No Profugo,No Money. Ecco quanto costano gli Immigrati in Irpinia.

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Integrazione immigrati, razzismo
Integrazione immigrati, razzismo, africani

Ami condividere i post leghisti di Salvini ? Sei arrabbiato sui costi dei circa 680 immigrati di colore in Irpinia ? Scopri le vere cifre e chi ci guadagna veramente.

Sgomberiamo subito il campo da un’errata convinzione. Gli immigrati ospiti nei comuni irpini non incidono sulle nostre tasche nemmeno per un centesimo.

I soldi messi a disposizione dalla Comunità Europea per provvedere alla loro permanenza sul suolo irpino non potrebbero essere spesi altrimenti, perché in loro assenza non verrebbero affatto assegnati. Come dire: no profugo, no money.

La rete, che è lo strumento più populistico-demagocico dei tempi moderni è piena zeppa di bufale riguardanti presunte rette consegnate nelle mani dei profughi, di salari giornalieri da Mille e una notte, di privilegi e assistenzialismi irrispettosi del disagio delle comunità locali.

Vere e proprie menzogne certificate, utili solo a montare la polemica politico – sociale in salsa Salvini

La vera ed unica “ricchezza” sta nelle mani delle cooperative che sono state “incaricate” di gestire la quotidianità degli ospiti giunti dalle coste dell’Africa e da altri paesi coinvolti in conflitti civili e in condizioni di estrema povertà.

Al netto di trovate ed esternazioni, che il politicamente corretto impone di non definire razziste, ma che il buon senso suggerisce di indicare come quantomeno bizzarre, come il dispositivo del sindaco di Flumeri che ha imposto l’uso agli extracomunitari di giubbotti catarifrangenti per evitare investimenti notturni o come le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente del comune di Atripalda, che ha invitato gli immigrati a ritornare nel loro paese di origine se la condizione vissuta in Irpinia non fosse stata di loro gradimento, occorre pur dire che la comunità autoctona irpina non ha mostrato particolare interesse alla presenza degli ospiti, ma non ha certamente manifestato disagio e intolleranza.

Meno solidali e accoglienti, invece, le istituzioni deputate alla gestione dell’emergenza.

Un’analisi delle cifre più dare meglio l’idea di quel che rappresenta l’affare profughi in Irpinia, ma non certo per loro.

Ad oggi gli ospiti nelle strutture ricettive della provincia di Avellino sono complessivamente 550.

La retta per ogni immigrato varia dai 29 ai 35 euro, secondo l’appalto aggiudicato alle cooperative che hanno partecipato. Soldi messi a disposizione dall’Europa, nell’ambito dei due programmi Marenostrum il primo licenziato e ora Frontex.

La comunità europea spende ogni giorno, al netto dei ribassi presentati in fase d’asta (anche questo appalto è stato aggiudicato con il criterio che solitamente da minori garanzie), per i 550 ospiti delle strutture irpine 16.500 euro, che in un anno sono più di 5 milioni di euro, mantenendo fermo il numero, anche se la Prefettura di Avellino ha comunicato che l’Irpinia può incrementare fino a 1.000 i posti di accoglienza in caso di necessità.

Ritornando alla retta giornaliera corrisposta dall’Europa, solo 2,50 euro al giorno arrivano, quando arrivano, nelle tasche degli immigrati.

Qui il primo scoglio, in quanto i ritardi nei pagamenti, in contanti, agli immigrati, sono la norma. Mensilmente un immigrato dovrebbe percepire 75 euro, circa 800 euro in un anno.

Soldi che nella maggior parte dei casi prendono la via di casa, considerando che la Nigeria, tanto per prendere in considerazione uno dei paesi di origine degli immigrati ospiti in Irpinia ha uno stipendio medio di 2.500 euro annui, ma oltre il 70% della popolazione sfiora i mille euro all’anno.

I rimanenti 27,50 euro giornalieri per ogni immigrato restano alle cooperative vincitrici dell’appalto di servizio, che devono provvedere, secondo rigidi regolamenti, almeno sulla carta, a procurare agli assistiti, vitto (il disciplinare prevede secondo le usanze alimentari dei paesi di origine e rispettose delle credenze religiose), alloggio, assistenza sanitaria, vestiario periodico, nonché corsi di formazione, principalmente alfabetizzazione alla lingua italiana.

Sorvoliamo sugli standard di servizio garantiti, per i quali le foto a corredo possono essere più esplicative di qualunque commento, va detto che il 75% degli immigrati in Irpinia, attualmente risiede in case sfitte che le cooperative hanno provveduto a fittare da privati.

La mappa provinciale della presenza degli immigrati è la seguente (con qualche approssimazione all’unità):

  • 120 tra Mercogliano e Monteforte, prevalentemente sistemati in abitazioni.
  • 35 a Monteforte Irpino (Casa privata).
  • 40 a Montefredane sistemati in un centro di ristoro e alloggio in disuso in area industriale.
  • 35 a Summonte (case private). 75 a Flumeri in agriturismo della zona.
  • 85 a Venticano tra hotel lungo la statale e agriuturismi e case private,
  • 40 a Pietrastornina,
  • 40 a Forino,
  • 30 a Contrada,
  • 30 a Manocalzati presso hotel periferico sulla variante.

Per nessuno degli immigrati irpini è previsto un sistema di trasporto, pertanto, si comprende bene, per chi per esempio alloggia a Manocalzati, o sulla Statale di Venticano quali siano le possibilità di raggiungere i luoghi in cui dovrebbero tenersi di corsi di formazione.

Le residenze sono per lo più vecchi alberghi in disuso, che non vedevano un cliente soggiornare nelle loro stanze dai tempi di Juary con la casacca bianco verde.

Le cooperative che attualmente hanno vinto gli appalti di gestione degli immigrati “irpini” sono la new Family del napoletano, la Hengel delle zone di Salerno, balzata ai disonori della cronaca nera per alcuni inquietanti episodi di intimidazione ai danni dei loro assistiti presso strutture della piana del Sele ed una cooperativa romana che gestisce 30 immigrati ad Ospedaletto.

Ai 550 immigrati irpini in attesa di regolarizzazione si aggiungono circa 130 rifugiati del progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), la cui condizione risulta leggermente migliore, anche in virtù del loro status di rifugiati politici.

Sono tutti ospiti di strutture dell’Alta Irpinia,

  • 40 a Bisaccia,
  • 30 a Sant’Angelo dei lombardi,
  • 30 a Sant’Andrea di Conza
  • 30 a Conza della Campania.

Il programma Sprar è un programma temporalmente più lungo, che tra l’altro vede il coinvolgimento di strutture del territorio nella gestione. I controlli sono attuati direttamente dal Ministero ed il costo, sempre a carico dell’Europa, è di 80 euro circa al giorno per ogni rifugiato.

Le condizioni di estremo isolamento dei rifugiati e dei profughi, oltre alle documentate precarie situazioni igienico sanitarie, fino ad ora non hanno incrociato a sufficienza l’interesse delle istituzioni.

In tali condizioni l’integrazione con le comunità locali risulta particolarmente difficile e la situazione sociale resta sotto controllo solo grazie alle condizioni di costrizione degli immigrati, per i quali anche i soli 2,50 euro, seppur corrisposti in ritardo, rappresentano un’opportunità irrinunciabile per essere di sostegno a chi è rimasto nei paesi d’origine.

Nessuno può negare che la crisi, la mancanza di lavoro, l’assenza di misure concrete per lo sviluppo renda questa terra meno ospitale delle sue potenzialità, per gli stessi abitanti che la popolano, ma non sono certo mille profughi ad averla resa tale o peggiore di quanto non fosse prima del loro arrivo.

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