Provincia – La denuncia di Ettore De Conciliis

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Avellino – “ Il grado di civiltà – comincia subito il rappresentante dell’opposizione di Palazzo Caracciolo – di un pubblico consesso si evince dalla qualità del rispetto che chi governa destina all’opposizione. Da questo punto di vista sono costretto a segnalare una non sempre puntuale interlocuzione. A volte si sconfina nella totale assenza, nella mancanza assoluta di comunicazione. Ci sono decine di interpellanze e di interrogazioni presentate formalmente da me e dall’opposizione tutta che non hanno mai avuto risposta, in spregio, oltre che al regolamento del Consiglio, al vivere civile, alla corretta dialettica, al ruolo istituzionale che si ricopre. Anche sulla questione del rinvio del consiglio del 21 luglio ci sarebbe da invocare una questione morale: in maniera sbrigativa, arrogante, senza esprimere motivazione alcuna: la maggioranza ha interrotto i lavori del Consiglio perché imbarazzata da cittadini che con la loro sola presenza si sono dimostrati più forti della Istituzione. Detto questo, è questione morale non avere una seria strategia amministrativa sull’occupazione, le acque, le risorse ambientali, i rifiuti”.
Nello specifico quali sono le cose che non vanno a Palazzo Caracciolo?
“A Palazzo Caracciolo, come purtroppo in gran parte della nostra società, ciò che non torna, perché se ne è andata, è la vera democrazia. Da tempo essa è stata messa in fuga dalla rapacità partitocratica, dal tirare avanti delle gerarchie e dalla non incidenza della denuncia di politici o giornalisti onesti, i quali, ormai, producono quasi solo l’effetto degli allarmi sonori degli antifurti: un gran rumore, qualche volta pure immotivato, qualche meraviglia per il frastuono, ma subito giunge la risposta tranquillizzante ‘Non è niente! È solo un allarme!’. Quest’ultimo funziona bene se collegato a centrali di controllo che, per le istituzioni pubbliche, dovrebbero essere gli elettori i quali, invece, sono tanto sfiduciati da neppure più indignarsi. A Palazzo Caracciolo, come altrove, sono permanentemente in scena modeste imitazioni dei quadri del Caravaggio: alcune figure si agitano in primo piano ma l’intero fondale è tanto scuro che non solo non si comprende né il tempo né il contesto in cui si sta operando, ma, sostanzialmente, del tutto poco importa ad alcuno”.
L’esponente di An Ettore De Conciliis è un fiume in piena non risparmia proprio nessuno.
“E poi… siamo innanzi ad una banale e burocratica ripetizione delle spese per il funzionamento dell’Ente e delle sue emanazioni, nonché per l’assolvimento di compiti risaputi più qualche lavoro stradale, spesso di sola manutenzione tamponante, qualche evento di parata, il pagamento di debiti molte volte derivanti da inefficienza dell’Amministrazione, qualche consulenza qua e là, ed infine modesti finanziamenti alle iniziative di sviluppo ed agli enti locali minori con una distribuzione certamente non equa del territorio. È il quadro di una gestione arcaica delle entrate e delle uscite, tanto inadeguata ed indolente da essere incapace di raccogliere tutte le risorse possibili. Un mero autoassolvimento fannullone e consolatorio. Una mera lamentela della insufficienza delle imposte introitabili e dei trasferimenti statali”.
C’è chi punta l’indice contro l’esiguo stanziamento destinato alla questione sociale. Quale è la sua opinione?
“Non nego atti singoli di buona volontà, apprezzo le dichiarazioni di intenti, ma la realtà non può essere negata: la qualità della spesa si lascia spesso tentare o attrarre da realizzazione di interventi quasi inutili, se non ‘elettoralistici’; inoltre essa è assolutamente poca cosa sul piano quantitativo. Un richiamo su tutti: per le politiche giovanili sono state destinate somme inferiori a quelle impiegate per la pulizia delle scale e degli uffici di Palazzo Caracciolo. Ecco perché occorre parametrare l’efficienza e la produttività dell’Istituzione. Ciò per verificare il rapporto tra il costo necessario al funzionamento dell’Ente ed il suo rendimento in servizi alla comunità, in valorizzazione ed utilizzo delle risorse del personale dirigenziale, in redditività complessiva del patrimonio stesso. Qualcuno dovrà pur spiegarci, fino in fondo, le ragioni per le quali in Francia e in Spagna le amministrazioni locali godono dalla Comunità Europea di molti più fondi di quanti ricadono nel nostro territorio”.

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