Avellino – “Avevamo previsto ampiamente questo sbocco e crediamo di aver dato un contributo alla maturazione di questa situazione”. Così il senatore dell’Udc Francesco Pionati commenta le dimissioni del sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso. “Ad Avellino ne abbia viste di tutti i colori. E’ possibile ora mettere fine a questa vicenda. L’amministrazione è ormai nel caos e la credibilità e l’autorevolezza del sindaco sono al di sotto dello zero -continua Pionati – pertanto è lecito immaginare che stavolta nessuno possa tornare indietro. Il punto centrale rimane quello della qualità della vita ad Avellino che è oggi ad un livello insostenibile e rispetto alla quale dobbiamo garantire alla città un salto di qualità che la riporti alla normalità di una vita civile pari a quella degli altri centri della Campania. Questo è sempre stato l’obiettivo del mio impegno politico”. In questa ottica – parla Pionati – passa in secondo in piano la logica di schieramento e prevale l’obbligo di servizio ai cittadini. Avellino ha bisogno di una tregua politica e della convergenza delle migliori energie politiche e civili presenti in città”. “Ci pare auspicabile a questo punto – fa notare sempre il senatore dell’Udc – uno sbocco elettorale alla crisi: è questo un epilogo inevitabile e salutare a condizione però che non si propongano le vecchie logiche con inutili scontri”. “E’ apprezzabile – conclude il senatore Pionati – la tenuta di Ds e Udeur sulla vicenda della Global service perché come ha detto il vescovo nel suo appello di Pasqua la priorità di una politica degna di questa nome è la salvaguardia dell’occupazione, che è le vera emergenza di questa provincia. In questo senso, all’inizio della prossima settimana propongo una serie di incontri con tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione che si sono ritrovate sulle stesse posizione sia sulla Global service che sul tunnel di piazza Libertà. Dobbiamo partire – insiste Pionati – dai problemi e non dagli schieramenti rovesciando la logica di potere che è l’unica che interessa alla Margherita”.