Avellino – “Pur avendo sollecitato la mia fantasia non sono riuscito a vedere e neanche ad immaginare un filo conduttore democratico che possa portare a ritenere coerente con i principi fondanti del Pd, la decisione partorita tra le mura di una stanza del Municipio da un ristretto numero di amministratori della nostra città”. A dichiararlo in una nota è Nando Romano, vicepresidente del Consiglio di Palazzo Caracciolo e esponente del Circolo del Pd avellinese di Laboratorio Democratico.
Il riferimento di Romano è al summit di ieri mattina, convocato al Comune di Avellino e che ha visto la partecipazione del capogruppo consiliare a Palazzo di Città, Stefano La Verde, il sindaco Giuseppe Galasso, i consiglieri comunali Francesco Todisco, Ettore Iacovacci, Gerardo Melillo e gli assessori Modestino Verrengia ed Ivo Capone.
E’ da sottolineare che più volte lo stesso Galasso (o Petitto per esso), alla luce del successo elettorale avuto alle ultime amministrative, ha espresso il desiderio di avere voce in capitolo nella definizione degli organismi democratici cittadini. Così come ha ribadito di volere una segreteria cittadina che sia di supporto all’attività della Giunta da lui guidata. Da qui anche il malumore, pubblicamente manifestato, verso quei consiglieri provinciali (Romano, ndr) che si intrometterebbero nelle questioni relative al capoluogo.
“Il congresso della nostra città – spiega Romano – non può non esaltare la partecipazione democratica di quanti si riconoscono nel nostro partito e dei tanti che hanno voluto iscriversi con sincera convinzione a quella che fino ad oggi è una splendida realtà che ha finanche travalicato i confini provinciali presentandosi come esempio e modello della migliore incarnazione dello spirito partecipativo alla vita politica da parte della società civile – continua – Quello che ieri sembra essersi consumato, mi appare del tutto irriverente non solo nei confronti di quella parte della società civile che ha sempre risposto alle sollecitazioni del Pd e che ha permesso a me, come a tutti gli altri che a vario titolo amministrano e governano la nostra città, di rappresentare il Pd, ma anche nei confronti di chi rappresenta il partito a livello dirigenziale ed in particolare mi riferisco al nostro segretario cittadino Francesco Barra che raccoglie tutta la mia incondizionata stima, agli altri dirigenti del partito sia cittadino che provinciale e a quella Commissione di Garanzia che nelle fasi congressuali dovrebbe assurgere al ruolo fondamentale di garante dell’applicazione democratica delle norme e che nella fattispecie sembra debba invece assumere il mero ruolo di testimone di un qualcosa già deciso”.
“La Commissione di Garanzia, al contrario, in questo momento, oltre al suo ruolo istituzionale, ritengo e mi auguro, riponendo in essa incondizionata fiducia, debba essere parte attrice nello stilare anche una bozza di regolamento, quale strumento di democrazia, necessario per giungere all’elezione del Segretario Cittadino attraverso un procedimento che sappia anche distinguere il momento amministrativo da quello politico partitico. Abbiamo bisogno di un congresso che nella sacra solennità di un confronto ampio e democratico, offra definitivamente una proposta illuminata ad una amministrazione che sappia essere sempre più guida della nostra città. Per questi motivi – conclude – auguro alla Commissione di Garanzia di trovare la giusta serenità per ricercare ed indicare, a tutti noi, regole e tempi per celebrare un Congresso Cittadino ‘plurale’ all’interno del quale la società civile possa sentirsi parte attiva e non un Congresso Cittadino degli eletti”.