Completato il censimento del territorio campano per i danni da fauna selvatica. In particolare sono 223 i Comuni nei quali dal 2010 al 2014 sono stati rilevati gli effetti devastanti della presenza del cinghiale. Lo rende noto Coldiretti Campania, a seguito della pubblicazione dell’elenco da parte dell’Assessorato all’Agricoltura in base al quale sarà possibile presentare domande di sostegno a far leva sulla tipologia 4.4.1 del PSR 14/20 (prevenzione dei danni da fauna). Il censimento è stato condotto con gli Enti territoriali competenti, Province e Parchi, e comprende anche i danni causati dal lupo ma per un numero inferiore di Comuni.
“Le risorse del PSR devono essere l’occasione per governare il fenomeno definitivamente – commenta Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vice presidente nazionale – così come avviene in altre regioni. Abbiamo uno strumento utile come il ‘Piano straordinario Emergenza Cinghiali in Campania 2016-2018’ approvato lo scorso anno dalla Regione. L’inquadratura territoriale e i fondi del programma di sviluppo devono aiutarci a frenare un fenomeno insostenibile per le imprese agricole. Le aree più colpite sono ovviamente quelle appenniniche: l’Irpinia, il Sannio, l’Alto Casertano e l’entroterra Salernitano. Oltre ai danni reali alle colture, c’è il pericolo per la pubblica incolumità. Pericoli che si accentuano nelle aree dei Parchi, dove i vincoli naturalistici portano gli animali a stretto contatto con le comunità locali”.
“Coldiretti ha chiesto e continua a chiedere una filiera controllata e rintracciabile delle carni di cinghiale – aggiunge Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – per garantire il rispetto delle regole e la salubrità di quanto finisce abbondantemente sulle tavole delle sagre, ma non solo. Tramite i nostri tecnici abbiamo presentato proposte concrete per risolvere il problema. Far partire finalmente anche nella nostra regione una filiera del cinghiale avrà due risultati positivi. Si mette fine al commercio clandestino delle carni, danno e beffa per gli agricoltori. E si apre un’opportunità di sviluppo per il territorio, offrendo un prodotto sano e sicuro per il consumo locale ma anche per i turisti che scelgono di scoprire la bellezza delle nostre aree verdi”.