Omicidio Bembo, il racconto in aula: “Ho visto Roberto ferito e Iannuzzi che scappava”

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Hanno poco piu di venti anni, il piu’ grande di loro tra poco ne dovrebbe compiere trenta, ma tutti sicuramente sono comparsi per la prima volta davanti al Tribunale e hanno dovuto ricordare quei pochi minuti dell’alba di Capodanno del 2023 quando sono stati testimoni di una vicenda “drammatica” quello che gli ha tolto per sempre il loro amico, Roberto Bembo. Sono gli amici del ventenne ucciso da una serie di coltellate nei pressi di un bar di Torrette ad aver raccontato nell’aula di Corte di Assise davanti al presidente Gian Piero Scarlato, al giudice Pierpaolo Calabrese e alla giuria popolare quello che avvenne nella mattinata del ferimento, poi rilevatosi mortale. Il processo non dovrà tanto svelare chi è l’assassino, perche’ ormai è chiaro che si tratto di Nico Iannuzzi, presenta in aula insieme a Luca Sciarillo, ma, come si è compreso dalle prime.mosse della difesa in aula, si concentra a chiarire alcune domande e dubbi che sia il penalista Gaetano Aufiero che l’altro difensore Stefano Vozzella, hanno cercato di instillare nella Corte. La prima: al Verdarina quella mattina dovevano esserci solo i primi giovani giunti e la vettura sulla quale Bembo era arrivato insieme ad altri ragazzi lo fece solo perché erano stati avvisati delle minacce da parte di Iannuzzi e gli altri due?. Ma anche: Bembo si era avvicinato con fare minaccioso e per scontrarsi con Iannuzzi o gli altri e come era stato colpito il presunto omicida, che pure come ha mostrato il suo difensore in aula, avesse l’occhio tumefatto? L’ultimo passaggio riguarda proprio la dinamica, tutta in movimento, che ha poi portato all’accoltellamento. Su queste tre questioni si è giocato il primo round in aula tra l’accusa, il pm Vincenzo Toscano e la parte civile, la famiglia di Roberto che oggi era presente in aula, il penalista Gerardo Santamaria. Dal primo esame in aula sembra che qualche dubbio nasca proprio sulla ricostruzione delle fasi dinquell che i ragazzi hanno chiamato “parapiglia”. Ma ecco cosa hanno raccontato in aula i testimoni. Il primo ad essere sentito e’ stato Luigi, lui era a bordo della prima vettura, una Q8, giunta all’alba di Capodanno al bar di Torrette, che aveva subito le minacce da parte di Iannuzzi e dei fratelli Sciarillo, il ragazzo poco più che ventenne quando ricorda quella scena “surreale” si emoziona. Ma il suo racconto di quei minuti drammatici consegna una prima verità istruttoria su quanto avvenuto nella mattinata di Capodanno del 2023. “Abbiamo passato la serata in un locale di Salerno, dopo la serata ci diamo appuntamento al Verdarina. Non c’era parcheggio e allora decido di sistemarmi all’imbocco del vialetto vicino al bar, faccio scendere le ragazze dalla macchina e noi rimaniamo in macchina per capire dove parcheggiare, visto che eravamo coscienti che fosse fuori posto. Sono arrivati dei ragazzi verso di noi e hanno iniziato a minacciarci. Pronunciando frasi del tipo: Ti sparo, ti ammazzo. Dopo pochi minuti sono arrivati anche mio fratello e i suoi amici, tra cui Roberto. Intanto avevamo spostato la vettura ma i tre continuano ad offenderci e minacciarci”. La ricostruzione delle fasi di quanto avvenuto davanti al Verdarina e’ fondamentale per la Procura, così il pm Toscano sottolinea più volte la necessità di rappresentare “scientificamente” quello che è avvenuto. Luigi ricorda quali furono le parole minacciose pronunciate da Iannuzzi appena sbucato all’interno del parcheggio mentre loro erano in auto: Praticamente mi ordinano di spostare la macchina, iniziano a dire: sposta sto cessò di macchina. Iannuzzi era quello che minacciava”. Una volta spostata la macchina lei scende? Gli chiede il pm.

Le altre persone erano all’interno del bar, ero rimasto solo in macchina con un altro amico. Dopo 5 minuti arriva la macchina con Roberto. Non gli avevamo raccontato i particolari.Ma loro hanno continuato a minacciarci. Loro dalla macchina continuavano a minacciare. E’ successo che appena ci avviciniamo ci hanno aggredito. Non ricordo ma sicuramente il primo ad avvicinarsi e Roberto. Nel momento si avvicina Iannuzzi scende anche perché Roberto era il più vicino. E lo aggrediscono. E’ successo che noi abbiamo cercato di dividerlo. Sento dire il “coltello, il coltello”. Dove inizia la prima colluttazione? “Davanti al bar, ma un po in mezzo alla strada. Quando ci hanno aggredito hanno partecipato tutti. Il primo ad essere aggredito e’ stato Roberto..E’ iniziato davanti al Verdarina ma la coltellata è avvenuta dall altra parte”. Il pm ha poi continuato a chiedere: Ha fatto riferimento alle minacce ricevute, ad un certo punto c’è un ulteriore riferimento all’utilizzo di un coltello? “E’ successo prima che spostassi la macchina, mi fu detto: “Sposta questa macchina che ti piglio con la molletta” ha risposto il testimone. E gli viene chiesto: Se la ricorda “passami a molletta” detto da Iannuzzi? “Lo disse Nico a Sciarrillo”. Mi ricordo il riferimento alla “molletta”? “Nel momento in cui vedo Roberto barcollante che viene verso di noi con una ferita alla gola, vedo Iannuzzi che aveva una cosa in mano e scappava”. E il ragazzo anche alle domande della difesa ha chiarito il perche’ Roberto Bembo si fosse avvicinato alla vettura, la Golf di Iannuzzi: “Non capivano il motivo per cui continuassero a minacciarci nonostante avessimo spostato la vettura e si sono avvicinati. Mi può descrivere l atteggiamento che aveva Bembo chiede il difensore di Sciarrillo, l’avvocato Vozzella: Un atteggiamento per capire cosa volessero con quelle minacce. Non era una cosa per aggredire”. E’ lo stesso Presidente Gian Piero Scarlato a chiedere al testimone alcune precisazioni: A quello che lei definisce il parapiglia non è solo tra i tre imputato e con voi quattro. Sono poche persone o c’erano altri avventori? Il giovane ha spiegato che “Il bar era pieno, ora non ricordo con precisione quante persone erano all interno. All’inizio il parapiglia viene sedato, poi si spostano all altro lato.

Nel momento in cui era solo? “Dall’altro lato no, non c’era nessuno. Dato che in quel momento mi sono girato e la e finiti da solo.. Dall.altro lato c’erano Bembo e i due imputati”. Sergio e’ l’altro ragazzo presente nella prima auto che era arrivata al bar e che conferma come non ci fosse nessun intento di aggressione da parte di Roberto Bembo a Iannuzzi e ai due Sciarrillo: “Verso le cinque facevano rientro da Salerno arriviamo al vicolo del bar e parcheggiamo la vettura dietro alla vettura che scopriamo e’ di Iannuzzi, noi restiamo in auto perché sapevamo che era fuori posto. Allora arriva Iannuzzi che inizia a minacciare e dire spostate questo cesso di auto, che prendo la molletta”. Anche Sergio, che era nella prima auto con Luigi, racconta che Roberto una volta avvicinato viene aggredito subito dagli occupanti della Golf e che Gennarino e Roberto, insieme ad un altro amico arrivano all’appuntamento già fissato una volta partiti da Salerno qualche minuto dopo e non c’è nessuna aggressione e che, particolare inedito, il primo fendente al giovane Bembo sarebbe stato inferto già nella colluttazione avvenuta al centro della strada, che poi sembrava sedata: “I ragazzi erano rimasti fermi all’interno dell’ auto e iniziano a minacciare..al che Roberto si avvicina all’ auto e ne nasce una aggressione, c’e’ un parapiglia in mezzo alla strada e gia’ li’ vedo Iannuzzi ritornare verso Roberto e infierire una coltellata. E allora scatta un po di panico, iniziano ad urlare ; ha il coltello ha icoltello..”.
Una volta che spostiamo la vettura noi ci collochiamo davanti al bar e loro restano fermi nella loro auto. Diciamo una ventina di metri di distanza..Roberto si era avvicinato per avere chiarimenti, ma non ha avuto il tempo di parlare che è stato aggredito”. Il suo però è anche un racconto in cui spesso si ricorre a “non ricordo”. Anche se il ragazzo ha sempre esordito confermando tutto quello che aveva già dichiarato agli agenti della Squadra Mobile. L’ultimo teste ascoltato era invece a bordo della Stelvio insieme a Roberto Bembo e a Gennarino: “Avevamo un appuntamento già fissato da Salermo. siamo andati ad accompagnare la ragazza di Gennarino e poi siamo andati al Verdarina. Luigi e Sergio ci hanno raccontato quello che era successo”. Più volte viene chiesto a che distanza fossero i ragazzi? “Ero insieme a Roberto e stavamo vicino alla macchina e stavamo parlando. Iannuzzi e Sciarrillo erano nella loro macchina. Minacciavano di cacciare il coltello. Noi volevamo capire il motivo di questi insulti.Non c’erano sguardi minacciosi, ma io mi concentravo a sentire il fatto. Nel momento in cui siete arrivati vicino r i ragazzi aggredissero, Iannuzzi scende dalla macchina e dice: che c… tieni da guardare, io ti accoltello con la molletta”. In aula si torna il prossimo sei maggio.

(Attilio Ronga)