Pensioni e vitalizi, bocciata la proposta grillina: i parlamentari decidono di tenersi i privilegi

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Pasquale Manganiello – E’ stata bocciata quest’oggi la delibera del Movimento Cinquestelle concernente il trattamento previdenziale dei deputati, una proposta illustrata anche dal parlamentare irpino Carlo Sibilia durante la  diretta di IrpiniaTalk.

Viviamo in un Paese dove ci sono ancora migliaia di esodati della legge Fornero, lavoratori che svolgono lavori usuranti che non riescono ad anticipare l’età pensionabile e ben 1 milione e mezzo di pensionati che percepiscono meno di 500 euro al mese vedendosi, in molti casi, costretti a rinunciare persino alle cure mediche.

Eppure un parlamentare che lavora 4 anni e 6 mesi, a 65 anni continuerà a prendere 900 euro di pensione. Un giovane la vede nel binocolo, oscurata.

Un parlamentare che lavora 10 anni va in pensione a 60 anni con oltre 1.200 euro di pensione. Un cittadino comune se lo sogna tutte le notti.

Un parlamentare va in pensione a 65 anni.  Se un comune mortale vuole andare in pensione invece deve aver maturato un minimo di contributi.

Ora, è abbastanza chiaro che la proposta di delibera del Movimento Cinquestelle non avrebbe smosso di un millimetro le criticità enormi in cui versano un numero purtroppo esorbitante di italiani. Certo è che in tempi come questi il segnale andava lanciato anche perchè la data del 15 settembre, momento in cui molti parlamentari, anche irpini, matureranno le possibilità sopra descritte, sarà anche uno spartiacque fondamentale per l’esistenza stessa del Governo Gentiloni.

L’idea di andare al voto questa estate, con le primarie del Pd il 30 Aprile, sembra ormai tramontata, salvo colpi di scena per quanto riguarda l’inchiesta Consip, un polverone che inevitabilmente rischia di far tremare anche Palazzo Chigi.

Il tema pensioni, privilegi e vitalizi è una stortura tutta italiana presente da un pò nel dibattito e che, dal mio punto di vista, non è legata soltanto all’impoverimento progressivo che sta vivendo l’Italia da alcuni anni. Nessuno si sarebbe mai sognato di “togliere” la pensione ad un Berlinguer, ad un Ingrao o un De Gasperi. Ma l’attuale classe dirigente, questa ammucchiata invereconda di inutilità latente e incapacità offensiva per sani di mente, non può e non deve essere premiata più di quanto sia già stato fatto finora nell’indifferenza generale.

La proposta dei cinquestelle non avrebbe risolto nessun problema ma aveva senso perchè qualunque cosa definita “demagogica” o populista negli ultimi tempi il proprio senso lo assume soltanto guardando negli occhi o conoscendo chi lancia tale accusa.