“Nonno ti pensiamo ogni giorno, pensiamo a quanto tu sia stato coraggioso”. La lettera delle nipoti di Ammaturo, eroe irpino ucciso dalle Br

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Lettera ad un nonno mai visto, mai conosciuto, ma amato tramite i racconti della mamma. E non solo. Perché il nonno di Giulia e Giovanna Vinciprova era Antonio Ammaturo, un grande poliziotto, un servitore dello Stato, “un eroe”. Uno che non si è mai tirato indietro, che ha lottato contro la camorra senza mai risparmiarsi, per un Paese più libero.

Lettera ad un nonno a 40 anni dalla sua morte. Ad un uomo che forse sapeva troppo, che stava indagando nella giusta direzione e che, per questo, doveva essere “eliminato”. Nel 1982, Ammaturo era capo della Squadra Mobile di Napoli (qualche tempo prima aveva arrestato il figlio del boss della criminalità organizzata, Raffaele Cutolo). Il 15 luglio di quell’anno, di pomeriggio esce di casa per andare in Questura. Siamo in piazza Nicola Amore. Ad aspettarlo, non c’è solo l’agente Pasquale Paola. C’è anche un commando delle Brigate Rosse. Quattro uomini. Sparano a bruciapelo e lo ammazzano. Uccidono lui e l’agente Paola.

Vite e famiglie distrutte. Antonio Ammaturo era sposato ed aveva tre figlie. Quel giorno, Graziella – 16 anni, la più piccola – non era in città, era al mare con un’amica. Al ritorno, vede da lontano il “caos” sotto casa sua. Non si rende conto subito di quello che è accaduto. Cerca disperatamente di capire cosa sia successo. E’ un giornalista che le dice che hanno ammazzato il papà. Quel papà al quale lei era tanto legata.

In un attimo, le crolla il mondo addosso. E’ l’inizio della fine, l’inizio di una nuova vita. Da portare avanti con un dolore che non sparirà mai. Ma lei, Graziella, insieme alle sorelle, ha sempre portato in alto il nome di Antonio Ammaturo. Sempre.

Circa un anno fa, ci rilasciò un’intervista. Gridò a voce alta che il papà non ha ancora avuto giustizia.

Ieri le figlie di Graziella, che frequentano il Liceo Virgilio Marone di via Tuoro Cappuccini ad Avellino, le hanno fatto una sorpresa, facendola emozionare non poco. Nel giorno della festa del papà. La scuola della dirigente Lucia Forino ha intrapreso un interessante percorso di legalità ed ha organizzato una tre giorni che venerdì, ad esempio, ha portato nel capoluogo irpino la giornalista Rosaria Capacchione.

Ieri, al Liceo Virgilio, Graziella Ammaturo ha parlato del suo papà, del poliziotto irpino, nativo di Contrada, legatissimo alla sua terra, ad Avellino, dove ha prestato servizio presso la Questura.

“Mio padre tornava sempre con piacere in Irpinia. Credo sia giusto onorarne la memoria, tenerla sempre viva, perché è stato un poliziotto tutto di un pezzo, leale, attento. Ed è molto importante coinvolgere i ragazzi. Solo così, tramandando a loro il passato parlandogli dei simboli che hanno reso l’Italia un Paese libero e democratico, possiamo sperare in un futuro migliore”.

Un futuro migliore con uno sguardo al passato. E’ un po’ la vita dei nipoti di Ammaturo che, con la loro lettera, hanno emozionato tutti. “Caro nonno, siamo Giovanna e Giulia”, scrivono.

“Purtroppo non ti abbiamo potuto conoscere dal vivo, ma abbiamo imparato a conoscerti attraverso i racconti di mamma e dai documentari che vediamo su di te. Avremmo voluto conoscerti per avere un rapporto nonno-nipote, per chiederti consigli oppure per un semplice abbraccio, ma sappiamo perfettamente che ci sorvegli con la nonna notte e giorno e che stai sempre nei nostri cuori”.

“Ogni giorno pensiamo a te, a quanto tu sia stato coraggioso e manteniamo vivo il tuo nome. Sai nonno, ci sono molte persone che ti vogliono bene anche se non ti conoscevano. Il tuo nome è stato attribuito a tante scuole, strade, piazze, tutto questo perché tu sei un eroe, sì un eroe, il nostro eroe”.

Al termine della manifestazione in classe, nel giardino della scuola è stato piantato un ulivo in memoria di Antonio Ammaturo. Era presente anche il sindaco di Avellino, Gianluca Festa. Il capoluogo irpino non può, non deve dimenticare un eroe vero.