Operazione “Bad Juice”, anche l’Irpinia nella filiera della frode

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Guardia di Finanza

Operazione “Bad Juice”, c’è anche l’Irpinia nella filiera della frode. Le indagini della Procura della Repubblica di Pisa hanno portato a 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere e al sequestro di 6 società, beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 6.500.000 di euro. Arrestato anche l’amministratore, originario della provincia di Avellino, di un’azienda con sede nel salernitano.

L’intensa attività investigativa, eseguita dagli ispettori dell’ICQRF, il Dipartimento Antifrode del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa, ha permesso di sgominare un sodalizio criminale dedito alla produzione illecita e alla commercializzazione di succo concentrato di mela, sofisticato con acqua e sostanze zuccherine e falsamente dichiarato biologico di origine europea.

“Il prodotto sofisticato era ottenuto da aziende formalmente localizzate in Serbia e in Croazia, ma di fatto gestite direttamente dall’Italia da due fratelli imprenditori pisani, collocati al vertice di un’associazione a delinquere che poteva contare sulla collaborazione attiva dei propri dipendenti e altri soggetti esteri compiacenti, aderendo ciascuno ad un ruolo specifico nell’intera filiera della frode”, si legge nel comunicato della Procura della Repubblica di Pisa.

“L’organizzazione criminale si articolava su diversi livelli gerarchici con il diretto intervento di soggetti prestanome in territorio nazionale ed estero, grazie ai quali i due fratelli imprenditori pisani – dall’anno 2012 e fino a novembre 2018 – hanno potuto ristrutturare la propria condizione imprenditoriale avvalendosi delle aderenze criminali dei predetti soggetti”.

Con modalità consolidate e collaudate la compagine delinquenziale ha prodotto e commercializzato ingenti quantitativi di succo di mela non biologico, “ma dichiarato come tale e sofisticato, veicolandolo nel territorio dell’Unione europea. Grazie all’interposizione fittizia di aziende croate che provvedevano a sdoganare il prodotto in realtà ottenuto in Serbia, venivano prodotti innumerevoli falsi documentali finalizzati a legittimare (solo sulla “carta”) la falsa natura, qualità e origine dichiarata del prodotto”.

Il lavoro degli investigatori ha permesso di dimostrare che i succhi di mela ottenuti in Serbia erano prodotti in modo illecito partendo da frutti non idonei all’alimentazione umana in quanto deteriorati o in avanzato stato di decomposizione, anche per l’elevata presenza di micotossine e contaminati con prodotti chimici non ammessi in agricoltura biologica (fungicidi, insetticidi ed erbicidi).

“Inoltre, il prodotto veniva sofisticato aggiungendo – al succo base – acqua e zuccheri di diversa qualità, conferendo così al prodotto finito un profilo chimico il più possibile simile a quello della mela, con il fine di depistare eventuali controlli ufficiali”.

“Con spregiudicata spinta criminale i sodali si prodigavano per poter occultare le vere caratteristiche del prodotto rivendendolo – ad inconsapevoli aziende leader nel settore alimentare italiano – come succo di mela biologico”.

Il sodalizio criminale non si è limitato alla sola contraffazione del succo, “ma ha prodotto innumerevoli falsi documenti per conferire al succo di mela la certificazione di prodotto biologico e di provenienza europea nonché per evadere le imposte mediante l’esterovestizione di imprese satelliti – costituite in Croazia e Serbia – ma di fatto gestite direttamente dall’Italia”.

Gli investigatori hanno seguito il flusso dei succhi alimentari, che è stato monitorato, mappato ed analizzato anche mediante complesse attività di osservazione e pedinamento in territorio estero e, attraverso sofisticati sistemi di analisi che prevedono molteplici controlli intermedi, “è stata accertata la non genuinità del prodotto bloccando anche la commercializzazione di partite potenzialmente a rischio per la salute umana”, si legge ancora nel comunicato diffuso dal Tribunale di Pisa.

A seguito degli accertamenti e dei riscontri operativi è stato possibile mettere in campo una task force, composta da militari della GDF e da ispettori dell’ICQRF, che ha pazientemente ricostruito il giro del succo e della “carta” rivelando l’imponente fenomeno fraudolento. “In tal modo, si è accertata anche la sussistenza del reato di autoriciclaggio commesso dagli indagati i quali hanno di fatto reinvestito i proventi delle vendite del succo non genuino in attività aziendali”.

Gli esiti delle investigazioni hanno permesso alla Procura della Repubblica di Pisa di rilevare la fondatezza e l’estrema gravità del fenomeno fraudolento chiedendo l’applicazione della custodia cautelare in carcere per 9 persone, di cui 8 in Italia, oltre che al sequestro preventivo, di beni mobili ed immobili, nei confronti delle persone fisiche e giuridiche coinvolte nel traffico di falsi succhi di mela biologici per un valore di oltre 6 milioni e mezzo di euro.

“Le attività esecutive delle predette misure cautelari (personali e reali) in territorio estero sono state rese possibili grazie alla collaborazione transfrontaliera di funzionari di Eurojust che hanno operato le perquisizioni e il sequestro delle aziende aventi sede in Serbia e Croazia.”

Nel corso dell’operazione sono state sequestrate 1.411 tonnellate di prodotto adulterato e falsamente designato «biologico» (succhi, confetture e conserve alimentari) per un valore di 4.848.000 euro.