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Paola Nazzaro dalla moda al burlesque, l’epopea della “Bambina d’Acciaio”

Paola Nazzaro

Paola Nazzaro

Qualcuno se la ricorderà bionda e bellissima negli anni ’80 nella raffinata boutique di famiglia al Corso, qualcun altro l’ha conosciuta sempre bionda e bellissima su Sky nel reality “Lady Burlesque”, qualcuno, infine, ne conosce il tanto lavoro come costumista intercorso tra questi due estremi temporali nei quali si racchiude la storia della “Bambina d’Acciaio”, di Paola Nazzaro appassionata in egual misura dalle sete e dai plissè e dai pistoni della sua rombante motocicletta.

Cresciuta a pane e fashion, Paola Nazzaro sin dall’adolescenza mette a frutto la sua passione vincendo concorsi nazionali; si laurea in Sociologia della Moda e del Costume e lavora subito con la maison Fendi come disegnatrice de “Le Fendissime”.

Successivamente collabora con Lancetti, Valentino, Testa, Gabrielli e inizia anche a recitare per il cinema e il teatro, punta di diamante di questo periodo è senz’altro la partecipazione al film “L’Intervista” di Federico Fellini di cui diventa poi allieva e assistente.

In tv partecipa come costumista a programmi “cult” come “Quelli della notte” (assistente costumista), “La Tv delle Ragazze”, “Un posto al sole” ; al cinema firma i costumi del western “Jonathan degli orsi” con Franco Nero e tanti altri.

Dal 2004, torna a occuparsi di moda e disegna due collezioni pensate per le donne sportive e motocicliste come lei: “Road Vogue” e “Bambina d’Acciaio”; nel 2007 alcuni suoi costumi e bozzetti sono esposti alla Mostra Internazionale del Costume e Scenografia “Cinema, come nasce un sogno”.

Paola Nazzaro in Versione lady burlesque

Il Comune di Avellino la premia nel 2009 per la sua attività professionale che, nel frattempo, si arricchisce dell’incarico di Fashion and Marketing Director per l’azienda internazionale di moda Bonjour Seichelles LTD; lancia inoltre due nuove collezioni “Paulette Korpette” lingerie di lusso e “Road Vogue Resort” (divise da lavoro di lusso).

Negli ultimi anni ha lavorato anche nel “product placement” ovvero nella collocazione di prodotti e marchi all’interno di programmi tv e film.

Nel 2012 pubblica il suo libro “Carezze, Korazze & Skizzi di Vita” per le edizioni Progetto Cultura ispirato anche alla sua partecipazione alla trasmissione “Lady Burlesque”.

Paola Nazzaro, come nasce la passione per la moda e per il costume?

L’ho ereditata dalla mia famiglia che vanta antiche tradizioni nel mondo della sartoria e della moda. Mio nonno paterno realizzava le divise per gli ufficiali dell’accademia della Nunziatella di Napoli ed i miei genitori hanno lavorato per tanti anni nel settore della moda. A partire dagli anni 70 la nostra boutique di Avellino è stata un punto di riferimento di stile e qualità. Per cui posso dire che la passione per la moda ed il costume fanno parte del mio DNA”.

Quali sono state le esperienze più importanti come costumista?

Ho cominciato giovanissima come assistente nel programma cult “Quelli della notte” di Renzo Arbore. Un’esperienza esaltante e molto formativa nella quale ho fronteggiato le difficoltà e le emergenze tipiche di un programma in diretta. Un esperienza che si è rivelata molto utile quando ho partecipato, questa volta come  costumista, alla mitica “TV delle ragazze” ed alla prima stagione di “Un posto al sole”. Poi tantissime fiction e film. Tutti lavori che mi hanno portato grandi soddisfazioni professionali. Se proprio devo citarne qualcuno non posso non menzionare “Chi c’è c’è”, film pluripremiato del compianto Piero Natoli, “Jonathan degli orsi”, film con Franco Nero girato nella steppa russa e la fiction “La farfalla granata” dedicata al calciatore Gigi Meroni, un personaggio che mi ha commosso e affascinato, in più girata a Torino, città che adoro”.

Lei ha lavorato anche nel campo della moda come stilista quali sono le esperienze che le hanno dato maggiore soddisfazione?

Sicuramente il periodo in cui ho collaborato con le “Fendissime” è stato fantastico, considerato che ero una ragazza appena diplomata che varcava i cancelli di una maison famosa in tutto il mondo. Poi ho scelto la carriera di costumista ma non ho mai abbandonato la mia passione per la moda ed ho continuato a disegnare abiti ed accessori ogni volta che i miei impegni me lo consentivano. Ho creato diverse linee come “Roadvogue”, “Bambina d’acciaio” e “Paulette Korpett” tutte ispirate al mio concetto di donna, o meglio di femmina: affascinante, combattiva, consapevole ma anche venata di romanticismo”.

Ci parli della sua esperienza nel reality “Lady Burlesque”, un format di buon successo che ha appassionato, credo, soprattutto le donne…

E’ stata prima di tutto un sfida con me stessa. Il mio lavoro mi ha portato a stare sempre dietro il palco da dove osservavo gli attori che davano vita ai miei costumi. Da questo punto di vista mi sono sempre sentita una creatrice di sogni altrui e non mi è passato mai per la testa di salire sul palco, anche perché, nonostante il mio carattere esuberante, sono sempre stata piuttosto pudica. Quindi ho dovuto vincere la mia feroce resistenza prima di accettare. Però, una volta che, come Alice, ho attraversato lo specchio è stata una grande esperienza. La gara non mi ha mai appassionato, anche se devo dire sono andata molto bene, mi interessava dimostrare che se vinciamo le nostre paure e smettiamo di giudicarci in continuazione noi donne siamo capaci di imprese straordinarie, non importa la taglia o l’età, con la passione ed il coraggio si può fare di tutto”.

Paola Nazzaro

Da questa esperienza, ma non solo, lei ha tratto un libro dal titolo “Carezze Korazze &skizzi di vita” che è ormai alla sua IV edizione, cosa racconta in queste pagine?

Con il libro ho voluto essenzialmente trasmettere un concetto non molto diverso da quello che mi ha spinto ad affrontare l’esperienza del burlesque. Se le donne riescono a dare voce alla forza interiore che alberga dentro di loro possono riuscire in qualsiasi impresa, compresa quella di riprendersi dalle più rovinose cadute che capitano nella vita. Attraverso le miei poesie ed i racconti ho voluto esaltare quella forza interiore tipicamente femminile che ci consente di riemergere anche dai momenti più bui, ho cercato di trasmetterla perché possa essere utile a chi è in difficoltà. A questo, ritengo, debbono servire le nostre esperienze più dolorose, a dare coraggio e speranza a chi affronta le curve pericolose della vita, aiutano a restare in strada anche quando l’asfalto è viscido”.

Lei è anche blogger, cosa ne pensa del fenomeno delle fashion blogger e, in generale, al livello ormai forse eccessivo che si dà a qualsiasi gesto della vita (vestirsi, mangiare, truccarsi, arredare casa, etc.)?

L’ampliamento della nostra dimensione pubblica e la sempre maggiore condivisione con gli altri attraverso la Rete sono cose positive. L’importante è non perdere mai la percezione del nostro privato. Di non dimenticare mai quanto siano importanti i nostri pensieri ed i nostri giudizi, senza dover ricorrere a quelli degli altri. Di quanto sia importante restare unici e non cadere nella omologazione. Di quanto sia importante avere una vita autentica, fatta di affetti veri, al di fuori della rete e non dipendente da essa”.

Paola, lei è una grintosa motociclista, qual è il viaggio più bello che ha fatto con la sua moto, cos’è la moto per lei?

Per moltissimi anni la motocicletta è stata per me una sorta di estensione metallica del mio corpo senza la quale pensavo di non poter sopravvivere. Ho viaggiato moltissimo per lavoro ed ogni volta che arrivavo in nuova città, per quanto remota potesse essere, mi accertavo che ci fosse una motocicletta ad aspettarmi. Oggi la mia passione è ancora molto forte ma la vita mi ha insegnato che ho anche un corpo e delle gambe e che in certi momenti non c’è niente di più importante e gratificante che affondare i piedi nella terra. Per quanto riguarda il viaggio più bello sono particolarmente legata ed  uno che forse più che bello è stato salvifico per me. Quando mio padre morì, dopo pochi giorni presi un aereo per gli Stati Uniti e appena arrivata salii in sella ad una Harley Davidson 883 nera e  percorsi migliaia di chilometri senza meta. Non ricordo esattamente tutti i posti dove sono stata, devo confessare che provavo un dolore talmente forte che tutto quello che mi circondava sembrava lontano e sfocato. Rammento però che quando arrivai sulle sponde dell’oceano Pacifico al confine col Messico mi resi conto che avevo superato il lutto e potevo ricominciare”.

Quali rapporti conserva con Avellino, come le sembra cambiata la città e i suoi abitanti dai tempi in cui viveva ancora qui?

E’ la mia città e questo dice tutto anche se da giovane ho avuto con lei un rapporto piuttosto travagliato e burrascoso, simile a quello che si ha con i propri genitori. Con gli anni però il legame affettivo è tornato a rinsaldarsi e devo dire che sono grata alla mia città dalla quale ho ricevuto molti riconoscimenti alla mia professione e quello spirito duro e combattivo tipico degli irpini. Apprezzo gli sforzi che vengono fatti, pur tra tante difficoltà, per promuovere e diffondere la cultura in città. Cambiamenti non ce ne sono stati moltissimi, ma probabilmente è proprio questa la grande forza della città in un contesto generale che vede il progressivo deterioramento delle tradizioni che sono sempre state il pregio della provincia italiana. 

Cosa consiglierebbe alle donne per essere sempre alla moda?

Una cosa semplicissima: indossare la loro personalità senza subire condizionamenti o cedere alla omologazione”.

Che tipo di donna predilige? Come si declina l’eleganza nei diversi momenti della vita?

Una donna che indossi l’ornamento più prezioso: la sua intelligenza, intesa come marchio di identità.   Un donna che ha il coraggio di dare forma e perseguire i suoi sogni. Una donna che ha allenato il suo intuito e fatto fiorire la sua ironia.   Una donna che preferisce l’azione al lamento con  Per me l’eleganza è innanzitutto quella del pensiero che sa coltivare la  propria libertà ed indipendenza come un corpetto che modella i suoi pensieri. L’eleganza è come  un sofisticato allenamento che consente ad ogni donna di essere a proprio agio nelle varie età,  spezzando i clichet. Il lusso più intrigante è innamorarsi di se stesse”.

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