Omicidio Carlino, il procuratore generale chiede la conferma dell’ergastolo per il boss Pagnozzi

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Avvocati tribunale
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Al via il processo relativo all’omicidio del boss siciliano Giuseppe Carlino, avvenuto in Torvaianica il 10 settembre 2001.

Stamane chiamata a decidere nel giudizio di secondo grado è la Corte d’Assise di Roma, presieduta dal giudice Giancarlo De Cataldo.
Com’è noto, il giudizio di primo grado si concluse con la condanna all’ergastolo dell’esecutore materiale e del mandante, rispettivamente individuati nel boss irpino Domenico Pagnozzi e nel boss afragolese Michele Senese, nonché nella condanna ad anni trenta degli altri concorrenti nel delitto, l’irpino Clemente Fiore e romani Di Salvo e Pisanelli.

Il processo di appello è iniziato con un accoglimento di una richiesta formulata dall’avvocato Dario Vannetiello , quella di acquisire la consulenza balistica effettuata sull’auto che gli inquirenti assumono essere stata utilizzata per l’agguato omicida.

La richiesta è stata condivisa dai giudici romani i quali hanno richiesto alla procura della repubblica di Roma di trasmettere la consulenza balistica in forma integrale.

L’udienza di oggi è proseguita con la relazione sui fatti di causa curata direttamente dal presidente De Cataldo, il quale si è soffermato sugli atti d’appello redatti dalle difese degli imputati, con particolare riferimento a quello scritto dall’avvocato Dario Vannetiello costituito da ben 125 pagine.

Successivamente, la parola è stata data al procuratore generale il quale, al termine di una requisitoria durata quasi due ore, ha chiesto alla corte di confermare tutte le condanne inflitte in primo grado.

La prossima udienza fissata è quella del giorno 23 novembre che si terrà presso la casa circondariale Rebibbia di Roma, allorquando inizieranno le arringhe del nutrito pool di avvocati Alfredo Gaito, Giosuè Naso, Massimo Krogh, Valeria Verrusio, Savino Mondello, Alessandro De Federicis e Marco Franco.

Tutte le udienze si svolgeranno in videoconferenza atteso la sottoposizione al regime del carcere duro di Pagnozzi e di Senese.

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