Avellino – Primarie ‘sì’, primarie ‘no’: non si parla d’altro ormai da mesi tra i ‘democrats’ in Campania. Un documento – con il quale chiedere ai vertici del Partito Democratico di non svolgere le primarie in Campania per la scelta del candidato presidente alla Regione – sarebbe da tempo pronto per essere inoltrato a Roma. Al momento, però, manca la cosa più importante: le firme di almeno 146 componenti l’assemblea regionale del Pd. Le primarie – convocate per il primo febbraio dopo il primo rinvio di dicembre – possono essere disdette solo se c’è il consenso del 60 per cento dei componenti l’assemblea.
A non volerle, è noto, sono renziani, area popolare, pittelliani, lettiani (che però avevano già presentato un loro candidato, la senatrice Saggese) e i seguaci di Fioroni che l’altra sera si sono riuniti per stilare il documento. A quanto sembra, però, sarebbe fallito ancora una volta (il condizionale è d’obbligo nelle vicende del Pd in Campania) il pressing sull’area Dem e sul consigliere regionale Mario Casillo, che non solo non hanno firmato ma hanno confermato il loro sostegno a Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno.
Lo scorso venerdì le varie anime del partito si sono ritrovate nella sede della federazione in via Toledo a Napoli per discutere appunto del superamento delle Primarie.
Al summit ha partecipato anche il deputato irpino del Pd e coordinatore della Leopolda 2014 Luigi Famiglietti, cui abbiamo chiesto lumi in merito alle ultime vicende in casa Pd.
On. Famiglietti, la strada sembra ormai essere tracciata: si va verso il superamento delle Primarie?
“Sin dall’estate ho sempre dichiarato di essere a favore del modello Chiamparino in Piemonte, ovvero quello di trovare un candidato unitario ed autorevole capace di mettere d’accordo tutti.
Abbiamo visto nelle ultime settimane che il confronto che si è posto, almeno tra Cozzolino e De Luca, verteva su argomentazioni del passato, con il continuo riferimento al Governo Bassolino. Non c’è stata in verità la minima spinta per una campagna elettorale di primarie incentrata sulle vere necessità della regione e sui programmi. Forse è stato compiuto un errore quando si è deciso di dare il via alla macchina delle primarie, anche perché gran parte della direzione regionale non ci ha mai creduto, peraltro i due rinvii ne sono la testimonianza plastica. Ecco perché abbiamo ritenuto di doverci incontrare e di dare vita ad un documento che evidenzi tutti i limiti del percorso delle primarie intrapreso sinora”.
La base rumoreggia, non teme che il Pd ne possa uscire con le ossa rotte?
“Il Pd esce con le ossa rotte se perde alle regionali: il nostro obiettivo è quello di vincere. De Luca è stato già sconfitto 5 anni fa, pur non avendo sulle spalle tutte le inchieste giudiziarie che oggi gravano sul sindaco di Salerno; per il tenore del dibattito sinora espresso tra De Luca e Cozzolino, poi, difficilmente chi avrebbe perso si sarebbe rivolto ad appoggiare il vincente”.
Bocciati, dunque, sia De Luca che Cozzolino?
“Assolutamente no. Voglio sottolineare che il non celebrare le primarie non sarà una azione ‘contro’ nessuno, bensì a favore del partito. Vogliamo, infatti, che anche Cozzolino e De Luca vengano coinvolti nel processo che porterà alla definizione del candidato unitario; è bene però che tutti facciano un passo indietro, per il bene del Pd e del centrosinistra.
Lei è persona molto vicina a Matteo Renzi, ne ha parlato già co, Premier?
“Non credo che tra le tante vertenze e problematiche italiane, la questione Pd Campania sia al centro dei pensieri del Premier. Comunque, Renzi ha sempre lasciato lavorare in piena autonomia il territorio, crede molto nei dirigenti locali. E’ chiaro però che di fronte ad un partito che si mostra spaccato ci sarà un suo intervento che, immagino, avverrà a breve”.
Si parla della candidatura di Gennaro Migliore, deputato che da SeL è confluito nel Pd…
“E’ uno dei nomi in ballo quello di Migliore. Così come ha fatto Andrea Romano (da Scelta Civica al Pd), anche Migliore, passato al Pd, ha portato nel nostro gruppo parlamentare una serie di deputati di SeL. E’ un giovane e, inoltre, ha ottimi rapporti con Renzi e meglio di tutti ha capito che il sistema politico italiano è sempre più teso al bipartitismo. Non credo possa essere attaccato facilmente, né per il suo percorso politico né altro. Ma il suo non è l’unico nome in ballo ovviamente: occorre individuare contenuti e persone che siano più in linea con il messaggio di rinnovamento e futuro di Renzi e cercare di evitare di celebrare le Primarie con la piena convinzione – anche di chi è già in campo – che questa sia la scelta più giusta per il Pd campano”.
C’è il timore che dopo il nodo Primarie nel Pd possa aprirsi anche lo scontro per le candidature dei consiglieri…
“Vale lo stesso ragionamento per il candidato presidente. Occorre sforzarsi per mettere in campo quante più figure innovative e di innovamento possibili, senza replicare gli errori fatti 5 anni fa. Auspico che nel primo partito d’Italia e della Campania nessuno si metterà di traverso. Parliamo pur sempre della prima Regione del Mezzogiorno, la Campania, che negli ultimi anni ha assistito allo sfacelo di Caldoro e, possiamo dirlo, ad una opposizione abbastanza evanescente, che ha visto una alternanza di capigruppo sin dall’inizio”.
Il giudizio vale anche per l’Irpinia?
“Devo dire che sulle vertenze principali della nostra provincia i deputati regionali del Pd sono sempre stati presenti e pronti a denunciare le gravi carenze di una Regione disattenta verso le aree interne. Parlo delle tematiche sanità, trivellazione, lavoro. Caldoro, con De Mita, va riempendosi la bocca di questo fantomatico progetto pilota per le Aree Interne che non sarà però la panacea a tutti i mali, anche perché – se portato a compimento – si concretizzerà in semplici studi di fattibilità che toccheranno temi come la mobilità, la sanità e l’istruzione. In questo senso l’Irpinia avrà meno risorse che quelle avute nell’accelerazione della spesa. E Caldoro continua a contrabbandare tutto questo come progetto di sviluppo”.
di Antonio Pirolo.