Paolo Foti è un muro di gomma: “Lavoriamo per il bene della città”

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Pasquale Manganiello – Avellino. 5 settembre. Consiglio comunale. Piccoli stralci degli interventi dei consiglieri.

Preziosi: “Sindaco, prendo atto che lei riconosce il sostanziale fallimento del suo programma politico. Tre anni fa rifiutai apparentamenti perché ritenevo che la politica fosse qualcosa di morale. Scelsi la strada della coerenza. Oggi è la mia vittoria morale.

Matetich: “Avremmo potuto in maniera più concreta cominciare a delineare il nuovo volto della città, ma siamo rimasti nella fase di inventario.”

Palumbo: “Se lo stesso sindaco ha parlato di gestione fallimentare, io cosa devo aggiungere?”

Russo: “Ci sono difficoltà amministrative, è vero, ma ci sono anche difficoltà politiche legate all’inesperienza di tanti di noi, in primis il Sindaco.”

Giordano: “Sindaco, se lei non si dimette ci condanna. Non si mendica il consenso quando si governa. Lei dovrebbe dimostrare di avere più coraggio.”

Cicalese: “Se il Sindaco vuol tenere tutto nascosto, lo faccia pure. Oltre ad aver perso la maggioranza hai perso anche la stima di tanti”.

Bilotta: “Questa amministrazione ha fallito da tempo. Indipendentemente da quanto accadrà questa sera, questa esperienza si è già chiusa. L’unico sussulto di dignità sarebbero le dimissioni di Foti.”

Montanile: “L’Aula Consiliare mortifica le funzioni dell’Amministrazione, dà vita a contrasti che si sono riversati direttamente sulla città. Avellino si sta ripiegando su se stessa ed avrebbe bisogno di altro.”

Arace: “Il sindaco oggi ci tende una mano, io non intendo accettarla.”

Battista: “Caro Sindaco, il massacro che sta vivendo lei è quello della città. Non sta facendo un buon servizio ad Avellino.”

Grella: “Questo sindaco, nella realtà dei fatti, una maggioranza coesa non l’ha mai avuta.”

Spiezia: “Sindaco, lei questa sera ha detto di non avere più una maggioranza e di aver fallito. Io vivo la città, passeggio per le strade, e la prima domanda è per sapere quando sarà mandato via.

Melillo: “Io immaginavo che l’impegno politico si potesse tradurre in una condizione di lealtà e non di giochini di posizionamento degli uomini.”

Ambrosone: “Al suo posto mi sarei presentata dimissionaria in Consiglio”.

Miro: “Dopo 3 anni di amministrazione proviamo a mettere una pezza in 100 giorni. La pezza sarà peggio del buco.

Di Iorio: “Sindaco, con l’arroganza politica non si va da nessuna parte. Avellino ha una qualità della vita bassissima, è allo sbando.”

Cucciniello S.: “Chiedo al Sindaco se oggi Avellino è all’altezza di essere un capoluogo di provincia.”

Festa: “Noi presentiamo nelle mani del presidente una nostra mozione di sfiducia.”

Gli vogliono tutti bene. Il consiglio comunale apprezza e condivide l’operato del sindaco. Lo stimano come politico di razza.

Foti, precedentemente, aveva abbozzato questa apertura nel suo intervento:

“Intendo onorare il mandato elettorale finché mi sarà consentito dal senso di responsabilità di ognuno di voi. Oggi siamo a un punto di svolta soprattutto perché finalmente è divenuta concreta la possibilità di chiudere una pesante eredità che ci viene da un passato anche lontano e di programmare sul serio, liberi dai condizionamenti della continuità amministrativa, il futuro di una città che appare – e non da oggi – in lento ma costante declino. Non è mia intenzione continuare una estenuante mediazione, talvolta malamente intesa come ricerca di sopravvivenza politica, ma  concretamente individuare azioni chiare e definite, che dovranno caratterizzare l’ultima fase dell’Amministrazione da me guidata. Alla minoranza, al mio competitor del giugno 2013, che non ho mai ritenuto un rivale ma un legittimo avversario, chiedo un sostegno leale e condiviso.  A chi vuole contribuire a chiudere i conti col passato e a impostare l’Avellino del futuro io dico: superiamo gli steccati e insieme, condividendo metodi, obiettivi, procedure, lavoriamo per il bene della città.”

Certo, come no. Un muro di gomma, non c’è che dire.

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