Piano di ristrutturazione di Montepaschi, tensioni tra Bce e Commissione UE

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Tensioni tra Bce e Commissione UE sul piano di ristrutturazione di Montepaschi, da confezionare con il burden e una ricapitalizzazione precauzionale da 8,8 miliardi indicati dalla Vigilanza europea.

Oltre alle riserve che sarebbero state avanzate dalla direzione generale competition di Bruxelles sui termini della condivisione dei costi comprendente il prezzo delle nuove azioni riservate al Tesoro e lo sconto nella conversione dei bond, adesso, starebbero sorgendo contrasti tra le due Autorità su una sorta di gerarchia al contrario relativa alla concessione delle autorizzazioni: Ssm, che è il Meccanismo di vigilanza unico e dg comp guidata da Margrethe Vestager si stanno scaricando il pallino, con il rischio di mettere l’operazione in stand by.

Secondo il Financial Times on line, i tempi per il via libera alla manovra potrebbero allungarsi ancora: i punti di vista differenti riguarderebbero l’aumento precauzionale che, secondo la UE, necessiterebbe di un piano più dettagliato della Vigilanza bancaria perché Bruxelles possa dare il via libera all’uso del denaro dei contribuenti in linea con la direttiva Bank Recovery and Resolution Directive.

Il quotidiano del Regno Unito fa riferimento a una fonte che definisce la situazione attorno al piano della banca italiana “surreale”.

Da un lato la Vigilanza europea ritiene di essere in attesa che Bruxelles approvi il piano di ristrutturazione che Montepaschi sta definendo (una versione rassomigliante al piano industriale dello scorso ottobre sottostante la ricapitalizzazione privata di 5 miliardi) e approvi l’aiuto di Stato.

A Bruxelles, invece, ritengono che Francoforte debba dare il via libera alla ricapitalizzazione prima che la Commissione UE possa definire i termini della ristrutturazione.

Il Financial Times fa riferimento inoltre a una preoccupazione tedesca per un piano Mps giudicato dalla stampa specializzata europea troppo flessibile che pertanto, possa mettere in discussione le nuove regole sul bail-in.

I timori, probabilmente, si riferivano alla bozza originaria della manovra già superata – secondo la quale le nuove azioni riservate al Mef avrebbero avuto un prezzo alto con la conseguenza di una minore diluizione degli attuali soci, di un’accoglienza in Borsa (quando il titolo verrà riammesso) negativa e di complicare l’uscita dello Stato (18-24 mesi) a causa di valori squilibrati rispetto alle valutazioni di mercato.

Di qui la correzione già avviata con l’abbassamento dei criteri per individuare il prezzo delle nuove azioni e anche uno sconto maggiore (più del 50%) rispetto al nominale da applicare nella conversione dei bond istituzionali secondo il principio della condivisione dei costi.

L’esistenza di queste divergenze sono state ridimensionate più da Francoforte che da Bruxelles.

“Stiamo lavorando con le autorità italiane e con il supervisore seguendo le regole UE”, è la risposta del portavoce dell’Antitrust europeo alla domanda se la Commissione sta aspettando il disco verde della Bce alla ricapitalizzazione di Mps prima di definire i termini della ristrutturazione della banca. Dall’Antitrust UE si aggiunge che lo scopo dei contatti della Commissione sul piano puntano a “…verificare la sua compatibilità con le regole europee”.

Più netta la posizione della Bce.

“Un accordo sulla ricapitalizzazione preventiva è responsabilità esclusivamente delle autorità italiane e della Commissione europea”, ha scritto in una mail all’Ansa un portavoce di Francoforte, gettando la palla dall’altra parte del campo. Va detto che questo rimpallo di responsabilità rivela ancora una volta che da parte delle Autorità europee ci sia un atteggiamento pregiudizievole verso le banche italiane, manifestato troppe volte e una colpevole e ripetuta cecità nelle valutazioni di banche di altri paesi, come quelle tedesche o francesi.

Intanto da Axa arriva la notizia secondo cui il gruppo francese sarebbe pronto a continuare la liasion con Mps, sostenendo l’operazione sul capitale. Anche in questa direzione, il CdA del gruppo francese avrebbe proposto di alzare i dividendi (relativamente al 2016) fino a 1,16 euro.