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Nota a commento dello stato crisi settore costruzioni in Campania

“ Possiamo affermare, non senza rammarico e non senza preoccupazioni, che salutiamo il 2013, ancora nel pieno di una grave crisi dell’edilizia e di tutta la filiera a essa collegata. Numeri impietosi incontrovertibili. Confermati dagli Istituti di ricerca e di analisi, dal Cresme, all’Istat, da Bankitalia, all’Unioncamere. Una riduzione degli investimenti del 14%, che ha provocato una perdita di reddito per il mercato complessivamente intorno al 30%. Il Cresme ha certificato che in sei anni di crisi si è depauperato tutta la “ricchezza” realizzata in 12 anni di crescita, riportando il livello del settore a prima del 1994, con un peggioramento delle condizioni di lavoro sui cantieri, su sicurezza e illegalità. Lo stesso Cresme e non da solo prevede un 2014 ancora in caduta con una flebile speranza per il 2015 con qualche decimale di crescita. La stessa Acen all’insediamento del nuovo Presidente Francesco Tuccillo disegnava un quadro di estrema preoccupazione ricordando la negatività di tutti gli indicatori che come Sindacato abbiamo sistematicamente denunciato in tutte le occasioni, non ultimo nello sciopero generale tenuto a Napoli lo scorso 13 dicembre per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro che i “padroni” edili si ostinano a negarci ormai da più di un anno, e ancora prima il 31 maggio nella giornata nazionale di mobilitazione contro la crisi. In Campania le ore lavorate hanno subito una contrazione del 39%, una riduzione della massa salari del 36% (nei cinque anni di crisi 2009-2013 si sono persi oltre 200 milioni di euro di salario prodotto dai lavoratori del settore), oltre il 30% in meno di addetti, con decine di migliaia di posti di lavoro che rischiano di non tornare più, il 20% in meno di aziende sul mercato (-2200 in Campania), forse sono anche quelle più sane e regolari (i furbi, quelli che fanno la cresta sul salario e i diritti dei lavoratori rimangono in campo). Provincia di Avellino il settore dell’edilizia registra un monte salario di circa 5 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente , le ore lavorate da 19.454.941 nel 2012 si riducono a 14.485.308 del 2013 con una perdita di 1100 addetti e la scomparsa di oltre 170 imprese. Questo è il quadro, sommariamente riepilogato. E dietro questi numeri ci sono drammi umani, di persone che hanno perso l’unica forma di reddito e la loro dimensione sociale, di vera e propria discesa verso le soglie della povertà. Sono innumerevoli gli appelli di tanti edili che ci consegnano le loro situazioni personali e familiari al limite della sopportabilità. Tutto questo va corretto. Il 2014 deve essere un anno di svolta. Non sta scritto da nessuna parte che le cose devono andare fatalmente in questo modo. Va attuato in tempi brevi un piano d’investimenti a sostegno della ripresa del settore in grado di dare rapidamente i risultati sul piano produttivo e occupazionale. Tradurre in concreto tutte le “promesse” di fine anno fatte dal Presidente Caldoro riferite ai 2 miliardi di euro per la cd accelerazione della spesa dei Fondi Strutturali, e le centinaia di cantieri da aprire nei prossimi due anni, senza giocare a scaricabarile tra Regione e Amministrazioni Locali, ma che possa davvero dare il segno di un cambio di passo, oggi nell’immediato, dopo anni d’immobilismo e di ritardi che non possono essere compensati dalle recenti passerelle su opere più volte inaugurate ma mai partite. La Fillea-Cgil di Avellino ritiene importante completare le infrastrutture, chiudere i cantieri per consegnare le opere alle città, ma al tempo stesso rivendica la funzione anticiclica del settore con la realizzazione dei progetti di cui si parla da anni, dalla Alta Capacità, la Lioni-Grottaminarda , la Paolosi –Pianodardine, il finanziamento ai comuni con progetti già esecutivi per le rete idriche, interventi sulla riqualificazione urbane di cui ai progetti di Europa Più, sull’efficientamento energetico e statico del patrimonio abitativo e delle scuole, messo a dura prova dalle scosse di questi giorni, i lavori da fare nei Centri Storici di Avellino e Provincia. Insomma cose da fare ce ne sono. E il settore dell’edilizia riferendosi alle nuove tendenze della sostenibilità, del corretto consumo di suolo e della centralità delle aree urbane e della manutenzione del territorio può e deve svolgere tutto intero il suo ruolo e la sua funzione”.
Così Giovanni Sannino – Segretario Generale Fillea CGIL Campania ed Antonio Di Capua –Segretario Generale Fillea-Cgil Avellino

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