mobilità, Rosario De Marco, e del dirigente di settore, Michele Arvonio.

Si parte da un principio: il terminal di Piazza Kennedy va spostato a stretto giro. «Vogliamo chiudere la partita entro un mese», sottolinea De Sio. Al momento le ipotesi in campo sono tre: Campo Genova, l’area mercatale e, più defilata, campetto Santa Rita. Per ognuna vanno valutate le criticità, in attesa che apra finalmente l’autostazione di via Moccia. «L’obiettivo è di concluderla nel 2019», ribadisce De Sio, anche se sottolinea come l’autostazione «non risolverà da sola il problema».

Intanto si guarda all’immediato, ovvero a quel terminal di piazza Kennedy che va spostato. «L’area deve essere liberata dai pullman – spiega De Sio. Considerato che ciò deve necessariamente avvenire, per evitare di trovarci di fronte a situazioni che ci obblighino giocoforza a lasciare piazza Kennedy, preferiamo anticipare gli eventi e fare in modo che il sistema possa essere più morbido. Il tutto tenendo conto delle esigenze di dipendenti e collettività».

Le zone della città a cui si guarda sono tre, a partire da Campo Genova: «Valutiamo anche l’area mercatale e campetto Santo Rita. Compreso i sistemi di collegamento tra queste zone e il centro, in modo da alleggerire la pressione su piazza Kennedy che è l’elemento principale – spiega De Sio. Le aree in alternativa non sono tantissime, ma le stiamo valutando. Abbiamo uno studio delle esigenze di mobilità dei viaggiatori, in modo tale da capire quali autobus evitare di far transitare a piazza Kennedy. Il Comune di Avellino, invece, ha uno studio delle aree per capire quali sono disponibili».

Sullo sfondo, però, resta sempre la questione dell’Autostazione mai aperta, con i cittadini che chiedono con insistenza che venga messa in funzione. In questo modo si potrebbe evitare anche il trasferimento del terminal da una zona all’altra della città. «L’Air è fortemente impegnata nel completamento di quest’opera – spiega De Sio. Purtroppo le situazioni che questa amministrazione ha trovato sono tali che richiedono prudenza nell’assegnare i lavori, altrimenti rischiamo di andare incontro a sospensioni delle attività che finiscono per peggiorare la situazione e prolungare ulteriormente i tempi».

Entro la fine dell’anno verrà affidata una prima fase dei lavori, come annuncia l’amministratore unico di A.Ir. mentre «contiamo di completare l’opera nel 2019». L’apertura dell’autostazione consentirà il trasferimento del terminal in quella struttura, anche se non risolverà del tutto il problema come spiga De Sio: «Ci sono 30 stalli di sosta, quindi bisognerà tener conto di quella disponibilità di spazio per ridurre ancora di più la pressione che c’è in giro. Probabilmente non risolverà tutti i problemi, ma sarà necessario un altro confronto con il Comune di Avellino per ottenere altre aree di stazionamento o ragionare sulla rettifica di servizi urbani per la città, al fine di decongestionare quanto possibile il centro cittadino. Di sicuro è un bel polmone che andremo a metterle in campo».

Se Campo Genova rappresenta, forse, la prima area in cima alla lista dei desideri, non si abbandona l’idea dell’area mercatale, nonostante i tanti problemi tra mercato bisettimanale e partite di Avellino e Scandone: «Stiamo ragionando anche su questi aspetti, ma le soluzioni si troveranno. Noi intanto stiamo approfondendo una serie di possibilità, si pensa anche a campetto Santa Rita».

Difficile invece arrivare alla suddivisione del terminal in due o tre zone della città, come ammette De Sio. «In questa fase non è possibile perché abbiamo le esigenze di interscambio degli studenti, ma non è escluso che, con un’approfondita analisi della mobilità che stiamo facendo, si possa arrivare a soluzioni diverse».