La riforma delle Province, tanto pubblicizzata e sbandierata, non ha miglioratole cose ma le ha cambiate in peggio. Le Province non solo non sono state soppresse ma hanno conservato tutte le competenze ad esse assegnate e le relative dotazioni finanziarie. Ad essere stato soppresso è stato solo il corpo elettorale, nel senso che non sono più i cittadini ad eleggere gli organi di governo(presidente, consiglio) ma sono i sindaci ed i consiglieri comunali . Ai cittadini è stata sottratta la facoltà di esprimersi e di scegliere i propri rappresentanti alla guida delle Province. Il risparmio che ne è derivato è poca cosa perchè sono rimaste comunque in piedi le strutture degli uffici provinciali con le relative dotazioni di personale. Peraltro va comunque ricordato che, se anche le Province fossero soppresse, i vantaggi in termini di riduzione della spesa pubblica sarebbero minimi perché i bilanci delle stesse sono assorbiti per oltre l’ 80% dalle spese per il personale e queste non si possono ridurre a meno che non si vogliono attivare procedure di licenziamento in massa dei dipendenti.
La cosiddetta riforma “Del Rio” è servita, perciò. solo ad alimentare la grancassa mediatica della propaganda e dell’antipolitica, allo stesso modo in cui sta avvenendo oggi per il Senato.
Nel mentre sono stati ridotti gli spazi di partecipazione democratica per i cittadini e per le comunità locali, è stata consegnata la gestione delle province nella mani di un ceto politico che, soprattutto nel Mezzogiorno, si è rivelato particolarmente incline alla consociazione e al trasformismo. Le Province, divenute enti di secondo livello, si sono così via via trasformate in grandi comunità montane mutuandone i vizi e le inefficienze. Sono proprio le disposizioni della legge che conducono in questa direzione: il presidente assomma il potere ed il consiglio, di fatto, ha un ruolo consultivo.Il consiglio non approva il bilancio, non puo’ sfiduciare il presidente, dura in carica due anni mentre il presidente quattro. Il consiglio provinciale è venuto somigliando semprepiu’ al CdA di un’azienda piuttosto che ad un organismo politico ed amministrativo in grado di dare rappresentanze ai territori.
Se guardiamo all’esperienza dei due trascorsi anni alla Provincia di Avellino possiamo dire che non vi sono state maggioranze e minoranze, ma solo un grande accrocco consociativo. La politica è venuta scolorando ed è prevalsa la gestione del piccolo cabotaggio. Le Province disegnate dalla legge Del Rio sono enti fatti apposta per far trionfare la post politica delle larghe intese.
La prima motivazione che ci ha spinto a dar vita alla lista “Irpinia Bene Comune” è stata proprio la necessità di contrastare questa grande consociazione che ha riguardato la Provincia ma poi ha via via contagiato la gestione di tutti gli altri enti della provincia, dall’ASI all’Alto Calore, dai Consorzi dei piani di zona sociale al Progetto Pilota in Alta Irpinia. Vogliamo mettere in campo un altro punto di vista ed offrire una alternativa praticabile alla linea del partito della nazione in salsa irpina che il Pd si ostina a portare avanti.
Il futuro politico delle Province, però, è tutt’altro che definito. La riforma oggetto del referendumdel 4 dicembre elimina le Province dal novero dei soggetti istituzionali in cui si articola la Repubblica. Ma l’approvazione dell’impianto di riforma costituzionale non equivale a dire che saranno effettivamente soppresse le province. Per arrivare a questo occorrerà uno specifico provvedimento legislativo e non èper niente scontato che esso vi sia. Va messa nel conto la possibilità che resti in piedi l’attuale impianto. Nel mentre, in caso di bocciatura delle “deforma” e di vittoria del NO, non è da escludere una riconsiderazione del ruolo delle Province ed il ripristinodell’elezione diretta da parte dei cittadini degli organi di governo.
In ogni caso resta aperta la questione di cosa viene ad esserci tra Regione e Comuni e di come si organizzano le funzioni di programmazione, progettazione, coordinamento e governo di un’area vasta. Una cosa è certa: in un territorio come quello irpino, caratterizzato dalla presenza di comuni piccoli e piccolissimi,è quanto mai necessaria la presenza di una dimensione sovracomunale unitaria di organizzazione dei servizi e delle attività se si vogliono portare avanti processi di sviluppo sostenibile del territorio e si vogliono garantire standard accettabili di qualità della vita all’interno delle comunità locali. La realtà che è sotto i nostri occhi ci dice che mentre si persegue la scomparsa delle Province vanno proliferando organismi e strutture burocratiche settoriali come gli AATO con la conseguenza che da una parterisulta indebolita la capacità di rappresentanza territoriale, dall’altrasi accresce il ruolo delle burocrazie tecniche ed amministrative.
Il futuro delle Province è quanto mai incerto. Tuttavia la Provincia, seppure declassata ad ente di secondo livello, ha mantenuto intatte le proprie attribuzioni ed inoltre continua a far parte, con un ruolo determinante, delle assemblee di quasi tutti gli enti sovracomunali. Può risultare perciò utile definire alcuni punti programmatici di intervento prioritario. Di seguito si indicano i seguenti temi:
– Garantire rappresentanza e tutela al territorio provinciale che è aggredito da più parti e si ritrova esposto a tutte le scorrerie. L’Irpinia è un territorio con una ben identificata vocazione ambientale, agricola e boschiva. E’ un territorio dove ha sede il più grande bacino imbrifero del Mezzogiorno che alimenta grandi acquedotti verso Napoli e verso la Puglia. E’ un territorio dove hanno sede produzioni tipiche di pregio (tre vini docg, otto doc, olio, castagne, latticini, grano etc.). questo ambiente va difeso e valorizzato. Per questo non si possono consentire: trivellazioni petrolifere, ulteriori elettrodotti ad alto voltaggio, impianti di cogenerazione e produzione di energia da combustibili fossili, discariche e processi inquinanti di lavorazione dei rifiuti, eccessivo ed indiscriminato proliferaredi impianti di generazione di energia eolica (ci vuole un piano provinciale);
– Revisione del PTCP (piano territoriale di coordinamento e programmazione). Quello vigente, redatto dall’amministrazione della destra e dell’Udc, non valorizza le specificità territoriali e non favorisce la programmazione. Occorre modificare per: a) favorire un efficace utilizzo dei fondi europei evitando erogazioni a pioggia ed assecondando processi di sviluppo fondati sulla qualità territoriale e sulla valorizzazione delle risorse del territorio; b) definendo ambiti territoriali funzionali a conseguire una efficiente organizzazione dei servizi a livello sovracomunale; c)organizzando una rete di infrastrutture materiali ed immateriali a partire dalla banda larga;
– Definizione di un piano per la razionalizzazione scolastica in modo da evitare la proliferazione delle sedi e degli istituti sulla base delle pressioni campanilistiche e delle esigenze clientelari dei rappresentanti territoriali (come è accaduto negli ultimi anni). La via da seguire è quella della organizzazione di poli scolastici, combinando esigenze formative ed organizzazione dei servizi a partire dai trasporti;
– Piano provinciale per la messa in sicurezza degli edifici scolastici;
– Piano per la sistemazione e la messa in sicurezza delle strade provinciali;
– Difesa dell’acqua pubblica, sostenendo la ripubblicizzazione dell’ ACS. No all’ingresso dei privati nella gestione delle acque e dei processi di depurazione. La Provincia invece è stata silente rispetto alla ipotesi di accorpamento delle gestioni che di fatto apriva la via ai privati.
– Difesa e valorizzazione del bacino idrico irpino ponendo con forza il tema del ristoro finalizzato al miglioramento dell’ambiente e alla riproducibilità della risorsa idrica anche per garantire il flusso minimo vitale dei fiumi;
– Redazione di un piano provinciale per l’accoglienza dei migranti che eviti la solitudine dei comuni in assenza di un coordinamento provinciale e soprattutto eviti di consegnare esclusivamente ai privati la gestione dell’accoglienza;
– Gestione efficace dei lavoratori idraulico forestali da impiegare nel contrasto del dissesto idrogeologico, nei piani di rimboschimento e di tutela e salvaguardia della montagna. Puntare, in accordo con la Regione, alla costituzione di una specifica agenzia per la tutela ambientale;
– Sviluppo e qualificazione Centro per l’impiego per implementare un piano provinciale per il lavoro di pubblica utilità.
Su questi temi e con questa impostazione la lista “Irpinia Bene Comune” intende caratterizzare la propria proposta di alternativa per l’Irpinia.