Pio Francavilla, la magia di fotografare dal parapendio

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La sua passione fotografica si sviluppa tra cielo e terra, si perché il designer Pio Francavilla ama particolarmente scattare foto legate alla cultura ma anche alla sua grande passione: il parapendio.

Formatosi all’Istituto d’Arte di Avellino, Pio Francavilla è da sempre appassionato a campo dell’arredo; continua perciò gli studi presso il prestigioso ISIA Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Roma dove si diploma brillantemente. Prosegue il suo percorso professionale nel campo del design, arredo, progettazione meccanica e grafica in diverse aziende sul territorio nazionale operanti nei settori più disparati; ama infatti dire che il suo ruolo che gli consente di “veder nascere” un prodotto è più entusiasmante del prodotto finito.

Amante del jazz, ha scattato spessissimo foto durante i concerti dell’Associazione I Senzatempo e in altre manifestazioni culturali cercando di immortalare l’essenza dell’opera del performer e la traccia lasciata dalla musica nell’animo dello spettatore.

Amante degli animali, ha adottato la piccola Gaia al Canile AIPA di Atripalda e ne ha fatto una delle sue modelle preferite, dedicando a questa piccola e vispa cagnolina persino una pagina Facebook (La Gaia) che raccoglie tutti i suoi ritratti.

Tra i suoi più cari amici il fotografo Aldo Marrone, con cui alle volte collabora per esperienze “a quattro mani” nel campo del wedding ma non solo; l’altro amico fraterno è il docente di grafica pubblicitaria Mario Carbone, avellinese ma da sempre di stanza in Toscana, anche con lui non mancano rimpatriate e collaborazioni.

Ma la vera particolarità di questo fotografo avellinese è la sua passione per il parapendio, una passione un po’ eccentrica forse da lui iniziata a praticare alcuni anni fa con un gruppo di Salerno, la sede dei lanci, infatti, è l’aeroporto di Capaccio.

pio francavilla fotografoDa lì, via libera per voli sui magnifici paesaggi marini della vicina Costiera ma non solo, per sperimentare il brivido e l’ebbrezza del volo libero e senza motore.

Pio Francavilla, com’è nata la passione per la fotografia?

“Più che nascita di una passione, direi che sia stato lo sviluppo di una curiosità nel vedere “trasformare in modo fisso un ricordo”, e tutto questo da mio padre fondamentalmente e dalla sua Canon AE-1 completamente manuale”.

Quali sono i suoi maestri o le sue fonti d’ispirazione?

“Maestri e fonti sono tanti ed ancora ne ho da scoprire. Maestri come Toscani, Barbieri, Avedon, Newton, Capa, Cartier-Bresson. Fonti di ispirazione moltissime, ancora di più dei fotografi stessi e parlo del design ed i suoi particolari, le espressioni nei ritratti o in particolari momenti fino ai paesaggi…non posso elencarli tutti ma fanno parte delle ispirazioni quotidiane e di particolari momenti del soggetto stesso”.

Quali sono le tecniche che predilige nella realizzazione dell’immagine?

“Spero e vorrei sempre che la foto stessa parlasse da solo al di fuori della “tecnicismo” o del supporto che si utilizzi … l’importante in tutto questo è SEMPRE LA LUCE”.

Paesaggio, reportage, ritratto, quali sono le diverse emozioni che le suscitano?

“Non c’è ne una che suscita una emozione diversa dall’altra … è la mente umana che percepisce ciò che vede attraverso il “mio” occhio”.

Un episodio divertente e uno commovente dal suo album dei ricordi fotografici.

“Molti in verità, ma il primo volo in parapendio è stato indimenticabile… (lo consiglio vivamente)”.

Quali sono le mostre o le pubblicazioni più importanti cui ha partecipato?

“Riguardano in parte il design (esposizioni del periodo universitario) e la musica jazz… al momento sto raccogliendo idee e selezionando immagini per una mostra che mi hanno chiesto di fare in Toscana. Devo dire però che scegliere tra tanti scatti è sempre molto difficile per me, ogni immagine è come un frammento di me… eliminarla mi sembra come togliere parole da un discorso”.

  

Oggi la fotografia è ormai completamente digitale, i tempi romantici dell’attesa in camera oscura sono quasi archeologia, ci può essere lo stesso calore nelle immagini, la stessa emozione e possibilità di lavorare i supporti come si faceva un tempo con i chimici e la carta?

“Un bel dilemma, oggi il digitale ci permette delle varianti immediate, ai tempi dell’università ho conosciuto  e provato la stampa in B/N in camera oscura e tutta la sua bellezza che da l’attesa…credo che solo l’immediatezza dello scatto sia effettivamente positivo, tutta una certa “programmazione” appesantisce e “ruba tempo” nell’immortalare il momento prezioso. Oggi anche con un telefonino o una compatta si riesce a dare una emozione, posso affermare che la fotografia non è altro che “la protesi di un ricordo”…”.

A suo avviso c’è abbastanza spazio per la fotografia nella nostra città?

“Credo che ad Avellino pochissimi sono gli “artigiani della fotografia” viviamo nel digitale dove chiunque ha il suo “spazio” ovunque…”.

Quali sono gli altri fotografi irpini di cui apprezza il lavoro, a suo avviso c’è una “scuola avellinese” di fotografia? Possiamo eventualmente ricostruirne un po’ la storia?

“Ce ne sono pochi dei quali ho potuto conoscere la professionalità e bravura, in particolare quelli con i quali sono “cresciuto didatticamente” avendo frequentato una scuola artistica dove insegnavano anche l’arte della fotografia… non saprei se esiste una “scuola Avellinese della fotografia” ma di sicuro ci sono personalità e stili nell’esprimere  emozioni in modo diverso…”.

Giovani e fotografia, se ne vedono tanti in giro con le reflex, c’è desiderio di imparare la tecnica oppure prevale l’approccio “istintivo” all’immagine?

“Credo si tutto ed il contrario di tutto….come dicevo che anche con un telefonino decente si riesce a procurare un’emozione…poi tutto dipende dal fine di quel fermo immagine”. 

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