Pd – Vittoria: “Siamo un partito di carne e sangue”

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Avellino – LE INTERVISTE DI IRPINIANEWS – L’Irpinia è cambiata. Ora va cambiato il resto. A partire dalla politica. Occorre leggere i mutamenti di un territorio e adeguare le risposte. Ricostruire pezzi non più assimilabili al nuovo tempo e scommettere sul cambiamento. Bandire l’autoreferenzialità e rendere la meritocrazia base fondante dell’agire.
La sfida del Pd parte da lontano. Da una dicotomia storica compensata dalla volontà di raggiungere obiettivi comuni. Dal difficile equilibrio e dal delicato processo di comprensione che scaturisce dalla fusione di due linguaggi. Da una nascita ostica e da un percorso di formazione scandito da processi evolutivi, mutamenti repentini e dall’influenza di incongruenze e trascorsi storici.
Il segretario provinciale Franco Vittoria lancia l’input della svolta. Un rischio da affrontare in un contesto temporale e logistico difficile.

Un Pd ancora caratterizzato dalla presenza di due anime: situazione pregiudizievole?
“Paghiamo lo scotto di costruire un partito non leggero come inizialmente si pensava e di costruirlo in un’epoca in cui si combatte contro l’iperpersonalizzazione di ogni cosa in una società fondata sul concetto di individuo.
Al nostro orizzonte si deve aprire un contesto rinnovato in cui coniugare le diversità recuperando la storia antica. La sofferenza sta nel mettere insieme diverse identità, costruire un linguaggio comune che appartiene a storie diverse. Si litiga, si ragiona, siamo un partito di carne e sangue e nonostante lo scontro e la dialettica forte abbiamo uno scopo comune.
Ogni ponte alle nostre spalle è stato spezzato. Ora dobbiamo costruire un nuovo tempo caratterizzato da un linguaggio innovativo che sappia intercettare i disagi di quest’epoca. La politica, nel contesto storico che stiamo vivendo, è sempre più determinante e i partiti sono sentinelle di democrazia e legalità all’interno della società”.

In questo contesto, storico e sociale, come intende muoversi il Pd?
“Non possiamo essere società del ‘contatto’, essere filtrati da sondaggi e bypassare i fattori scomodi. Piuttosto puntiamo ad una società dell’ascolto. Non intendiamo correre i 100 metri ma ci soffermiamo su una corsa di fondo in cui c’è bisogno di fiato, respiro e pazienza. Attraverso la nostra storia intendiamo intercettare le istanze non solo della classe ‘privilegiata’ ma di tutti, dalle nuove generazioni ai cosiddetti ‘invisibili’. L’esigenza che attualmente si avverte è quella di una guida in grado non solo di captare istanze ma di farsi portavoce di progetti, valori, cultura e speranze. Si parla di crisi alla Fiat, disoccupazione, sanità, rifiuti… il nostro compito altro non è che risolvere i problemi. Questo significa per noi essere il partito della gente. Non possiamo guardare solo ai primi della classe ma a tutti per creare una società meritocratica, dell’uguaglianza e della solidarietà. E’ questo il nuovo vocabolario del Pd.
Qualche errore è stato senza dubbio fatto. La legge elettorale, tanto per fare un esempio. Ma altre cose siamo riusciti a cambiarle. Abbiamo detto basta alle scelte calate dall’alto e ci siamo costruiti una identità mettendo il cittadino al centro del nostro operato. Il territorio ha bisogno di chi lo rappresenti per questo è deputato a scegliere i propri esponenti politici senza che siano altre dinamiche ad imporli. I cittadini finora non hanno visto riferimenti nei propri candidati”.

L’attenzione dell’opinione pubblica attualmente è concentrata sulla ‘questione enti’. Nelle votazioni al Consorzio di Lioni e alla Comunità Montana sono state registrate posizioni incongruenti…
“Il partito è fatto degli sforzi di ognuno. Intendiamo realizzare una organizzazione rigorosa e basata su regole. Chi è dalla nostra parte deve attenersi a valori e principi inconfutabili”.

Gli equilibri in vista del prossimo appuntamento al voto sono ancora in via di definizione ma si parla già di candidature e probabili alleanze. Come intende muoversi il partito in questo senso?
“Io punto molto sulla conferenza programmatica. Sarà l’occasione per ritrovare un comune denominatore e ragionare in maniera ponderata per costruire un progetto per la nostra terra. Cominceremo con il presentare alla Regione quella che definiamo la vertenza Irpinia. Sanità, famiglie, occupazione, fondi… un progetto organico per superare l’empasse e guardare allo sviluppo con maggiore fiducia. Scommetteremo sulla capacità di cambiamento per combattere le paure ed alimentare le vere speranze”.

Lei riveste un ruolo importante in un momento delicato sia a livello politico che sociale. Si sente garantito?
“Per illustrare il mio stato d’animo faccio riferimento al romanzo di Pavese ‘Il carcere’. Così come il protagonista anch’io, con estrema umiltà, ammetto di avere sempre la valigia aperta. Non l’ho mai chiusa e non intendo farlo”.

La nascita del Pd è stata caratterizzata da una scissione che sembra manifestare ancora le sue ripercussioni…
“Nutro grande rispetto per le posizioni altrui e auguro buon viaggio a chi è andato via. La storia parla da sé. Non c’è bisogno di guerre infinite ma di rispetto reciproco. Il dibattito caricaturale non ha mai giovato a nessuno. L’Irpinia è cambiata. Sta a noi cambiare il resto”. (di Manuela Di Pietro)

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