SOLOFRA- ll cinquantenne imprenditore di Solofra, Giacinto Maffei, finito in carcere per associazione e riciclaggio nell’ambito del blitz scattato tre giorni fa a Lecce e denominato “Easy Bonus” in cui erano state eseguite 13 misure cautelari, 4 in carcere e 9 ai domiciliari, nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio e fraudolenta percezione di erogazioni pubbliche,
ha scelto di rispondere alle domande del Gip del Tribunale di Avellino Paolo Cassano che ieri mattina lo ha ascoltato per rogatoria del suo collega pugliese.
Maffei, incensurato, difeso dall’avvocato Mimmo Iommazzo, sarebbe finito nel mirino della Procura di Lecce e dei militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria delle fiamme gialle di Lecce e dai colleghi del Nucleo speciale tutela entrate e frodi fiscali di Roma a causa di una somma di 500mila euro finita ad una sua società in Gran Bretagna e provento delle truffe sul bonus facciate.
L’indagato avrebbe ammesso di conoscere uno dei principali autori della frode secondo le accuse della Procura, ovvero da Marcello Giorgio Monsellato, 48enne di Presicce-Acquarica, che aveva conosciuto ad Avellino e gli aveva proposto di collaborare per investimenti nel Regno Unito. Ma avrebbe negato di essere a conoscenza che si trattasse di fondi illeciti.
Una versione al vaglio del Gip e, verosimilmente, a breve anche del Tribunale del Riesame.