Pratola Serra – Ex Isochimica, il calvario di un operaio

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Pratola Serra – “Prima bonificate i lavoratori e poi… l’area dove sorgeva lo stabilimento di Elio Graziano!”.
E’ Alessandro Manganiello, 57enne divorziato e padre di due figli, originario di Pratola Serra ma residente a Montefalcione, a voler raccontare il suo ‘calvario’ all’indomani della scoperta di essere affetto da una grave patologia ai polmoni per “…compatibilità ad un prolungato contatto con l’asbesto”. Manganiello è uno dei primi lavoratori assunti da Elio Graziano: correva il 26 agosto del 1983 (è stato assunto il 28 dicembre dello stesso anno) quando è stato preso nell’organico, inizialmente composto da 180 unità lavorative, con la qualifica di capogruppo. “Per ben cinque anni ho scoibentato (ripulito) dall’amianto le carrozze ferroviarie per poi rimontarle senza gli opportuni accorgimenti necessari per queste operazioni così delicate e rischiose. Lavoravamo in pessime condizioni e il ricco dossier che il mio avvocato di fiducia ha presentato in Procura dettagliatamente delinea quanto accadeva nello stabilimento”. Manganiello oggi non è solo affetto da una grave neoplasia polmonare ma è anche in lista d’attesa per il trapianto del cuore. Non grida vendetta ma vuole solo giustizia “…il danno c’è e non si può tornare indietro ma quello che chiedo non sono soldi ma il riconoscimento da parte della Magistratura che tutti sapevano dell’alto rischio ma hanno preferito tacere. Questo è il mio desiderio che spero si esaudisca prima che io muoia”. Come ha scoperto di essere ammalato?
“Sono trascorsi oltre cinque anni ma non dimenticherò mai il referto dei medici del Centro Maugeri di Pavia. Una sera, per caso, ho seguito la trasmissione ‘Reporter’ sulla Rai che trattava proprio della pericolosità dell’amianto. Spaventato mi sono sottoposto a tutti gli accertamenti specialistici: prima ad Avellino ma non soddisfatto mi sono rivolto a Pavia dove hanno riscontrato nei polmoni fibre di amianto. Diagnosi confermata anche dal Policlinico di Napoli… ed è iniziato il mio calvario”.
Lei definisce l’ex Isochimica la ‘fabbrica della morte’. Perché?
“Non c’è stato rispetto per la salute di noi lavoratori. I decessi di alcuni miei colleghi, soprattutto a Borgo Ferrovia, per tumore ai polmoni ne sono la riprova, purtroppo. Oggi, solo grazie alle mie denunce e di pochi altri lavoratori, veniamo sottoposti periodicamente a visita medica proprio per l’esposizione all’amianto durata anni”. I casi di malattie determinate da questo tipo di lavoro sono stati accertati scientificamente e non sono quindi delle invenzioni. “Siamo stati mandati a morire! Perché nessuno ha impedito che l’Isochimica mi facesse questo regalo? Oggi si ritorna a parlare del risanamento dell’ex stabilimento di Pianodardine (chiuso nell’89 con all’attivo ben 300 operai) e neppure una parola viene pronunciata sulla bonifica degli operai. Cosa hanno fatto le Istituzioni per noi? Niente…!”. (di Emiliana Bolino)

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