“Il 1 maggio non può essere ridotto a liturgia”. E’ il monito del segretario del Prc Gennaro M. Imbriano che punta l’indice contro una Irpinia in cui nell’ultimo anno “… si sono persi 5.000 posti di lavoro. In una provincia attraversata, per oltre un decennio da una terribile crisi industriale ed economica che ha evidenziato i limiti di certe ricette di industrializzazione. Il nostro è un 1 Maggio di resistenze: ai licenziamenti ai fallimenti alle mobilità. Quelle che hanno messo sul lastrico migliaia di famiglie. Il nostro è un 1 Maggio di denuncia: contro il lavoro nero e le morti bianche. Contro la precarietà, un corpo contundente scagliato sul futuro delle nuove generazioni e non solo. La precarietà: quella che lavori a 3 mesi oppure a chiamata, senza maternità. Quella che non ti concedono un mutuo per farti una famiglia. Quella che pure quando sei assunto con un contratto a tempo indeterminato, in Irpinia, da un giorno all’altro può arrivare la lettera di licenziamento. Come è avvenuto alla Bitron. Azienda che, dopo 40 miliardi di lire di finanziamenti pubblici incassati e 14 anni di attività, aveva comunicato la chiusura dello stabilimento. Un 1 Maggio che dobbiamo vivere qui in Irpinia, per chiedere Lavoro Diritti e Dignità. Un 1 Maggio di lotta, da vivere assieme alle lavoratrici e ai lavoratori della Bitron di Morra de Sanctis. Protagonisti di uno sciopero durato oltre 20 giorni che è riuscito a scongiurare il rischio di chiusura e i 50 licenziamenti previsti. Uno sciopero che per alcuni giorni ha posto, alla Politica e alle Istituzioni di questa provincia, la questione del lavoro troppo spesso dimenticata. Il nostro, infine, è un 1 Maggio di speranza: di quelli che chiedono un lavoro dignitoso, un salario che arrivi alla fine del mese, di quelli che si ribellano al “lavoro a progetto” e che vogliono avere per loro stessi e per gli altri un progetto di vita”.
Redazione Irpinia
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