Opificio irregolare: “Ecco la verità”

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Dall’avvocato Raffaele Tecce per conto dell’opificio riceviamo: ci fa male leggere, su alcuni quotidiani on line, la notizia secondo la quale la nostra azienda avrebbe sversato illecitamente acque reflue industriali direttamente nel fiume Sabato, quando invece, mai e poi mai, è stata rilevata e contestata tale condotta, essendo l’azienda munita di impianto di depurazione e regolarmente autorizzata a smaltire in fognatura. Ci fa male leggere che la nostra azienda avrebbe irregolarmente smaltito, a mezzo di caldaia biomassa, degli scarti derivanti da lavorazione, quando invece tale smaltimento non solo è autorizzato, ma non ha alcun impatto ambientale, trattandosi solo di scarti vegetali, che proprio per rispetto dell’ambiente vengono utilizzati in modo da ridurre combustibili fossili; questi sì che comporterebbero un allarmante inquinamento. Ci fa male leggere, ancora, che la nostra azienda avrebbe ampliato l’opificio in assenza dei prescritti titoli, a sostegno dei quali sarebbe stata prevista l’erogazione di finanziamenti pubblici, quando invece i finanziamenti riguardano attrezzature, peraltro collocate in manufatti autorizzati. Ci fa male non leggere, al contrario, che ciò che si rappresenta all’opinione pubblica non tiene conto che la stragrande maggioranza degli 80000 mq dell’azienda è regolare e che solo una minima parte è interessata da presunti abusi che nascono, unicamente, da revoche di permessi in sanatoria, che saranno oggetto di valutazione del Giudice amministrativo. Ci fa male non leggere che la concessione del Giudice della facoltà d’uso dell’opificio – non solo attesta la totale leicità dell’attività svolta – ma tiene in giusta considerazione l’importante contributo che la nostra azienda rende, grazie alla serietà e passione di centinaia di lavoratori, alla crescita economica della nostra Provincia. Ci permetterà di esternare, infine, la nostra gratitudine all’autorità giudiziaria di aver reso un provvedimento che se da parte ha l’obiettivo di censurare alcuni “vizi edificatori”, dall’altra ci consente di proseguire la nostra “missione imprenditoriale” con maggiore responsabilità e rispetto per le istituzioni. Anche questo vorremmo leggere, consapevoli che il tempo e la nostra irrinunciabile fiducia nella giustizia premieranno la nostra buona fede e i nostri quotidiani sacrifici. Alla stampa il compito di non creare un’altra verità che potrebbe, irrimediabilmente, pregiudicare la vita dell’azienda e di migliaia di persone. “

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