“Natale festa di tutti”, alla Solimena di Avellino sì a crocifisso e canti sacri per Natale

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Natale o ‘Festa d’Inverno’? Gli avvenimenti odierni impongono al popolo dello Stivale, ma non solo, di rivalutare le proprie posizioni in tema di confessioni religiose. In un’epoca in cui i valori più sacri ed antichi vanno affievolendosi, alcune scuole italiane hanno incalzato la dose, adottato una dura linea di laicità, proibendo all’interno dei propri edifici scolastici simboli quali il crocifisso ma anche alcuni canti più squisitamente natalizi come ‘Adeste fideles’ e ‘Tu scendi dalle stelle’. Numerose le manifestazioni a sostegno dei valori cristiani, come se un crocifisso o un presepe in più potessero colmare quell’incolmabile vuoto di valori, di cui i più ne hanno il sentore.

Ci siamo chiesti se questa nuova tendenza laica potesse contagiare anche gli istituti scolastici irpini, in particolare abbiamo discorso dell’argomento con la preside Amalia Carbone della Scuola Secondaria di I Grado Francesco Solimena, sita in Viale Italia ad Avellino.

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L’albero di Natale all’interno dell’istituto “Francesco Solimena” di Avellino

“Funzione della scuola è sottolineare, attraverso la propria progettualità educativa, gli eventi che fanno parte della tradizione, della storia culturale e delle radici di un popolo e di una nazione – dichiara la preside Carbone a Irpinianews –  L’Italia è stata attraversata ed è attraversata tutt’oggi da venti di multiculturalismo; di presenze di molteplici linguaggi, usi e tradizioni, non solo religiosi. Ritengo che la scuola debba anche fornire un’efficace strumento di lettura di orientamento nelle giovani generazioni rispetto a questa molteplicità. La scuola media accoglie una fascia d’età particolarmente sensibile, che comprende la prima adolescenza, ovvero l’età che va dagli undici ai quattordici anni, in cui i ragazzi anche in base ai propri personali ideali, si interfacciano con le diverse problematiche. A tal proposito, una scuola che non desse strumenti, astenendosi dalle celebrazioni di varia natura, in qualche modo priverebbe le giovani generazioni di un altro modo di vivere la realtà che li circonda. Come tutte le generalizzazioni, assumere posizioni univoche in un senso o nell’altro non credo produca sapere, non produce consapevolezza, cosa che noi quotidianamente operiamo affinché venga costruita e si consolidi strada facendo. La mia scuola ha una progettualità ricchissima per i tanti laboratori artistici, musicali, motori, ma anche attraverso le discipline di insegnamento realizza ed offre agli studenti una chiave di lettura della realtà. Tra questi sono, ovviamente, compresi gli eventi del periodo natalizio, che non viene festeggiato unicamente in quanto tale, ma perché, unitamente alle diverse culture e per tanto quella che è la tradizione di questa scuola, il coro, gli spartiti e l’indirizzo musicale in tutte le sue produzioni, abbraccia e traduce una pluralità di stimoli e di apporti musicali proprio quelli che sono i diversi modi di vivere e intendere il Natale. Tale modalità è trasversale a tutti i laboratori e troverà sviluppo pieno nella manifestazione dell’Open Day, che si terrà domenica 20 dicembre e sarà anche un modo per augurare un buon Natale. Natale è festa di pace, dei luoghi, di persone, seppur in situazioni difficili e molteplici. E’ nostra tradizione salutare ragazzi e genitori e consentire loro, in questo evento, di vedere in quale misura noi contribuiamo a formare cittadini, quindi un pensiero che tenga conto della complessità, della difficoltà storica del tempo attuale ma che non neghi e non si neghi ad una festa, a quella piacevolezza dello stare insieme che si chiama Natale. Oltre il consumismo, stiamo ad esempio allestendo un bellissimo albero con produzioni dei ragazzi. I canti invece nascono dalla condivisione degli stessi ragazzi con i loro personali gusti musicali. Vogliamo dare voce a questi giovani che crescono e riteniamo che uno degli eventi propri della nostra cultura sia anche il Natale, quindi perché non festeggiarlo”.

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Preside, oltre alla manifestazione dell’Open Day, che altri appuntamenti segneranno il Natale della sua scuola?

“Noi siamo presenti sul territorio per una serie di eventi; la scuola ‘Solimena’ è inserita con una festa a tema nel calendario degli eventi promossi dal Comune di Avellino, assessorato alla cultura e l’11 dicembre ci sarà una serata in onore del collega Nicola Vietri, scomparso quest’estate che è stato il fondatore di questa scuola. La ‘Solimena’ sarà presente con il proprio coro durante questo evento che si terrà alla Chiesa del Carmine alle ore 19:30 e dove si alterneranno anche vari musicisti. Il nostro obiettivo è quello di non far perdere il filo conduttore tra presente e passato, perché senza storia non c’è futuro, sebbene nelle rivisitazioni del passato sia opportuno adottare degli strumenti di pensiero che ci consentano di filtrare gli eventi del quotidiano per poter progettare poi il futuro. In caso contrario sarebbe difficile pensare a quello che verrà”.

All’interno della sua scuola ci sono studenti appartenenti a confessioni religiose diverse da quella Cristiana e come hanno risposto alle tante attività in tema natalizio?

“Assolutamente sì, abbiamo degli studenti, pochi in verità, appartenenti ad altre culture, i quali non chiedono di astenersi dai nostri progetti. Proprio perché il nostro modo di educare tiene conto delle diverse scelte da parte delle famiglie e consente loro di fare esperienze positive, anche per quanto riguarda quelle discipline come la religione, nel pieno rispetto di quelle che sono le peculiarità e le scelte delle famiglie, che vanno rispettate e tenute in considerazione. I ragazzi si integrano pienamente nelle attività laboratoriali e le proposte formulate tengono conto della diversità, che non deve mai essere disuguaglianza tra gli studenti e quindi chi avesse fatto scelte confessionali terze non ha motivo a non prendere parte alle iniziative, in quanto esse sono pienamente rispondenti alle nostre finalità educative, che sono rispettose nei confronti delle scelte delle famiglie e accolgono l’idea di formare uomini, donne e cittadini, seppur di giovane età”.

Qual è la sua posizione rispetto all’esposizione di simboli religiosi, come il crocifisso, all’interno dei luoghi pubblici e quindi anche negli istituti scolastici?

“Siamo in Italia, Benedetto Croce scriveva: ‘perché non possiamo non essere cristiani’. La nostra tradizione assegna alla persona un valore al di sopra di ogni cosa. Il crocifisso è uno dei simboli che ci connota come nazione, come storia e come popolo. L’Italia è casa nostra, è un paese nel quale accogliamo con piacere altre culture, ma non dobbiamo snaturare la nostra, rimuovendo simboli significati, nei quali siamo liberi di identificarci con la possibilità di scegliere a chi rivolgere il pensiero durante le proprie giornate. Non ritengo rispettoso rimuovere un simbolo come il crocifisso, sarebbe come rimuovere il nostro tricolore. Quando ci rechiamo all’estero non chiediamo di rimuovere gli altrui simboli e, dunque, pur accogliendo e rispettando le minoranze culturali, i nostri simboli vanno mantenuti. L’esposizione non obbliga, né impone, l’adesione a tali valori”.

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