Altri dieci indagati nell’indagine connessa all’inchiesta sul crollo del ponte Morandi, si tratta di tecnici e dirigenti di Autostrade per l’Italia e Spea.
L’accusa è di falso in procedimento connesso ai controlli sugli altri cinque viadotti in stato critico tra cui il Paolillo in Puglia e Pecetti e Sei Luci a Genova. Tutti i ponti interessati dall’indagine “sono già stati sottoposti ad ispezione, tra novembre e dicembre, da parte dei miei tecnici che hanno intimato al concessionario, Autostrade per l’Italia, di intervenire subito per le limitazioni di traffico e la messa in sicurezza”, ha replicato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli.
Nella mattinata di ieri, sono state effettuate nuove perquisizioni e sequestri da parte della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta. I militari delle Fiamme Gialle hanno acquisito documentazione nelle sedi di Autostrade, Spea e negli uffici dell’Ufficio tecnico sicurezza autostrade, a Genova, Milano, Bologna, Firenze e Bari. I finanzieri vogliono verificare se, dal giorno del crollo del viadotto, la società controllata dal gruppo Atlantia abbia messo in atto tutti i controlli sulla rete autostradale. La necessità delle perquisizioni è nata dai risultati di alcune ispezioni su altri ponti nel corso delle quali sarebbero stati “riscontrati ammaloramenti in piloni e solette”. Secondo i militari, il gruppo avrebbe ‘edulcorato’ le relazioni sullo stato dei viadotti controllati.
“Non esiste alcun rischio per la sicurezza“, ha fatto sapere la società Autostrade in una nota. “Il 4 dicembre abbiamo inviato al Mit un report sui viadotti Gargassa e Pecetti (A26), Moro (A14), Paolillo (A16), Sarno (A30) con il dettaglio degli interventi realizzati o in corso nonché delle verifiche effettuate – prosegue la nota -. In nessun caso è stato riscontrato alcun problema riguardante la sicurezza delle opere che, peraltro, sono state oggetto di verifica anche da parte dei competenti uffici ispettivi del Mit”.