Marco Imbimbo – Per il congresso provinciale del Pd i tempi non maturi. Le attenzioni andrebbero rivolte alle elezioni amministrative, ma niente ipotesi “larghe intese”. Livio Petitto, presidente del consiglio comunale di Avellino ed esponente dell’area Del Basso De Caro, traccia la sua linea: «Per me non andrebbe fatto il congresso. Il partito si deve rigenerare, ma con i dovuti tempi», sottolinea l’esponente dem.
Le date sono state fissate per la prossima Assemblea provinciale che culminerà il 21 aprile con l’elezione del futuro segretario, mentre entro lunedì andranno presentate le candidature. Insomma il percorso è delineato. «Chiaramente noi non ci tiriamo indietro, ma secondo me c’è qualcosa di sbagliato nel farlo adesso a ridosso delle amministrative, anche perché rischiamo molto – sottolinea Petitto. Dopo lo tsunami del 4 marzo, dovremmo concentrarci a creare i presupposti per poter consentire a una coalizione di centrosinistra di poter continuare a governare Avellino, invece mi sembra che si ragioni su tutto tranne che sulle amministrative e sulla possibilità di fare un programma condiviso di centrosinistra, di creare tavoli interpartitici come si faceva una volta, anche perché bisogna partire dal basso con pari dignità. Ovviamente il Pd ha una storia e un radicamento in città che comunque, al di là della debacle che c’è stata, ha dimostrato di essere vivo e poter dire la sua».
Attenzioni rivolte alle imminenti amministrative, dunque. Questa dovrebbe essere la linea da assumere, secondo Petitto, che boccia l’ipotesi “larghe intese” con il centrodestra. «Non sono favorevole alle cosiddette “ammucchiate”. Non ci sono le condizioni – spiega. Sarebbe stata cosa diversa se si fosse creato un ragionamento a livello nazionale, ma al momento non c’è un vero motivo per creare altra confusione tra gli elettori. Le larghe intese avrebbero solo un effetto boomerang. Invece di vincere al primo turno, perderemmo subito».
Nonostante la posizione personale e dell’area di riferimento, si dice pronto per il Congresso. «Per quanto ci riguarda, noi eravamo già pronti a luglio con una nostra mozione e un nostro candidato (Gaetano Bevere, che però non dovrebbe essere più della partita, nrd). Ovviamente, però, resto dell’idea che si debba fare un ragionamento dopo le amministrative perchè ci sono 22 Comuni impegnati, tra cui il capoluogo. Invece c’è la necessità di un congresso vero, sui contenuti e con confronti veri. Al momento non ci sono i presupposti per riuscirci in una settimana – sottolinea Petitto. Non è stata fatta nemmeno una vera analisi del voto del 4 marzo, ma solo proclami a destra e a sinistra. Capisco che qualcuno si debba rigenerare o che qualcun altro si sia scocciato di avere la reggenza del partito, però proprio perché abbiamo una storia e una tradizione, non le possiamo lanciare alle ortiche perché qualcuno ha bisogno di rifarsi una verginità».
Secondo Petitto, oltre alla questione dei tempi, ci sarebbero anche altri problemi a cominciare dalla platea congressuale nonostante il regolamento abbia fissato in 7500 gli iscritti aventi diritto a partecipare. «La platea non è stata fatta – sottolinea Petitto – ci sono tanti ricorsi su cui il nazionale non si è ancora pronunciato. Mancano ancora i rimborsi delle tessere, non abbiamo ricevuto alcun ristoro negli ultimi 3 anni nonostante lo abbiamo fatto presente più volte. Le regole devono valere tutte e non solo quelle che fanno comodo a qualcuno. Ci sono tante cose da sistemare ancora».
Inoltre, lo stesso Petitto, si sofferma sulla possibilità reale che si svolga il congresso nonostante sia stato convocato: «Ho seri dubbi che si faccia, ci sono anche circolari nazionali che congelano i congressi provinciali. A Caserta, federazione commissariata come la nostra, non è stato convocato. Resto dell’idea che non vada celebrato, rischiamo anche di creare ulteriore confusione tra i cittadini per eventuali scontri tra correnti. Invece noi abbiamo bisogno di ritrovare serenità al nostro interno, riorganizzarci le idee e capire come ricominciare anche perché non c’è fretta, prima ci sono le amministrative».