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Omicidio Tornatore, due rinvi a giudizio. Cambia un capo d’imputazione

Renato Spiniello – In attesa del procedimento penale per omicidio e distruzione del cadavere di Michele Tornatore, calendarizzato il prossimo 9 maggio in aula di Corte di Assise di Piazzale De Marsico, si è svolta ieri mattina l’udienza preliminare dinanzi al Gup del tribunale di Napoli. Gli imputati, Francesco Vietri, 54enne di Montoro assistito dai penalisti Italo Benigni e Anna Caserta, e Pasquale Rainone, camionista di Fisciano difeso dall’avvocato Marino Capone, sono stati entrambi rinviati a giudizio.

Come si ricorderà, l’efferato delitto avvenne lo scorso aprile nelle campagne al confine tra Montoro e Contrada. Tornatore, che non aveva fatto ritorno al carcere di Bellizzi, sarebbe stato prima ucciso da un colpo d’arma da fuoco in un garage di via Cimitero e poi bruciato insieme ad un’autovettura a noleggio (una Nissan Almera) nella zona dell’ex discarica di Contrada.

Vietri è indagato per delitto aggravato da premeditazione, distruzione di cadavere e porto abusivo d’armi ed è ristretto nel carcere di Benevento; mentre al 30enne di Fisciano (anche lui detenuto) sono contestati i reati di favoreggiamento e concorso in distruzione di cadavere. Crimini aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso, quello di favorire il clan Genovese, e per questo nelle indagini è intervenuta l’antimafia.

Rainone, stando agli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo nella seconda fase della vicenda delittuosa, dimostrata infatti la presenza della sua Mini Copper sulla scena del crimine, mentre il movente del delitto, sempre secondo la DDA, sarebbe da attribuire a questioni di carattere economico.

Il primo imputato, per chiarire la propria posizione e chiedere nuovi accertamenti nel garage di Montoro dove Tornatore sarebbe stato assassinato, ha inviato dalla propria cella una lettera alla pm dell’antimafia napoletana, la dott.essa Simona Russo.

La missiva ha sortito come primo effetto un “diverso” capo di imputazione cristallizzato nel decreto di rinvio a giudizio, segnale che, secondo la difesa, dovrebbe militare a favore di Vietri. Proprio per questo motivo l’imputato ha escluso la scelta del rito abbreviato, che non avrebbe permesso gli approfondimenti che la vicenda necessiterebbe.

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