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Nutella parla i dialetti d’Italia ma snobba Avellino e Sant’Angelo dei Lombardi

La Nutella, la popolare crema alla nocciola famosa in tutto il mondo, esordisce oggi sugli scaffali di tutta Italia con ben 135 nuove etichette, personalizzate sulla base delle 16 aree geografiche individuate per consonanza dei dialetti.

Una nuova trovata di marketing di sicuro successo, messa a punto grazie allo studio di alcuni esperti di dialettologia che hanno identificato 16 aree geografiche dalle quali sono emerse ben 135 espressioni diverse conosciute per la frequenza con cui sono utilizzate.

Le nuove etichette applicabili ai vasetti di Nutella, parleranno così la lingua caratteristica di ognuna delle 16 differenti aree linguistiche individuate con l’aiuto degli studiosi delle università italiane, con espressioni che vanno dal milanese uelà, passando per il romano ma ormai diffusissimo daje.

Eppure, spulciando sul portale online di Nutella – da dove sarà possibile richiedere una delle 135 nuove etichette dialettali qualora queste non fossero ancora disponibili sugli scaffali dei supermercati e alimentari – nell’area geografica 14 (ovvero quella che comprende le province di Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Salerno, Isernia e Campobasso) non compare nessuna espressione tipica delle decine di dialetti dell’Irpinia.

E pensare che proprio a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, l’azienda Ferrero (titolare del marchio Nutella) ha insediato uno dei suoi stabilimenti che dà lavoro a circa 400 operai.

Quali, quindi, le etichette scelte da Nutella per l’area campana? Nell’ordine troviamo Comm’ staje?, e vir’ tu!, jamm’bbèll’, muvimm’c’!, oi nì!, ‘uagliò! uhè piccerè!, uhé uhé!.

I più perspicaci potrebbero trovare qualche piccolo collegamento con le terre d’Irpinia in almeno due delle otto etichette proposte da Nutella – oi nì! (in riferimento ad un famoso vino che si produce in quel di Lapio) – e ‘uagliò!, che però molto più genericamente è usato in tutti i dialetti campani.

Verrebbe da pensare che, al solito, l’identità irpina sia stata posta in secondo piano rispetto a quello che comunemente è noto alle cronache come napolicentrismo, ovvero quel processo di polarizzazione verso il capoluogo regionale che dal post terremoto ad oggi ha visto la provincia di Avellino e, più in generale, le aree interne della Campania soccombere rispetto alla fascia costiera.

A questo punto, speriamo in una riedizione dell’iniziativa di Ferrero che tenga stavolta conto anche di uno dei territori che ha reso possibile il miracolo Nutella.

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