Posto fisso addio, per salvare l’Irpinia servono idee e talenti

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Il Sud e il futuro dell’Irpinia. La fuga dei cervelli e il tramonto dell’illusione del posto fisso. Sono alcuni degli argomenti affrontati da Stefano Carluccio, giovane irpino neolaureato alla Bocconi di Milano, nell’intervento inviato alla nostra redazione. 

Da molti, troppi anni, il nostro Sud è vittima di un saccheggio lento ma inesorabile. Non si tratta di furti o di piccola criminalità, non si tratta di rapine o scippi, potremmo chiamarli piuttosto rapimenti o sequestri. Come definire altrimenti la scomparsa di milioni di persone da casa loro, dal luogo dove sono nati e cresciuti, dove si sono fatti i veri amici, dove hanno avuto i primi amori, dove ovunque si girano trovano facce amiche e gesti di caloroso e sincero saluto.

Come definire altrimenti le lacrime di una madre, il silenzio sofferto di un padre, il vuoto angosciante lasciato in parenti ed amici. Come definire altrimenti le stanze vuote, i paesi deserti, le feste desolate. Come definire, dunque, tutto ciò se non con la parola saccheggio. Badate bene, però, non saccheggio di proprietà e di oggetti fisici. Questo tipo di furto, di rapina, sarebbe davvero indolore e con conseguenze minime. Bensì saccheggio di persone. Saccheggio di coppie con figli. Saccheggio di giovani laureati. Saccheggio di ragazze e ragazzi che devono lasciare tutto per sperare di avere qualcosa. Ma non a casa loro.

Sperare di avere qualcosa lontano, in altre regioni o in altre nazioni, forse in altri continenti. Saccheggio di capitale umano e saccheggio di gioventù. I beni più preziosi che una nazione abbia a sua disposizione. E tutta questa abbondanza di beni, da decenni, e negli ultimi anni in maniera ancora più drammatica, siamo costretti a vederli andare via.

Siamo obbligati, inermi, ad osservarli mentre pian piano si allontanano, studiano fuori, poi magari ci restano a lavorare e da un anno all’altro, quasi all’improvviso, senza che neanche loro se ne accorgano, vengono solo a Natale e d’estate, per qualche settimana, poi per qualche giorno e così via fino a quando, in un certo istante, in un particolare istante, si renderanno conto che non ricordano più il viso della loro mamma o la casa dove erano cresciuti.

Non sottovalutiamo il pericolo, grave, che tutto il Sud Italia sta correndo e che nei prossimi anni potrebbe diventare fatale. Stiamo correndo il rischio di perdere la nostra storia. Le nostre tradizioni, le nostre feste, i nostri dialetti. Perché tutto questo patrimonio unico al mondo può essere messo per iscritto, può essere documentato e tramandato ai posteri, ma se non c’è nessuno che conosce la nostra Storia, che parla i nostri dialetti, che organizza le nostre feste e continua a far vivere le nostre tradizioni, che senso ha tramandarle ai posteri.

A quali posteri soprattutto? Stiamo rischiando di perdere tutto ciò che ci distingue dal resto del mondo perché, semplicemente, non abbiamo un’economia funzionante a pari condizioni di libero mercato con tutte le altre. Non abbiamo servizi efficienti, non abbiamo grandi opportunità di lavoro, non abbiamo attrazioni per i più giovani e assistenza per i più anziani. Abbiamo il cibo tra i migliori al mondo, paesaggi stupendi e clima buono tutto l’anno.

Ma questo, nel ventunesimo secolo, evidentemente non basta. E se non saremo capaci di invertire la rotta in maniera drastica e risolvere in maniera radicale tutti i problemi che per troppi decenni abbiamo solo procrastinato, spariremo. Semplicemente il Mezzogiorno diventerà una landa desolata: popolata solo da villaggi vacanze, affittacamere e case di riposo. E il nostro essere meridionali, il nostro essere fieramente terroni scomparirà con l’ultimo figlio di questa terra madre e matrigna che andrà via per sempre.

Io penso però, e ritengo che molti altri la pensino come me, che non tutto è perduto. C’è ancora tempo, non tantissimo, ma c’è, per rimediare a qualche errore e innestare un circolo virtuoso. Un circolo virtuoso che ci porti ad avere più economia reale, più ricchezza, più posti di lavoro. Un circolo virtuoso che contribuisca in maniera determinante ad aumentare gli investimenti nel Sud italia, ad aumentare la spesa per l’ istruzione, la ricerca e lo sviluppo.

Sarò molto pragmatico, come è il mio carattere quando si tratta di risolvere problemi gravi e immediati, io penso che questo circolo virtuoso non potrà mai venire dallo Stato e dagli investimenti pubblici. Io penso che questo sviluppo e questa rinascita economica non possa dipendere da Strategie nazionali e Piani per il Sud che si alternano e si avvicendano da decenni senza alcun risultato concreto, ma solo con lo spreco di risorse degli italiani. Io vedo, sinceramente, una grande opportunità in un cambio di mentalità che vedo nei miei coetanei e che deve essere a mio parere incoraggiato e stimolato in maniera significativamente maggiore.

Noto, con crescente soddisfazione, che pian piano le persone stanno capendo i danni e le conseguenze nefaste della mentalità del posto fisso, che è una caratteristica tutta italiana, ma che al Sud trova, diciamo, la sua espressione più riuscita. La mentalità del posto fisso per 60 anni ha bloccato sul nascere ogni tentativo di ripresa, di fermento, di rinascita economica e sociale. La mentalità del posto fisso, del pubblico impiego, ha visto intere generazioni sacrificarsi sull’altare della sicurezza di uno stipendio modesto ma senza preoccupazioni. La mentalità del posto fisso ha frenato per decenni al Sud Italia ogni tipo di creatività, di idea imprenditoriale, di iniziativa commerciale di qualsivoglia sorta. Ha distrutto ogni possibilità di utilizzare e sfruttare tutte le ricchezze e le potenzialità di cui il Sud Italia è pieno per creare economia reale, posti di lavoro e benessere. La mentalità del posto fisso e della sicurezza, relativa, di uno stipendio modesto senza avere preoccupazioni o ambizioni di alcuna sorta, ha condannato il nostro Sud alla condizione che è sotto gli occhi di tutti.

Allora, c’è una cosa positiva nel cambiamento radicale dell’economia globale che sta distruggendo interi settori e che prospetta un futuro di incertezza e di riconversione periodica. Sapete quale? Che non ci sono più certezze. Che scomparirà, e già lo sta facendo, il posto fisso e la sua sicurezza, semplicemente perché niente o quasi è più sicuro e tutto è in divenire ed in trasformazione. Allora, da tutto questo caos che ne deriverà, il Sud Italia sarà quello che di più avrà da guadagnarci.

Perché non abbiamo una grande economia di mercato funzionante e quindi la sua distruzione significherà relativamente poco per noi. Quello che sarà importantissimo per noi saranno invece tutte le opportunità che si verranno a creare da questa situazione di distruzione e ricostruzione. L’economia sarà più digitale, meno incentrata su grandi investimenti e grandi strutture, potenzialmente chiunque potrà quindi diventare imprenditore, aprire una startup innovativa o una qualsiasi attività commerciale o idea imprenditoriale che abbia un legame col futuro senza dimenticare ricchezze e tradizioni secolari.

Ho grande fiducia, ma questo processo va ovviamente governato, incentivato e strutturato, che i giovani vista l’incertezza dell’economia globale e quindi anche del famoso posto fisso decidano che arrivati a questo punto ogni lavoro è rischioso e che quindi tanto vale mettersi in proprio, sviluppare una propria idea e attingere in maniera finalmente corposa ai tanti fondi europei dei vari e numerosi programmi esistenti come Horizon 2020, il Piano Juncker, Resto al Sud che davvero finanziano facilmente le idee imprenditoriali, chiedendo garanzie minime e che soprattutto per le persone fino ad una certa soglia d’età hanno grandi risorse ed aumentano progressivamente in numero.

Oltre ai numerosi fondi europei e nazionali a disposizione per creare aziende e startup, non bisogna dimenticare che sempre più importante in Italia sta diventando da diversi anni il ruolo degli incubatori, degli acceleratori e dei fondi di venture capital. Gli incubatori sono strutture e programmi organizzati e nati per strutturare un’idea imprenditoriale che dopo può andare in un acceleratore e continuare a crescere e scalare.

I fondi di venture capital sono invece sostanzialmente fondi che raccolgono capitali privati da investire in startup ad alto rischio e quindi a possibile alto rendimento. In Italia e anche al Sud, questi fondi privati ma anche pubblici, ad esempio invitalia, stano diventando sempre più numerosi e soprattutto con dotazioni sempre più importanti. Perché si è capito che da qui passa il futuro della nostra economia e del nostro Belpaese.

La tecnologia sarà sempre più centrale nella nostra vita e nelle nostre economie, ma senza l’uomo, senza l’Homo Sapiens, non può fare granché. Serve una caratteristica che la tecnologia di suo non ha e che noi italiani, fortunatamente, possediamo in abbondanza da sempre. Cos’è? E’ la creatività. Se saremo capaci di unire la tecnologia alla nostra innata fantasia e creatività, il futuro sarà un posto migliore in cui il Sud Italia risolverà i suoi problemi e tornerà ad essere grande protagonista della Storia. Preservando le proprie tradizioni, le proprie bellezze e dando un futuro possibile e, finalmente, prospero alle nuove generazioni. A casa loro.

 

Stefano Carluccio

stefanocarluccio@live.it