AVELLINO- “Capaldo mi disse: tu ti sei appena sposato, se non firmi perdi Filippo e o panaro (un modo di dire perdi tutto, ndr)”. Una delle frasi più note dell’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino e del Nucleo Ispettorato del Lavoro per le presunte estorsioni compiute ai danni dei lavoratori delle coop a cui la Capaldo aveva subappaltato l’evasione e la preparazione delle merci, ha confermato ieri davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Avellino quanto gli sarebbe stato riferito proprio da Gerardo Capaldo, uno degli imputati. Il testimone, ex operaio di una coop ha risposto alle domande del pm che ha condotto le indagini e l’istruttoria, il sostituto procuratore Luigi Iglio e a quelle del suo difensore, l’avvocato Nicola D’Archi. Una tesi che però è stata incalzata dalla difesa dell’imprenditore atripaldese, nel controesame del teste svolto dall’avvocato Luigi Petrillo.
CAPALDO: NESSUNA INTROMISSIONE NELLE CONCILIAZIONI
Lo stesso Capaldo ha anche chiesto un confronto ( rigettato dal Tribunale) e ha poi rilasciato spontanee dichiarazioni al Collegio (presieduto dal giudice Roberto Melone), smentendo di aver avuto un ruolo e intromissione nella vicenda delle conciliazioni estorte ai dipendenti delle coop e anzi che proprio agli stessi avrebbe rappresentato l’impossibilità di un’assunzione presso la sua azienda. Sara’ ovviamente il Collegio a dover valutare quale delle due tesi sia quella giusta. L’operaio ha raccontato di aver firmato senza conoscerne il contenuto un verbale di conciliazione con la coop. In aula sono stati ascoltati anche un altro operaio e un consulente della Procura.
IL PROCESSO
Nove imputati e settantanove parti civili, gli ex operai delle coop (difesi oltre che dall’avvocato Nicola D’Archi, dagli avvocati Brigida Cesta, Giuliana Suppa, Savino, Silvia Calderoni, Dario Cierzo, Antonio Falconieri, Gerardo Santamaria, Federico Antoniello, Ennio Visconti, Angelo Guerriero e Vincenzo Giannattasio) sono i numeri del processo partito nel febbraio del 2022 e nato dall’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo coordinata dai pm Luigi Iglio e Cecilia De Angelis, che aveva preso avvio dalla denuncia presentata dall’Usb (Unione sindacale di base) nel febbraio 2016 dopo alcuni mesi di vertenze portate avanti a colpi di manifestazioni e mobilitazioni al fianco dei 129 lavoratori delle cooperative reclutati in subappalto dalla “Capaldo Spa”.
A novembre del 2018 c’era stato un sequestro di due milioni di euro. I due principali imputati sono l’ex amministratore della Capaldo Spa, Gerardo Capaldo e quello della Natana Doc, Giovanni Attanasio, difeso dagli avvocati Giovanni Chiarito e Vincenzo Ioele. I due imprenditori rispondono di estorsione perché avrebbero costretto i lavoratori a firmare dei verbali di conciliazione sindacale intascando in tal modo 1.940.082,85 euro, denaro che sarebbe dovuto spettare di diritto a questi lavoratori, nonché oggetto di sequestro. I due avrebbero costretto 83 lavoratori, minacciando finanche il licenziamento, a firmare verbali di conciliazione sindacale e ad accettare liquidazioni inferiori a quelle realmente dovute.