S.Angelo dei Lombardi – Venerdì 30 agosto, la Pro loco Alta Irpinia di Sant’Angelo dei Lombardi presenterà l’ultimo libro sulla storia della cittadina altirpina scritto da Michele Vespasiano: “Sant’Angelo dei Lombardi nel Settecento. Lettura integrata del Catasto Onciario con noterelle demografiche”.
L’evento si svolgerà presso la Sala Multimediale della Curia Diocesana di Sant’Angelo dei Lombardi, alle ore 18:00, con l’intervento dello storico Celestino Grassi e del prof. Giovanni Brancaccio, ordinario di Storia Moderna all’Università di Chieti-Pescara.
Parteciperanno, inoltre, il sindaco di Sant’Angelo Rosanna Repole e il presidente della Pro loco Tony Lucido, che così spiega le ragioni dell’iniziativa: “Con questo impegnativo lavoro, che costituisce un importante tassello per la ricostruzione della storia della cittadina, Michele Vespasiano ha voluto fare un prezioso omaggio alla sua città. Occorre essere coscienti e consapevoli della nostra storia, per rivalutarne le tradizioni e i valori che costituiscono l’intima ricchezza di un popolo, perché solo se si conoscono e si apprezzano le proprie origini si può essere fieri e orgogliosi di appartenere ad una comunità che nei secoli è stata imprescindibile punto di riferimento nel territorio”.
L’invito è aperto. L’opera, suddivisa in dieci capitoli che ricostruiscono in modo preciso e puntuale un lungo scorcio di storia, trae spunto dai dati del Catasto Onciario risalente al 1754, di cui si conserva copia nell’Archivio di Stato di Avellino, per aprire un’ampia finestra sul secolo che proiettò Sant’Angelo nella modernità.
L’autore ha così colto gli aspetti sociali, economici, culturali e amministrativi della comunità nel sec. XVIII, analizzando le dinamiche demografiche legate per lo più ai ripetuti eventi sismici, valutando la presenza e l’opera dei vescovi che hanno governato la diocesi altirpina e dei principi che hanno avuto il possesso feudale dello Stato di S. Angelo Lombardi. Di grande interesse anche il notevole coacervo di informazioni sui cittadini abitanti, i lavoratori dei campi, gli artigiani e i bottegai (molti consueti fino ad oggi), le categorie “protette” e quelle “privilegiate”, gli scolari e gli studenti, i forestieri e i “senza storia”, ed inoltre quelle sulla condizione della donna in quel particolare periodo storico. Molte le curiosità che si possono ancora trarre scorrendo le frequenze onomastiche, dalle quali emergono nomi dalla sicura origine medievale ed altri di una straordinaria modernità, assieme a quelli legati alla tradizione cultuale del posto che ha in San Michele Arcangelo e in Sant’Antonino i santi protettori della città e della chiesa principale.
Non meno interessanti, infine, sono gli aspetti di vita che sono venuti fuori dallo studio del governo dell’Università, con le spese communitative e i dati relativi alle proprietà (case, terreni, animali) di ogni singolo nucleo familiare. In un apposito e vasto capitolo, Michele Vespasiano, che l’anno scorso ha dato alle stampe “Ecclesia Mater Angelensis”, un appassionante studio sulle origini dell’antica chiesa cattedrale santangiolese, ha trattato la toponomastica urbana e quella rurale, recuperando toponimi ormai in disuso e fornendo la genesi etimologica di altri. Chiude, infien, il ponderoso volume un capitoletto sull’arte a Sant’Angelo nel ‘700.
Detto che a corredo del libro ci sono numerose tabelle riepilogative, apparirà certamente utile a curiosi e studiosi l’integrale trascrizione dal catasto carolino della Collettiva generale delle once, da cui si possono ricavare la composizione dei singoli fuochi (talvolta numerosi fino a 40 membri), le proprietà di questi, dove abitavano e quanto toccava loro pagare. Insomma, un prezioso lavoro di ricerca che ha impegnato non poco l’autore, al quale sua comunità cittadina dovrà essere sicuramente riconoscente per la passione con la quale, anno dopo anno, libro dopo libro, ricostruisce le vicende di Sant’Angelo. Come quest’ultimo, impegnativo lavoro che offre un interessante spaccato della storia del capoluogo altirpino, che non è meno avvincente di quella più antica di cui sono note le rilevanti testimonianze artistiche e architettoniche rappresentante dalla torre normanna e dalla basilica altomedievale (XI-XII sec.) ritrovate nel perimetro monumentale del castello e dalle chiese sovrapposte dell’Abbazia del Goleto.