Nocciole, è crescita ad Avellino: lo certifica l’ordine degli agronomi

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“Il mercato delle nocciole ha continue oscillazioni e spesso i prezzi all’azienda non coprono neppure il costo di produzione. Il settore corilicolo dopo quasi due anni di prezzi all’azienda, sotto il limite di sussistenza, sta da qualche mese vivendo un incremento che inizia a riportare maggiore fiducia nel futuro dei produttori”.

E’ quanto afferma Ciro Picariello, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Avellino.

Il consiglio dell’Ordine si è riunito per esaminare la situazione attuale del settore corilicolo che riveste un’estrema importanza per l’economia campana e, in particolare, dell0Irpinia. Il paesaggio di ampie zone della regione è fortemente caratterizzato dalla coltivazione del nocciolo, coltura di antichissimo insediamento in Campania e di solida tradizione, che ha trovato le migliori condizioni di sviluppo ad Avellino.

Le cultivar principali sono: Mortarella, Tonda Bianca di Avellino, Camponica e San Giovanni, riconosciute dal Ministero delle Politiche Agricole “prodotto agroalimentare tradizionale italiano”.

Gli agronomi irpini hanno evidenziato un  notevole incremento delle superfici a livello mondiale negli ultimi 20 anni passando da 300mila a 700mila  ettari, mentre le produzioni da 200mila tonnellate ad oltre 1 milione di tonnellate. Di questa produzione la  Turchia produce il 65-70 % . L’Italia, invece,  si attesta  intorno al 20-25% con  una produzione di 120mila tonnellate annue.

Per la cultivar Mortarella i prezzi sono passati da 190-200 euro/q.le, circa 4.9 euro punto resa, agli attuali 230-240 euro/q.le, circa 5.5 euro punto resa.

“L’aumento dei prezzi all’azienda delle nocciole iniziano a portare dignità al lavoro faticoso dei noccioleti, che sono sempre stati altalenanti e non hanno mai registrato un prezzo stabile disorientando gli agricoltori” ha spiegato Picariello.

“Si consideri – ha aggiunto – che l’attuale  prezzo di mercato non è ancora il prezzo che remunera correttamente il lavoro degli agricoltori, che non dovrebbe scendere sotto i 250 euro/q.le per  coprire il costo di produzione. I prezzi bassi degli ultimi anni hanno portato a gestioni non ottimali dei noccioleti ed in molti casi addirittura l’abbandono, depauperando il territorio dal punto di vista economico, ambientale, di sostenibilità e di giovani”.

Il consiglio dell’Ordine ha affrontato anche le prospettive per la corilicoltura italiana e in particolare della Campania.

Sullo sfondo si prospettano dei cambiamenti nei mercati internazionali che non rassicurano affatto. Entro tre anni almeno trenata nuovi Paesi del mondo si affacceranno sul mercato internazionale della nocciola, con impianti nuovi, geneticamente e produttivamente all’avanguardia e paesi emergenti come la Georgia e l’Azerbaijan.

La politica dovrà fare la sua parte difendendo il Made in Italy. Sarà necessario introdurre nuove regole sulla tracciabilità ed etichettature dei prodotti, garantendo in modo chiaro che nella composizione dei prodotti Italiani entrino le nocciole Italiane.

In Campania la corilicoltura per sopravvivere occorre produrre nocciole di qualità e ottimizzare il processo produttivo. Necessita di aggregazione per garantire lotti minimi di lavorazione e fronteggiare una concorrenza internazionale che sarà sempre più aggressiva.