Petitto: “Pizza tradito dai borderline del Pd. Fatto molto con Foti, ma alcune cose in ritardo o male”

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Livio Petitto

Marco Imbimbo – “Pizza è stata la scelta giusta”, ma anche “innegabile che qualcuno della coalizione si sia disimpegnato al ballottaggio”. Livio Petitto, recordman di voti con 1135 preferenze, fa una lunga analisi su quello che è successo al ballottaggio, ma anche su quella che è stata l’esperienza Foti.

La sconfitta di Pizza al ballottaggio, fa inevitabilmente pensare al disimpegno di qualcuno, lei che idea si è fatto?
Al di là dell’affluenza ridotto al ballottaggio, il disimpegno politico è un dato di fatto. Un partito serio, invece di ritrovarsi per la spartizione delle poltrone, avrebbe dovuto fare un mea culpa e sedersi attorno a un tavolo per fare un’analisi precisa di quello che è successo, partendo dal presupposto che il vento nazionale è a favore dei 5Stelle, infatti hanno vinto loro e non gli alleati o Ciampi. La gente ha votato contro il Pd di Renzi.

C’è un problema evidente nel Pd.
Non lo scopro io, i risultati sono chiari dal 4 marzo in poi. A livello locale poi vanno analizzate le défaillance di qualcuno e capirne i motivi.

Qualcuno interno al Pd o che non lo è ancora?
Sicuramente interno, ma definirei borderline e magari lo è sempre stato da un punto di vista politico. Persone che non si sono sentite mai veramente del Partito Democratico o ne facevano parte solo all’occorrenza.

Ciampi consegna la presidenza del consiglio al centrosinistra, ci sarà un Petitto bis?
Non ho ambizioni personali, ma ricordiamo che noi abbiamo la maggioranza dei consiglieri eletti in Aula quindi possiamo eleggerlo. Non c’è bisogno che Ciampi ci consegni la nomina. Ovviamente insieme a Pizza bisognerà stabilire i criteri da seguire per l’indicazione di un candidato di sintesi di tutta la coalizione.

Se invece venisse eletto un candidato su cui non si è registrata la convergenza di tutta la coalizione?
Non sarebbe il presidente del consiglio del centrosinistra, ma dei grillini e dei suoi alleati.

A quel punto, però, sorgerebbe più di un sospetto su chi si è disinteressato al ballottaggio. Non crede?
Il nome da far concorrere va stabilito prima di arrivare in Aula e con dichiarazioni ufficiali, in modo tale che nessuno potrà giocare sull’equivoco. Il voto si fa a scrutinio segreto, quindi non possiamo sapere come voterà ogni consigliere. Se poi viene eletto un altro nome, sempre del centrosinistra, è normale che sorga il dubbio che quest’ultimo rientri tra quelli che al ballottaggio hanno voltato le spalle a Pizza.

Tornando all’elezioni, al primo turno Pizza ha preso il 10% in meno rispetto alla coalizione, forse è stata sbagliata la scelta del candidato sindaco?
Assolutamente no, continuo a ritenere che lui era la persona giusta. E’ un noto professionista, fuori dai partiti e molto apprezzato anche per le qualità umane. La sintesi perfetta per l’ampia coalizione registrata intorno al suo nome. Forse l’unico errore è stato quello di far passare il messaggio che lui era il candidato di Mancino e De Mita, niente di più falso. Non c’è stata una comunicazione all’altezza del compito. Inoltre qualcuno aveva a disposizione molti più mezzi e li ha sfruttati meglio.

Sull’esito del 24 giugno, quanto ha influito l’amministrazione Foti?
Innanzitutto non c’è stato l’immobilismo che dice qualcuno. Ho visto la foto di Ciampi che si reca sul cantiere di piazza Kennedy. Abbiamo programmato, ma anche risolto problemi atavici. Foti ha pagato il peccato di non aver saputo comunicare con la città, ma posso dire che è una persona eccezionale, un galantuomo prestato alla politica. Negli anni ce ne accorgeremo, abbiamo fatto tanto, ma sicuramente si poteva fare di meglio sul Piano di Zona o sull’Urbanistica dove ci sono stati assessori non all’altezza del compito.

La città, però, è molto scontenta anche di quanto fatto nel campo dei lavori pubblici e quindi i grandi cantieri. Si poteva fare di più?
I grandi cantieri stanno volgendo tutti al termine. In più c’è il project financing sul Mercatone, la sostituzione edilizia completamente finanziata, il bando sulle periferie, l’housing sociale di Picarelli. Queste sono realtà.

Innegabile, però, come molte scadenze di fine lavori non siano state rispettate. Questo ha dato fastidio alla città.
Ho fatto l’assessore e so che bisogna attenersi al cronoprogramma fatto dai tecnici. Poi possono verificarsi degli imprevisti, come la minidiscarica nel caso di piazza Castello, oppure trovare sottoservizi non segnalati come nel caso del Tunnel. Tutto ciò implica dei lavori aggiuntivi e dei ritardi. C’è da dire che Foti è stato l’unico sindaco che, negli ultimi due anni di mandato, non ha avuto neanche l’addetto stampa. Questo è emblematico rispetto al dato sulla comunicazione che le stavo dando poc’anzi e ha concorso nel risultato del ballottaggio, ma non in maniera determinante.

Negli ultimi mesi mi ha colpito un fatto. In genere sotto elezioni, l’amministrazione uscente si affanna a sistemare la città, tra rifacimento delle strade e manutenzione del verde. Voi lo avete cominciato a fare dopo. Perché? Ci sono stati intoppi amministrativi visto che alcune cose erano programmate da tempo?
È stata una scelta del sindaco. L’intervento che è in corso sulle strade poteva avvenire almeno un mese fa, in piena campagna elettorale. Non si è voluto fare e rispetto la volontà dell’amministrazione che ha preferito rinviarlo. Una decisione che non condivido

Perché?
I lavori per il rifacimento delle strade sono frutto di un impegno preso dal Consiglio Comunale che ha approvato il piano delle opere triennali e consentito di accendere un mutuo da 1,2 milioni di euro. Far partire i lavori prima, anche in piena campagna elettorale, sarebbe stato il giusto riconoscimento per l’impegno dei consiglieri, ma ovviamente non c’è nessuna polemica nelle mie parole. Sullo sfalcio dell’erba il discorso è diverso. Proprio dalle vostre colonne, in un’intervista resa a lei, ho duramente contestato l’operato di IrpiniAmbiente, responsabile dello sfalcio dell’erba. Il giorno dopo il mio sfogo, c’erano i dipendenti della società all’opera, così come prevede il contratto sottoscritto nel 2017, che impone lo sfalcio almeno 6 volte all’anno, ma ancora non era avvenuto. Per questo siamo arrivati a ridosso delle elezioni in questo caso.

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