“Per mio padre Mercogliano era il luogo dell’anima”. Tutta l’emozione del figlio di Santangelo

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Il 4 dicembre 2020, a causa di una serie di patologie di cui era affetto, si spense, all’età di 87 anni, Mario Santangelo, caposcuola di Chirurgia, autore del primo trapianto di rene al Sud, nel 1977, e del primo di fegato nel 1990. Una figura autorevole non solo per la Campania ma anche per la provincia di Avellino. Mario Santangelo – ordinario di Chirurgia Generale dal 1980 all’Università Federico II di Napoli – viveva a Napoli ma era nato a Mercogliano, dove faceva ritorno spesso e sempre volentieri.

Ad un anno esatto dalla sua morte, sabato 4 dicembre, Mercogliano renderà onore all’illustre figura di medico, intitolandogli la centrale villa comunale. Tra gli altri, saranno presenti anche la moglie ed i figli del professore. Michele ha seguito le orme del papà. Attualmente è direttore UOC di Chirurgia Generale e dei Trapianti di Rene, DAI di Nefrologia, Urologia, Chirurgia Generale e Trapianti di Rene, Anestesia e Rianimazione, AOU Policlinico Federico II, nonché prof. associato di Chirurgia Generale Dipartimento Universitario di Scienze Biomediche Avanzate
Università Federico II di Napoli.

Con lui, abbiamo fatto una piacevole chiacchierata in vista dell’evento di sabato prossimo.

Professore Santangelo, Mercogliano, ad un anno esatto dalla sua scomparsa, ricorderà suo padre intitolandogli la centralissima villa comunale. Da figlio, quale emozione le suscita tutto ciò?

Innanzitutto mi permetta di ringraziare, attraverso la sua autorevole testata, il sindaco di Mercogliano, Vittorio D’Alessio, che con l’autorevolezza del suo ruolo e con il senso di profonda amicizia che lo legava a mio padre, e lo lega a tutta la nostra famiglia, ha voluto ricordare Mario Luigi Santangelo intitolando al suo nome la bella Villa Comunale di Mercogliano; ovviamente un ringraziamento altrettanto profondo e grato intendo rivolgerlo alla Giunta Comunale che ne ha deliberato la fattibilità, ed infine un ringraziamento altrettanto caloroso sento il desiderio di renderlo a Sandro Criscitiello, già sindaco di Mercogliano e amico di antica data di tutti noi Santangelo, che, con l’ausilio del Comitato Promotore da lui stesso promosso, ha accompagnato le decisioni ufficiali che hanno reso possibile questa intitolazione.

Rispondo ora alla sua domanda sperando di riuscire ad usare parole appropriate per poterle trasmettere e farle sentire la forte commozione che l’onore tributato a mio padre ha suscitato in me ed in tutta la famiglia. Leggere il nome di mio padre sulla targa che lo ricorderà mi dà la misura esatta dell’affetto che lo ha legato al suo paese di origine che egli ha amato profondamente, costantemente considerandolo la sua vera “patria”, non a caso non ha mai interrotto le sue annuali frequentazioni. Per mio padre Mercogliano è stato il “luogo dell’anima” che lo ha peraltro sempre legato ai suoi amatissimi genitori e ai nonni, il ricordo dei quali mi richiama alla memoria una circostanza che in questa occasione mi pare giusto ricordare: il mio bisnonno e nonno di mio padre, Luigi Santangelo, fu sindaco di Mercogliano per circa venti anni alla fine dell’800. Come vede quindi parlo di un legame che affonda le sue radici in anni assai lontani.

Cos’era Mercogliano per Mario Santangelo, cos’è Mercogliano per la famiglia Santangelo?

Per tutti i Santangelo e quindi anche per le sorelle e per il fratello di mio padre, nonché per i suoi zii e i loro discendenti e per la mia generazione, Mercogliano è sempre stato il nostro “buen retiro”, quel luogo cioè lontano dal caos di una città come Napoli dove ritrovarsi tutti per trascorrevi periodo di riposo, anche operoso, dove si fanno lunghe passeggiate ma si può anche studiare e lavorare in una piacevolissima quiete, respirando aria certamente più salubre di quella della grande città. E questa presenza mio padre non l’ha mai interrotta, nemmeno in piena pandemia, è infatti venuto a Mercogliano anche durante l’estate dell’anno in cui è poi scomparso. Per noi Santangelo, Mercogliano ha sempre significato ritrovarsi d’estate tutti insieme, con gli zii e con i cugini, per riunirci nella corte (che viene da noi chiamato “il cortile”) posta al centro del palazzo di famiglia, chiacchierare e a godersi il fresco della sera. Mercogliano è quindi il punto fondamentale per riunire la famiglia, per ritrovarsi, per riabbracciarsi.

Come ulteriore dono alla cittadina alle falde di Montevergine, la famiglia del compianto professore ha deciso di effettuare dei lavori di maquillage all’interno della villa stessa. Perché ed in cosa consistono?

Per la verità è il contrario: non è la famiglia Santangelo che ha fatto e fa doni a Mercogliano ma è la cittadina di origine che, con un’accoglienza costantemente cordiale ed affettuosa di tutti i suoi abitanti, dona a noi la possibilità di coltivare e rinverdire costantemente gli affetti familiari. Relativamente ai lavori di maquillage cui si riferisce, io ed i miei fratelli avevamo piacere di testimoniare anche materialmente il nostro legame con Mercogliano ed i Mercoglianesi, per cui ci siamo rivolti al Comitato Promotore ed al Sindaco per sostenere le opere di miglioramento da loro ritenute più opportune. Mi sembra che il loro operato sia stato ottimo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Un suo ricordo personale di Mario Santangelo.

Partiamo dal presupposto che non è facile parlare del proprio padre e diciamo poi che nello specifico tutto diviene ancor più difficile data la sua prorompente personalità.

Le confesso quindi che mi è difficile offrirle un ricordo di mio padre, perché si tratta di una persona straordinaria, dotato di illuminata intelligenza e di grande fascino, sempre pieno di idee, di interessi e di attività. Che sia stato un grande medico e un chirurgo all’avanguardia è cosa nota a tutti; come è noto che “importò” nel meridione la trapiantologia e fu il primo a praticare a Napoli i trapianti di rene e di fegato. Ma Mario Luigi Santangelo fu anche un illuminato politico che nell’ambito dell’Istituzione Regionale ha ricoperto le cariche, oltreché di Consigliere, anche di Vice Presidente dell’Assemblea Regionale e per due volte Assessore alla Sanità, portando nelle varie cariche la propria esperienza di medico e di docente universitario, potendo così assolvere alle funzioni a lui affidate con specifica competenza.

Nella sua vita ha dato prova anche di spiccate qualità manageriali, capacità che gli hanno consentito di ricoprire, con significativi risultati, le cariche di Direttore Sanitario del Secondo Policlinico, di Direttore delle Terme di Agnano e di Direttore Generale del Pascale, carica, quest’ultima, nella quale contribuì alla creazione del Centro di Ricerche Oncologiche di Mercogiano (CROM) e creò le opportunità per farlo decollare ed affermare quale centro di eccellenza della ricerca medica italiana ed internazionale.

Tutto questo basterebbe per scrivere una lunga storia su mio padre. Tenga poi conto che oltre ad essere figlio io sono stato anche suo allievo e quindi tra il lavoro comune e la famiglia, volendolo ricordare, ci vorrebbero non poche pagine. Non intendo però sottrarmi al dovere di rispondere alla sua domanda e allora cercherò di offrire, molto brevemente, solo due episodi della sua vita, apparentemente poco rilevanti ma che danno invece chiaramente il segno della sue caratteristiche che a mio avviso lo hanno sempre contraddistinto e cioè la profonda umanità e l’assoluta prontezza intellettuale, doti queste che a mio modo di vedere costituiscono le sue principali caratteristiche, evitando così di parlare di malattie, di ospedali e di università.

Mario Santangelo era innanzitutto un uomo buono nel senso pieno della parola. Vi racconto un episodio che porto nel cuore come si porta nel portafoglio la foto di una persona molto amata. Vi parlo di una ventina di anni fa. Ero a cena a casa di persone importanti, non amici cari, ma amici. Dopo cena mi scostai un po’ dal gruppo che chiacchierando sorbiva raffinati liquori, recandomi “lento pede” in una stanza attigua dove avevo adocchiato alcuni quadri che mi incuriosivano. Avevo appena cominciato a godermi quei dipinti, quando si avvicinò a me la collaboratrice domestica dei padroni di casa, chiaramente straniera, la quale molto timidamente sottovoce mi domandò: “scusa signore vostro cognome è Santangelo. Con una certa meraviglia e un sorriso appena accennati le risposi “si, perchè”; ma lei subito proseguì chiedendomi: “voi conoscete professore Mario Santangelo del Policlinico”: “Si” risposi “è mio padre”. A questo punto le si illuminò il volto con un dolce sorriso e in uno stato di evidente emozione continuò: “vostro padre è la persona più buona che ho incontrato; mi ha operato al Policlinico di una brutta malattia; avevo molta paura e nessuno vicino, piangevo, ma lui prima di cominciare operazione e prima di addormentarmi mi disse di stare tranquilla, perché andrà tutto bene. Poi mi addormentai e lui operò. Mi svegliai in stanza con altri malati e lo vidi vicino a me che mi diceva: hai visto tutto bene, fra pochi giorni tornerai a casa. Allora mi misi a piangere e dissi che non avevo mia casa, a Napoli io sola; allora lui si è seduto sul mio letto mi ha preso la mano e mi ha detto tante cose belle fino a quando non ho finito di piangere. Allora mi ha detto: ora debbo andare ma torno domani; e tornò ogni giorno sempre sorridente e assai gentile. Io ti prego dì a professore tuo padre che lo ricordo sempre e lo ringrazio tanto e spero di vederlo un’altra volta prima di tornare al mio paese”. Poi, in lacrime, scappò lontana da me prima che arrivassero gli altri ospiti. Ovviamente rimasi molto colpito da quel ricordo così sincero di una paziente così umile e grata. Poi negli anni ho tante volte visto mio padre accanto ai pazienti per rasserenarli e per dare loro coraggio.

L’altro episodio che voglio raccontarvi è di diversa natura. Una ventina di anni fa ci fu a Napoli un importante Congresso di Chirurgia di cui mio padre fu presidente. La sera prima dell’inaugurazione del Congresso ero con lui quando incontrammo suo fratello, mio zio, con cui scambiammo quattro chiacchiere. Un attimo prima di salutarci, mio padre disse al fratello: a proposito domattina apro i lavori del Congresso e francamente vorrei evitare di fare il solito discorso sulla medicina o sulla chirurgia, vorrei mettere gli ospiti a loro agio, trattando un argomento diverso; ci sono tanti congressisti stranieri e quindi vorrei dire qualche cosa su Napoli in quanto città ospitante. Ho pensato allora di parlare delle gouaches: tu puoi darmi subito una quarantina di slides? Io rimasi sbalordito, ma più ancora di me rimase sbalordito mio zio che gli rispose a muso duro: “Mario ma quando mai ti sei occupato delle gouaches, al massimo le hai guardate!” La sua risposta al fratello fu: “non ti preoccupare ti ho sentito parlare in pubblico due o tre volte sull’argomento e ricordo parecchio”. Chiarisco che le gouaches sono dipinti tipo acquarello, che solitamente rappresentano vedute di Napoli. Per quanto sbalordito, e debbo ritenere anche un po’ preoccupato, mio zio si affrettò a mandargli le slides. Al congresso ascoltai la sua illustrazione su quelle vedute di Napoli, ma non detti molto peso a quello che diceva perché ero totalmente impegnato a dare una mano per la buona riuscita della manifestazione. A conclusione dei lavori del congresso, la sera della cerimonia di chiusura, nell’atmosfera cordiale e disimpegnata che solitamente si genera alla conclusione di quel tipo di evento scientifico, appena arrivai nella sala un folto gruppo di medici amici mi fermarono e mi dissero: scusa ma nella vostra famiglia non era tuo zio il competente di gouaches? Te lo chiediamo perché tuo padre questa mattina ha fatto una illustrazione della tecnica pittorica, degli autori e dei luoghi effigiati nei dipinti molto bella, interessante e da gran competente. Allora, ridendo dentro di me, risposi: si è mio zio quello che se ne occupa con continuità, ma anche mio padre è molto competente. Ebbene non aveva mai letto nulla nell’argomento, del quale in fondo non gli interessava affatto; aveva solo ascoltato mio zio o in pubblico o in famiglia.
Ecco questo era veramente mio padre: un grande medico, un uomo di immensa intelligenza e di una infinita umanità.

Cosa vuol dire ai cittadini mercoglianesi?

Oltre che ringraziarli ancora di cuore per l’importante riconoscimento che hanno voluto tributare a mio padre, voglio confermare il grande affetto che ha sempre avuto per i suoi concittadini mercoglianesi, ai quali l’ha sempre dimostrato ponendosi costantemente, nei limiti delle sue possibilità, a disposizione di quelli che avevano bisogno di lui. E mi sia consentito dire che questo sentimento prosegue anche in noi figli ed in tutta la famiglia.

Secondo Lei, con il suo occhio esterno, di cosa avrebbero bisogno Mercogliano e l’Irpinia per un rilancio economico e culturale?

Come sapete io sono medico e quindi mi portate su un terreno che non mi è congeniale; intendo però ugualmente dare risposta a questa domanda. A mio avviso dovrebbe innanzitutto essere rilanciato il territorio arricchendolo di infrastrutture adeguate, capaci di attrarre e richiamare investimenti industriali nell’ambito dell’intera provincia, cercando cosi di ravvivare l’interesse per l’intera Irpinia che resta un territorio di grande bellezza. Ed in questo senso mobilitare tutti i politici locali, di qualunque colore, per ottenerne che nell’utilizzazione del fondi del Pnrr si tenga presente il nostro territorio a volte non ricordato con la dovuta attenzione. In altre parole cercare di infoltirne il tessuto industriale. Per quanto concerne invece in modo specifico Mercogliano si dovrebbe spingere perché ritorni ad essere una zona turistica, di un turismo soprattutto familiare, come accadeva un tempo. A tal fine sarebbe necessario creare meccanismi di accoglienza a misura familiare, perché onestamente allo stato il territorio in questo senso offre poco. Si dovrebbe poi rinvigorire il turismo religioso verso il Santuario di Montevergine. Bisognerebbe infine rilanciare il patrimonio boschivo di Mercogliano, come quello dell’Acqua Fidia, creando percorsi per passeggiate nei boschi ed infine ripristinare i viottoli che consentivano la salita e la discesa a piedi dal Santuario, cosa che certamente richiamerebbe gli amanti della montagna. Sono realizzazioni non di grandissimo costo che con l’aiuto della Regione Campania potrebbero essere concretizzate rapidamente con un sicuro rilancio di Mercogliano e di Montevergine.

In conclusione, la sanità in Irpinia. Come stiamo messi, secondo Lei?

Le rispondo avvalendomi di quanto si dice costantemente a Napoli sull’Ospedale Moscati di Avellino che viene unanimemente considerato un presidio di alta efficienza sanitaria in ogni settore. Comunque anche su questo c’è una risposta diretta di mio padre, data non con le parole ma nei fatti. Nell’estate del 2019 ebbe necessità di una ricovero in ospedale mentre era a Mercogliano godendo un sereno relax; ebbene pur potendo tornare in un’ora a Napoli non ebbe alcuna esitazione e si fece portare al Moscati dove trovò un livello sanitario e un’efficienza infermieristica di primissimo ordine. Ed infatti beneficiò di una perfetta assistenza. Anche su questo quindi è lui a risponderle, non io.