Quindi bisogna capire se le pelli vengono conciate con prodotti chimici scadenti che danneggerebbero sia il settore abbigliamento che quello calzaturiero. “Sulla calzatura – prosegue il sindacalista – non conosciamo a fondo il loro mercato ma non bisogna cadere nell’errore di una concorrenza, bensì essere motivati rispetto al loro prodotto”. Sarebbe questa secondo Esposito l’unica soluzione. “Sulla qualità e l’ avanguardia possiamo batterli perché in materia abbiamo una tradizione storica. D’Alema non ha torto, ma deve essere sicura la tracciabilità del prodotto nel senso che la qualità renda appetibile il prodotto anche se costoso”. A questo punto: “Deve cambiare la mentalità degli imprenditori, devono scendere in campo avendo già carpito le esigenze del mercato”.
E due elementi potrebbero far sì che ci sia una ripresa del polo conciario locale: “L’esperienza e lo stare al passo coi tempi, cioè seguire i vari cambiamenti dettati dalle esigenze ad esempio della moda. Una lieve ripresa lavorativa c’è nella città conciaria ma per sfidare una concorrente tipo Cina, che sforna un prodotto non qualitativamente ad hoc, ce ne vuole di tempo”, conclude il sindacalista.