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Pd – ‘Un senso alla storia’: pluralismo espressione di democrazia

Avellino – Il pluralismo, asse portante del Partito Democratico, diventa segno tangibile di democrazia e sfocia nel ‘secondo volto’ (in ordine di presentazione, ndr) della mozione Bersani – ‘Un senso alla nostra storia’ – presentato oggi dal comitato di coordinamento composto da Rosa D’Amelio, Lucio Fierro, Pasquale Gallicchio, Francesco Todisco e Valentina Paris alla presenza di Gerardo Adiglietti.
Due percorsi dai tratti distintivi non marcati in termini di risultato ma sostanzialmente di ‘approccio’ che si traducono, anche in questo caso, nelle motivazioni a sostegno di Pierluigi Bersani.
Premessa ineludibile: un nuovo modo di ‘fare partito’, non dentro ma oltre le istituzioni. In quest’ottica il partito riacquista il ruolo originario di sintesi e mediazione, un ‘cuscinetto’ per avviare un processo all’interno della società e trasferirlo successivamente nelle istituzioni. Un ordine, una logica ed un criterio per ogni scelta. Ma soprattutto regole chiare e certe che eludano i disordini del passato – “specie nella fase di segreteria Vittoria” – e siano base della tanto auspicata amalgama all’interno del Pd. Affinchè si viva un partito aperto nelle sue diversità ed in grado di fare sintesi nella pluralità delle sue posizioni.
“Siamo in campo – ha esordito Valentina Paris – abbiamo idee e vogliamo vivere un partito che abbia come primo obiettivo il rispetto delle regole. Anche nel nostro volerci sentire ‘sinistra’ nel Pd c’è un senso”.
Dunque, il Partito Democratico sembra aver concluso la sua fase di rodaggio e, come ha spiegato Pasquale Gallicchio “è ora di tirare le somme e realizzare qualcosa di diverso”. Per questo il congresso diventa il vero modo di voltare pagina: “Non siamo di fronte ad un’altra prova per vedere dove dirottare il Pd ma siamo al cospetto del suo processo fondativo, in cui ciascuno di noi è pronto a far confluire la propria storia e la propria appartenenza”. Dunque i bersaniani vogliono tornare alla politica e mettere in campo idee in grado di cambiare la società. Il mezzo per raggiungere lo scopo è il partito, non più verticistico – “che dà ordini ai territori” – ma pronto a dialogare e decidere con i territori stessi per essere più concreto in fase di risultati. “Le idee – ha marcato Gallicchio – vanno coniugate con le esigenze di una terra che ha bisogno di risposte”. Cosa che finora non è stata fatta. In Irpinia così come nell’intero Mezzogiorno. Tanto che l’esponente della direzione nazionale ha fatto voce grossa rispetto “… ai rappresentanti del Pd che in parlamento quando avrebbero dovuto non hanno alzato la voce”.
Per perfezionare, infine, il processo formativo del Pd pre e post congressuale, acquista la sua rilevanza una classe dirigente matura, frutto della contaminazione tra ‘vecchie’ e ‘nuove’ generazioni.
Criteri certi anche in tema di alleanze, argomento affrontato da Lucio Fierro che ha ‘bocciato’ le strategie adottate nel passato che hanno prodotto il risultato di “sfasciare un meccanismo che andava invece concentrato”.
“La sostanza si estrinseca non nell’alleanza ‘con’ ma nell’alleanza ‘per’. Sarebbe stato opportuno, cosa che non è stata fatta, riconoscere pari dignità a chi è alla nostra destra e chi è alla nostra sinistra. In questo modo, probabilmente, non avremmo neanche perso la Provincia”. Premesso che in politica l’indistinto non sempre genera più forza, Fierro liquida l’argomento spostandolo su due terreni: quello della scelta politica di breve periodo e quello sui principi per cui “o si va ad una identità netta o continueremo a perdere pezzi di società”. (Manuela Di Pietro)

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