Occupazione, in Irpinia persi 12mila posti di lavoro dall’inizio della crisi

0
432
Lavoro
Lavoro

Dodicimila posti di lavoro persi dall’inizio della crisi in provincia di Avellino.

Il dato emerge dall’ultima analisi del Centro Studi “ImpresaLavoro”, su dati Istat.

In Irpinia, dal 2014 al 2015, il numero degli occupati è sceso di quasi 2500 unità, dato che pone la provincia di Avellino tra le peggiori performance nei territori del Belpaese.

Tra le 110 province italiane, 67 hanno visto salire il numero degli occupati nel 2015, mentre 43 hanno conosciuto un arretramento rispetto ai livelli occupazionali del 2014.

NEL RESTO DELLA CAMPANIA – La provincia di Napoli registra il calo più consistente di occupati dal 2007 al 2015, con un saldo negativo di ben 65mila unità. A breve distanza segue la provincia di Caserta che dall’inizio della crisi ha visto la perdita di quasi 24mila posti di lavoro, poi Salerno (-18mila unità) e Benevento (-14mila).

Prendendo in esame il periodo 2014-2015, invece, si registrano dati positivi per la provincia di Salerno che ha visto crescere il numero di occupati di quasi 9mila unità.

Valori positivi anche per Napoli (+7400 unità) e Benevento (+5600 unità); in Terra di Lavoro persi 3500 posti di lavoro.

IN ITALIA – L’occupazione è ancora sotto i livelli pre-crisi in ben 72 province italiane, nonostante nel 2015 si sia registrato un incremento del numero degli occupati dello 0,83% o di 185.836 unità a 22.464.753.

In cima alla graduatoria delle province con il migliore saldo positivo, si segnalano Milano (+28.167) e Torino (+16.846), che sono due tra le cinque province del Nord nelle prime 15 posizioni, insieme a Bergamo, Vicenza e Genova, rispettivamente al sesto, nono posto e decimo posto. Ben rappresentato anche il Mezzogiorno d’Italia, con Cosenza e Trapani in terza e quarta posizione, davanti a Bari, Palermo, Salerno e Sassari, rispettivamente al settimo, ottavo, dodicesimo e tredicesimo posto. La provincia del Centro con l’aumento dell’occupazione più marcato dal 2014 al 2015 è Lucca in quinta posizione, davanti a Frosinone, Pistoia e Perugia, rispettivamente all’undicesimo, quattordicesimo e quindicesimo posto della classifica. Fuori dalle prime quindici posizioni, ma comunque con un saldo occupazionale positivo, tra le province maggiori segnaliamo Venezia, Cagliari, Napoli, Lecce, Roma e Catania.

In fondo alla graduatoria, invece, spiccano due province del Nord-Est con saldo fortemente negativo – Verona (-15.221) e Padova (-11.589) – appena davanti a Monza e della Brianza. Male, al Nord, anche Varese, Brescia, Udine, Mantova, Treviso e Rovigo. La performance peggiore al Sud è quella di Catanzaro, ma arretrano sensibilmente rispetto al 2014 anche Reggio Calabria, Agrigento, Caserta, Barletta-Andria-Trani, Vibo Valentia, Crotone e Avellino. Al Centro, infine, la graduatoria è chiusa da Firenze, che fa peggio di Pescara, Latina, Pesaro e Urbino, Parma e Bologna.

Rispetto alla situazione pre-crisi, su 99 casi esaminati solo 27 sono tornati sopra al livello occupazionale del 2007. Negli altri 72 casi, invece, il dato del 2015 è ancora inferiore – a volte in modo sensibile – rispetto a quello del 2007. La performance migliore è quella della provincia di Roma, con un saldo positivo di 163.100 unità, molto davanti a Milano con Monza e Brianza, Firenze, Bolzano e Viterbo.

Nel Mezzogiorno d’Italia, al contrario, abbondano le province con un saldo occupazionale negativo rispetto agli anni pre-crisi. Particolarmente significativi i dati di Napoli (-65.460), Barletta-Andria-Trani più Bari e Foggia, Palermo, Cosenza e Messina.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here