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“Non è che se metti in galera anche un altro a te cambia qualcosa. Fai accordo col capo”. Dipendenti Autostrade preparati per ostacolare le indagini

“Non è che ti sto dando torto… tu hai ragione, ma non è che se metti in galera anche un’altro o comunque gli dai un’accusa a te cambiava un cazzo… quindi a questo punto… questa gente giustamente aspettala al varco per quanto riguarda gli altri… per quanto riguarda gli altri… automaticamente e… fregatene! Aspettali al varco pensa soltanto a stringere un accordo col capo punto e basta! Basta nun puoi far niente…”

E’ la telefonata shock intercettata tra l’ex responsabile delle manutenzioni di Autostrade Michele Donferri e Paolo Berti, quest’ultimo ex direttore di tronco condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi per la strage del bus sul viadotto di Acqualonga, in cui morirono nel luglio del 2013 quaranta persone, poi promosso a direttore operations.

“In data 14/01/2019 si registra la conversazione telefonica tra Donferri e Berti: quest’ultimo manifesta il proprio disappunto per essere stato condannato nell’ambito del processo di Avellino, lamentandosi che avrebbe potuto dire la verità così mettere nei guai anche altre persone. L’altro risponde che non ci avrebbe guadagnato nulla, mentre alla luce del suo comportamento potrà stringere un accordo col capo“.

Così il Gip del Tribunale di Genova, che ha firmato gli arresti domiciliari per tre tecnici di Autostrade e Spea nell’inchiesta sui report “fasulli” sullo stato di due viadotti, riassume il dialogo intercettato. Per gli inquirenti, vi era un’opera aziendale di preparazione dei dipendenti, qualcosa di studiato e di meditato, per ostacolare le indagini della magistratura dopo la strage di Acqualonga e il crollo del Ponte Morandi.

Ma vi era pure il “fai-da-te” dei singoli dipendenti. C’è chi, per esempio, cancellava i file relativi ai trasporti eccezionali e il proprio superiore gli diceva “Tanto ti beccheranno che li hai cancellati”. Altre volte invece non veniva consegnato agli inquirenti quanto richiesto, come, ad esempio, avrebbe fatto Gianni Marrone, prima responsabile dell’ufficio traffico del tronco di Cassino e poi direttore di tronco, anche lui condannato nell’ambito del processo Acqualonga.

In particolare la frase “Pensa soltanto a stringere un accordo col capo punto e basta”, per chi indaga, è emblematica della “logica” del “generalizzato comportamento” che sembra da ricondurre “a uno spirito di corpo aziendale”, probabilmente “motivato dal tornaconto economico”, che spinge i dipendenti di Autostrade a ostacolare le indagini della magistratura (tutti sospesi da Aspi dopo l’indagine).

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