BAIANO- Restano in carcere Salvatore e Francesco Crisci, padre e figlio indagati per il delitto di Felice Lippiello, il cinquantaquattrenne ucciso da un fendente rivelatosi mortale all’arteria femorale nella serata del 9 febbraio scorso all’interno del cortile condominiale di Via De Santis a Baiano. Le accuse a loro carico però diventano meno gravi.
Infatti la contestazione di omicidio volontario è stata riqualificata in omicidio preterintenzionale. Questa la decisione dei giudici dell’ Ottava Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, che hanno parzialmente accolto le richieste avanzate nel corso della discussione dai legali dei due indagati, gli avvocati Antonio Falconieri e Francesco Pecchia, in ordine soprattutto alla riqualificazione dell’imputazione. Hanno evidentemente retto, invece, i gravi indizi raccolti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino e della Compagnia di Baiano, che il 19 febbraio avevano portato il pm che conduce le indagini, il sostituto Vincenzo Toscano, a firmare un decreto di fermo di indiziato di delitto di omicidio volontario, poi trasformato in misura cautelare (quella impugnata al Riesame dalle difese) da parte del Gip del Tribunale di Avellino Giulio Argenio.
Nel corso della discussione la difesa di Francesco Crisci, l’avvocato Antonio Falconieri, avrebbe anche evidenziato come dai frame che riprendevano parte del volto di uno dei soggetti che nel cortile condominiale discuteva con Lippiello, non si evidenziasse un tatuaggio che il diciannovenne ha sul volto. Molto probabile che anche i giudici del Tribunale della Libertà, così come il Gip, hanno ritenuto validi gli indizi raccolti dai militari dell’Arma.
In particolare i frames delle telecamere di sorveglianza attive nella zona, che pur non restituendo una traccia della targa della Panda sulla quale i due presunti assassini di Lippiello erano giunti in via De Santis, per molte caratteristiche era simile a quella in uso ai Crisci. A cui si erano aggiunti sia vecchi messaggi tra Salvatore Crisci e la vittima e l’incrocio con le celle telefoniche. Un lavoro che non è ancora concluso, visto che a breve un cappellino, secondo l’accusa riferibile proprio a Francesco Crisci, rinvenuto nel cortile del condominio dove è avvenuto il delitto, presto sarà al vaglio del Ris di Roma.