Caro Walter, è inutile nascondercelo, lo spirito con il quale ci avviciniamo allo storico appuntamento del 14 ottobre è profondamente mutato in queste ultime settimane.
La passione ha dovuto fare i conti con la realtà, l’entusiasmo ha, in troppi momenti, ceduto il passo alla delusione.
Come sai, da tempo, tutta la nostra organizzazione, ancor prima dei “seniores”, ha scelto il Partito Democratico e ha indirizzato verso questo obiettivo l’impegno dell’ultimo anno.
Abbiamo moltiplicato i momenti di confronto e di collaborazione con la Sinistra Giovanile e con le tante realtà che insieme, e a volte anche meglio di noi, intercettano e rappresentano le sensibilità, i sogni, le aspirazioni dei giovani di questo Paese. Ci siamo contaminati e mescolati, al punto di poter dire che nei fatti uno spazio politico generazionale per il nuovo partito esiste già.
L’aspirazione ad una politica diversa e nuova, capace di rivolgersi all’intero paese e non solo al ceto degli addetti ai lavori, la volontà di mettere in campo scelte radicali capaci di liberare le energie, di moltiplicare le opportunità, di ridare slancio ad un paese affaticato e bloccato, è al centro della nostra attività.
La necessità di dare una risposta vera, concreta all’esigenza di un ricambio generazionale nelle classi dirigenti in politica, nell’economia, nell’università, nelle professioni e, più in generale, in tutta la società italiana è la nostra priorità.
Quando più di un anno fa abbiamo realizzato la prima festa dei giovani del PD era già quello il nostro obiettivo; quando abbiamo organizzato, in tutto il Paese, la battaglia in difesa della Costituzione avevamo il pensiero già rivolto verso questa impresa; quando abbiamo partecipato e contribuito in maniera decisiva all’entusiasmante vittoria elettorale dell’Ulivo alle elezioni politiche non era soltanto per salvare l’Italia da Berlusconi, ma anche per veder realizzata questa speranza.
Nelle ultime settimane invece, proprio quando abbiamo intravisto il nostro sogno realizzabile, ci siamo trovati di fronte ad uno spettacolo surreale e desolante nella costruzione delle liste per l’assemblea costituente. Ancora una volta abbiamo visto prevalere logiche sbagliate, piccole e grandi meschinità, atteggiamenti preclusivi, inadeguati e stonati rispetto al senso e alle ragioni della “casa” che stiamo costruendo.
Certo dei segnali positivi ci sono stati, soprattutto grazie ai tuoi interventi in questo senso, ma le aperture e i cambiamenti sono stati troppo timidi, non abbastanza inclusivi.
Bisognava spalancare porte e finestre con più coraggio e determinazione.
Per questo non vogliamo e non possiamo condividere e avallare delle scelte poco responsabili.
In particolare la delusione riguarda la lista “Ambiente, innovazione, lavoro” nella quale sin dal primo giorno abbiamo deciso di impegnarci, schierando tutta l’organizzazione a sostegno della costruzione di questo esperimento che sulla carta poteva rappresentare una vera novità. A fianco della consolidata esperienza dei partiti fondatori la possibilità di schierare e motivare una lista fatta in particolare di giovani.
Tutti capolista under 35 si era detto, così non è stato.
Si era immaginato un carattere fortemente innovativo legato alle politiche positive per l’ambiente, alle scelte più moderne e lungimiranti sul mercato del lavoro, della ricerca, dei saperi. Anche da questo punto di vista, l’aspettativa è stata sostanzialmente delusa. Infine anche per quello che riguarda più specificatamente la nostra organizzazione la situazione è apparsa più volte paradossale, con scarsissimo spazio per i nostri rappresentanti nelle diverse realtà regionali, che il più delle volte sono stati persino respinti dai comitati promotori della lista.
Abbiamo ripetutamente e, purtroppo inutilmente, espresso i nostri rilievi e le nostre preoccupazioni al ministro Melandri, che le ha lasciate inascoltate. Ci auguriamo non si tratti di un pregiudizio nei confronti di chi milita nelle giovanili di partito.
Certamente, non siamo così miopi da confondere la trave con la pagliuzza, così poco lungimiranti da guadare il dito invece che la luna anteponendo la nostra giusta rivendicazione, la nostra critica costruttiva, la nostra delusione all’orizzonte che è molto più importante.
Ci sono momenti in cui un passo indietro di carattere personale compiuto in ragione di un grande obiettivo consente di farne qualcuno in avanti sul piano politico. E’ anche da questo, crediamo, che si giudica la qualità di un percorso politico, il livello, la dignità di un’esperienza, come quella che abbiamo condotto in questi anni.
Quindi, senza eccessi polemici ma con la voglia, questa sì, di lanciare un segnale, di marcare una differenza, abbiamo deciso di rinunciare alle nostre candidature nelle liste per l’assemblea costituente. Nonostante, a livello personale, sia stato gratificante veder riconosciuto il lavoro condotto in questi anni con dei buoni posti in lista. Nonostante ci dispiaccia molto non esserci il 27 ottobre, a fare il tifo per te, nel giorno in cui, si scriverà una pagina fondamentale nella storia del nostro Paese.
Non si tratta di mancare alle nostre responsabilità, di tirarci fuori in un momento decisivo, né della volontà di non “sporcarci le mani” o dell’illusione, con un piccolo gesto, di poter cambiare le cose.
Non siamo così ambiziosi, semplicemente crediamo di essere più fedeli e coerenti con l’idea di partito nuovo che vogliamo costruire, facendoci da parte in una battaglia che ha mutato senso e confuso proporzioni.
Lo dobbiamo ai tanti ragazzi della nostra organizzazione che sono stati esclusi. Non potevamo sentirci soddisfatti per uno strapuntino personale mentre veniva negata loro la possibilità di partecipare, di giocare questa partita da protagonisti.
Crediamo di essere più a nostro agio, questa volta, dall’altro lato della barricata, nelle sezioni, nei gazebo, nelle strade che, speriamo, si riempiranno di giovani il 14 ottobre. Faremo la nostra parte come scrutatori, rappresentanti di lista, o semplicemente favorendo la mobilitazione tra i nostri coetanei, nelle scuole e nelle università.
Più utili in piazza, che in lista.