Salvatore Antonacci comunica con una nota le proprie dimissioni da segretario organizzativo del Pd irpino:
Quando si scrivono le proprie dimissioni da un incarico ricoperto di qualunque genere esso sia, si affollano nella mente e nel cuore miriadi di emozioni, di immagini di luoghi visitati, di volti e di voci associate a persone incontrate.
Tutto inevitabilmente si incrocia, si miscela tramutandosi in un vero e proprio caleidoscopio di colori che ti fa trattenere il fiato e che blocca lo scrivere, ma poi tutto scorre più fluidamente e quasi magicamente le parole ed i pensieri sgorgano dal lento e meditato scrivere della penna.
Rassegnare le dimissioni, quasi sempre, rappresenta un momento di sconfitta; gettare la spugna, così come nella boxe, trasmette l’immagine non solo di chi perde ma anche dell’avversario vincitore che ti sconfigge perchè più preparato, più valido tecnicamente, più forte fisicamente e perchè no magari anche più fortunato di te.
Ma in questo caso, nel mio caso non è così!
Il mio avversario non possiede nessuna delle caratteristiche precedentemente elencate, anzi è debolissimo e per certi aspetti evanescente.
Il mio avversario non è un soggetto fisico, per intenderci non è il vertice provinciale del Partito Democratico irpino nè tantomeno questo o quel dirigente o quell’amministratore che resta per l’ennesima volta “folgorato” sulla via di …. Nusco; il mio avversario è più subdolo e per questo più insidioso, il mio avversario è “la narcotizzazione” dello status quo politico nella quale è scivolata e si è crogiolata per molto tempo la maggioranza o meglio la ex maggioranza provinciale del PD.
L’incapacità di riconoscere gli errori commessi che hanno segnato il destino delle comunità, molte volte figli anche solo ed esclusivamente degli scontri interni, alla fine rischia di renderti sordo e cieco e ti “costringe” nel cerchio del più banale e stupido giustificazionismo autoreferenziale.
Quando eserciti, come umilmente ho provato a fare io nell’arco di questi mesi, il ruolo di segretario organizzativo provinciale, lo stesso ruolo ti “impone” un comportamento super partes che il più delle volte, come spesso è occorso, ti porta ad essere stimato ed apprezzato più dalle minoranze interne del partito che da “pezzi” della maggioranza stessa.
E come spesso accade nella vita, anche in politica, arrivi ad un bivio in cui devi necessariamente scegliere; scegliere se essere “corresponsabile” nelle scelte da mettere in campo a servizio delle comunità oppure scegliere di essere esclusivamente “correo”.
Tra la prima e la seconda opzione, mancando i requisiti basilari per la prima ed abiurando la seconda, in maniera convinta scelgo di non ricoprire più il ruolo finora rivestito.
Svincolato dal “ruolo di garanzia”, non si può immaginare che dopo l’ultima direzione provinciale una semplice comunicazione del segretario provinciale in parte condivisibile ma assolutamente manchevole di un analisi reale del voto e che nulla dice sull’ulteriore debacle alle elezioni amministrative, dopo quelle dell’anno scorso e della sconfitta alla Provincia, possa avere la presunzione, basata sulla sfida dei numeri in bilico tra fiducia e sfiducia alla persona del segretario,di essere il canovaccio sul quale rilanciare l’azione del Partito Democratico provinciale.
Troppo poco edificante, davvero troppo poco, immaginare che le richieste di confronto e di dialogo per affrontare una discussione politico anche in seno alla ex maggioranza come più volte richiesto possa essere definito pubblicamente “atteggiamento da buontempone” come pure ha dichiarato il segretario provinciale.
Ed allora comprendi che è evidente la strategia messa in campo, a partire dalla visione degli enti sovracomunali, la politica intesa come gestione fine a se stessa, la Città di Avellino usata come scontro interno al partito, la volontà di non far celebrare i congressi cittadini per i circoli della provincia (giusto per nota il regolamento straordinario è stato redatto dal sottoscritto a febbraio ma “dorme” per volontà politica).
Allora comprendi in maniera plastica che il Partito Democratico che vorresti è lontano anni luce da quello attuale.
Diventa necessaria pertanto,definire e dotare di linea politica il PD irpino, basata anche su un patto generazionale, come anche altri giovani dirigenti provinciali stanno provando a fare, lavorando ad una vera e propria “piattaforma Irpina” che tagli definitivamente con il passato; un PD irpino che rappresenti un ponte verso il futuro delle scommesse per questo territorio agganciato al treno di una Regione finalmente non più ostile ed incastonato in sistema di ritenuta da parte del governo Renzi.
Un Partito Democratico autorevole, forte di uomini e donne, al servizio delle comunità che guardi in avanti senza voltarsi indietro, capace di mettersi al servizio delle esigenze dei cittadini e mai e poi mai predellino di accordi politici “mascherati” da accordi istituzionali a favore di partiti “a conduzione familiare” come capitato all’ASI.
E quando ti svegli “dal sonno della ragione” hai “il dovere” di non riaddormentarti più perchè non solo lo devi a te stesso e alla tua dignità ma soprattutto a chi ha creduto in te e che ti è stato sempre affianco.
[…] “Quando si scrivono le proprie dimissioni da un incarico ricoperto di qualunque genere esso sia, si affollano nella mente e nel cuore miriadi di emozioni, di immagini di luoghi visitati, di volti e di voci associate a persone incontrate. Tutto inevitabilmente si incrocia, si miscela tramutandosi in un vero e proprio caleidoscopio di colori che ti fa trattenere il fiato e che blocca lo scrivere, ma poi tutto scorre più fluidamente e quasi magicamente le parole ed i pensieri sgorgano dal lento e meditato scrivere della penna. Rassegnare le dimissioni, quasi sempre, rappresenta un momento di sconfitta; gettare la spugna, così come nella boxe, trasmette l’immagine non solo di chi perde ma anche dell’avversario vincitore che ti sconfigge perchè più preparato, più valido tecnicamente, più forte fisicamente e perchè no magari anche più fortunato di te…” clicca x leggere […]