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Omicidio Bembo, in aula la versione di Iannuzzi e dei fratelli Sciarillo

AVELLINO- Nel processo per la morte di Roberto Bembo, il ventunenne di Mercogliano deceduto dopo una lunga agonia a cause delle ferite infertegli da Niko Iannuzzi e’ il giorno della versione degli imputati, insieme a Iannuzzi ci sono infatti Luca e Daniele Sciarillo. Hanno deciso di sottoporsi all’esame davanti alla Corte di Assise presieduta dal giudice Gian Piero Scarlato e rispondere alle domande delle parti. La loro e’ una versione che diverge diametralmente da quella finora portata avanti dai testi dell”accusa. Al termine dell’udienza e alla luce di quanto emerso le difese, i penalisti Gaetano Aufiero e Stefano Vozzella hanno anche rinnovato la richiesta di attenuazione della misura nei loro assistiti, nuovamente dal carcere ai domiciliari. Sulla richiesta c’e’ stata interlocuzione tra le parti e sia il pm Vincenzo Toscano che la parte civile hanno espresso il loro no ad una attenuazione della misura. Niko Iannuzzi e’ stato il primo a sottoporsi all’esame da imputato, raccontando la sua versione su quanto accaduto in quei tragici minuti della mattina di Capodanno del 2023.  “Quando sono venuti la seconda volta, io, Luca e Daniele cercavamo di andare via- ha spiegato Iannuzzi- Roberto (Bembo ndr)  è arrivato e mi ha dato dei pugni. Sono caduto per terra e stavo quasi per perdere i sensi. Roberto continuava a picchiarmi. In quel momento ho messo la mano in tasca ed estratto il coltello. Mi sono rialzato e, con una mano, mi proteggevo mentre con l’altra colpivo, senza sapere neanche cosa stessi colpendo. È probabile che lo abbia colpito alla schiena. Quando siamo andati via, sapevo di averlo colpito, ma non sapevo dove”. Al giudice Scarlato, che gli chiede come mai andasse in giro con un coltello e di che tipo fosse, Iannuzzi dichiara che non era una molletta, né una lama retrattile, ma un coltellino souvenir – con lama fissa – con la scritta “Sicilia”. Non sapendo la gravità della situazione e pensando che venissero a cercarci, siamo andati a casa per cambiarci e ci siamo diretti verso Napoli. Poi abbiamo accompagnato Daniele a casa, e ho chiesto a Luca di venire con me. Siamo andati a casa mia e poi a Napoli per paura di qualche ritorsione. Nel pomeriggio mi ha chiamato mia madre e mi ha avvertito che era in coma. Quindi sono tornato ad Avellino e, insieme all’avvocato, sono andato in caserma”. 

I FRATELLI SCIARILLO: SIAMO STATI AGGREDITI, NON SAPEVAMO DEL COLTELLO
Il primo dei due fratelli a salire sul banco dei testimoni per rendere l’esame da imputato e’ stato Luca Maria Sciarrillo, che, rispondendo alle domande del pm Vincenzo Toscano su cosa fosse avvenuto quella mattina di Capodanno ha raccontato davanti ai giudici della Corte di Assise: “Dopo aver mangiato un cornetto siamo usciti dal bar- ha raccontato Luca Sciarillo- volevamo andare via e vedemmo che un Audi era parcheggiata dietro alla macchina di Niko. Allora Niko andò a chiedere di chi era quella macchina ai ragazzi davanti al bar  e gli dissero di no.. Niko gli disse che se la urtava non era colpa sua. Arrivò il proprietario della macchina e la sposto’.  Facemmo manovra e ci fumammo una sigaretta poco distante all’interno della macchina. Arrivarono altri  ragazzi in quel momento, tutti intorno alla macchina, mio fratello disse che non era il caso di fare storie e mi invito’ a restare in auto, ma vidi che  circondarono Niko e lo aggredirono, quando scesi fui aggredito anche io, visto che stavo a terra mio fratello riesce ad uscire dalla macchina e all’improvviso  mentre stavo a terra prendo calci e pugni, mi sposta dall’altra parte. Mi vado ad alzare c’era Bembo che ho visto il sangue ma non avevo capito cosa era successo. Siamo andati via insieme a Niko e mio fratello. Niko temeva che potesse succedere qualcosa altro e c’è ne andammo. Mio fratello si è fatto accompagnare a casa perché ci disse che non aveva fatto nulla e quindi non aveva nulla”..Il pm ha anche chiesto di chiarire la seconda parte della lite. Ma Sciarillo ha spiegato di aver visto solo Iannuzzi andare via. E anche sul coltello ha spiegato che: “non sapevo che Niko avesse un coltello, l”
Ho saputo dopo quando me ne sono andato”. Il legale di parte civile, i familiari di Bembo, ha incalzato l’imputato soprattutto sulla seconda parte della lite.  Il penalista Gerardo Santamaria ha infatti chiesto dopo che si era rialzato dalla prima colluttazione e c’era stata un’ ultima colluttazione tra Niko e  Roberto se, anche alla luce della visione del video proiettato in aula fosse dire chi era la terza figura insieme a Niko Iannuzzi che si notava nello stesso video. Alle domande del penalista Stefano Vozzella, invece Sciarillo ha chiarito che: “Abbiamo detto semplicemente se potevano spostare la macchina- ha risposto al suo difensore- Loro ci guardavano, poi sono stati raggiunti da altri e si sono avvicinati”. Quanti erano? Ha chiesto il penalista:
“Quattro o cinque di loro”. “Lei ricorda andiamo alla seconda parte nel momento in cui ha utilizzato il coltello lo ha visto?”: ”
No”. E riferendosi nuovamente alla presenza del coltello in uso a Iannuzzi ha chiarito: “Ho saputo dopo che siamo andati via in macchina aevvao visto il sangue, non avevo un tirapugni, non l’ho mai avuto in vita mia. Siamo stati subito aggrediti, quando sono sceso ci hanno aggredito. Mi stavo rialzando sullo stesso lato dove era Iannuzzi. Una cosa che e durata tre o quattro secondi”. Anche Daniele Sciarrillo si è sottoposto all’esame, rispondendo alle domande del pm Toscano e delle difesa di parte civile e dei suoi altri due computati..”Usciamo dal bar e ci avviamo verso l’auto di Iannuzzi e vediamo che c’è un Audi grande e Iannuzzi chiede di chi e e se si può spostare l’auto- ha spiegato Daniele Sciarillo-  Allora Niko senza minacciare nessuno ha detto testualmente: “la tua auto vale la mia non vale e la posso pure graffiare”. Quando questo ragazzo vede che non c’è nessun minaccia allora sposta l’ auto. Abbiamo perso due minuti per scherzare. Nel frattempo alcuni ragazzi  si avvicinano e minacciano Niko di scendere e lo minacciano di scendere e nel frattempo lo tirano fuori dall’ auto. Anche mio fratello Luca esce. Io sono rimasto di più in auto perché nella concitazione avevo dimenticato che erano attive le sicure per i bambini. Quando scendo dall’auto vedo iannuzzi che era aggredito da tre o quattro persone e mio fratello prendeva un calcio in faccia e prendo Luca e lo trascino al marciapiedi opposto.  Vado nel lato opposto al bar dove c’erano meno ragazzi. Mi giro verso Niko per dirgli anfiamocene lui va verso la macchina”. Ha anche lui spiegato che “Non sapevo che Iannuzzi avesse il coltello, l’ho saputo dopo e non ho visto il momento in cui era stato utilizzato il coltello. Mio fratello non era armato”. Quandp il penalista Vozzella gli ha chiesto di riferire perché non fosse scappato insieme al fratello e a Iannuzzi ha spiegato: “Non avevo fatto nulla di male ne’ preso parte alla colluttazione”. E perché
Luca invece è scappato? “E’ rimasto con Niko per paura di ritorsioni”. In aula si torna il 25 settembre

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