Allontanare con minacce e violenze gli aspiranti partecipanti alle aste immobiliari del tribunale di Avellino o ricattarli con la promessa di astensione dalle stesse. E’ così che il nuovo clan Partenio, mediante il doppio braccio militare ed economico, mirava ad assumere la gestione monopolistica delle procedure di esecuzione immobiliare.
Estorsione, usura, turbata libertà degli incanti, scambio elettorale-politico mafioso e riciclaggio: questi i reati contestati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del tribunale di Napoli Fabrizio Finamore ed eseguita alle prime luci dell’alba dai Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino e dalla Guardia di Finanza di Napoli nei confronti di 14 persone, di cui 8 da restringere in carcere e 6 ai domiciliari.
Un turpe vortice su cui i militari dell’Arma di Avellino e le Fiamme Gialle di Napoli, su indirizzo della Dda, indagavano da tempo e che oggi sono riusciti a troncare scoperchiando il vaso di Pandora sul fitto intrico di politica locale, traffici e controllo mafioso del territorio.
I nomi sono quelli dei vertici del clan, i fratelli Galdieri su tutti, ma anche di riferimenti di società (finite sotto sequestro), tra cui una struttura di assistenza sociale-residenziale a cui è stata notificata l’interdittiva antimafia.
Ma tanti sono ancora gli indagati. Oltre ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari, infatti, le indagini hanno confermato il forte interesse del sodalizio criminale a influenzare la vita politica e amministrativa di Avellino allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione in materia urbanistica ed edilizia.
Nel mirino sempre le elezioni del giugno 2018: il clan – si apprende dall’ordinanza – mirava a ostacolare e impedire il libero esercizio di voto, procurando voti per Damiano Genovose e Sabino Morano alle elezioni amministrative del 2018, così da poter condizionare l’attività del Consiglio Comunale e della Pubblica amministrazione. In cambio dei voti anche la promessa di riassegnare la gestione di un centro sportivo del capoluogo.