Movimento Cinquestelle, analisi del voto con vista su Avellino

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Pasquale Manganiello – “Il Movimento 5 Stelle ha riportato un grande risultato in queste elezioni amministrative, non possiamo che essere soddisfatti”. Così Carlo Sibilia, in merito ai risultati, in particolare, di Monteforte Irpino e Benevento. I 1301 voti raccolti dalla lista guidata da Paolo De Falco a Monteforte sono evidentemente un ottimo risultato, passare dallo 0% al 20% in una tornata elettorale fa ben sperare i pentastellati in vista di un radicamento sul territorio che dovrà necessariamente condurre a proposte di governo anche in Irpinia. Il Movimento di Grillo non è riuscito a bissare il risultato ad Avella dove la lista si è fermata al 5% senza riuscire a far arrivare nessun consigliere in assise.

Diversa la questione a Benevento. Nel capoluogo sannita si partiva dal 27% delle scorse regionali e ci si batteva contro il vicesindaco uscente Pd e contro un Clemente Mastella rinvigorito all’alleanza con De Mita. I cinquestelle sono arrivati terzi attestandosi sotto il 22%. Per alcuni un successo, per altri (molti) si poteva fare qualcosa di più. Il malcontento riguarda la selezione del candidato sindaco, avvenuta tramite una votazione di una cerchia ristretta di attivisti, che ha portato Marianna Farese alla candidatura. Il secondo candidato più votato tra tutte le liste a Benevento è stato Nicola Sguera che ha sfiorato le 800 preferenze e che, per molti, era il candidato sindaco ideale in una eventuale contesa a tre con Del Vecchio e Mastella. La Farese, ottima professionista ed attivista della prima ora, è chiaramente mancata, come si è evinto nei comizi in cui sono stati presenti Di Maio e Di Battista, della forza comunicativa e di coinvolgimento di cui ha bisogno un candidato del Movimento Cinquestelle per battere talune rappresentanze politiche.

Raggi ed Appendino sono l’esempio lampante di come la spinta comunicativa possa far virare i cittadini sulle intenzioni di un programma innovativo per una città e sulla coerenza di alcune scelte. Il dilemma è non da poco. Basta il programma per convincere un elettore? Ogni programma, di ogni forza politica, prima delle elezioni è un buon programma. Bisogna capire se è attendibile chi dovrà poi realizzarlo (Di Maio docet). La domanda è: basta il simbolo del Movimento per caratterizzare questa attendibilità? La risposta è no. Alla fantomatica storia del voto di protesta non crede più nessuno, neanche chi la ripete giornalmente. Chi continua a dire una sciocchezza del genere offende direttamente, ad esempio, il 35% di romani che ha dato il proprio consenso alla Raggi o i milioni che, dopo il 2013, continuano a votare per i pentastellati.

E’ inutile provare a nasconderlo: il problema principale che i cinquestelle hanno e che avranno anche nel futuro si chiama scelta dei candidati. Non intendono e non intenderanno mai questo percorso come scelte calate dall’alto ma sottostare alla logica del “c’ero prima io” è puerile ed inutile masochismo. E’ insensato il criterio che tutti possano candidarsi con un video di presentazione sul web, è insensato il criterio che venga candidato, dopo una riunione ristretta, chi ha più anni di attivismo alle spalle, ma è sensato il criterio che venga candidato chi, all’interno del proprio meet-up, abbia maggiore forza comunicativa, maggiore appeal con i media, maggiore capacità di infondere i punti del programma nei cittadini, maggiore leadership e, di conseguenza, maggiore possibilità di vincere. E va data ai cittadini la possibilità di testarlo. Se il Movimento Cinquestelle vuole radicarsi e vincere sui territori deve essere in grado ed avere il coraggio di scegliere.

Il Paese, la propria regione o la propria città non la si cambia certo all’opposizione. Comunque vada, questa tornata elettorale insegna che, laddove c’è un candidato forte sul piano della comunicazione, i cinquestelle hanno maggiori possibilità di successo.

La creazione di un direttorio locale all’interno dei meet-up, con tre o quattro elementi maggiormente avvezzi alla comunicazione, potrebbe essere un buon viatico per uscire da questa impasse.

Queste elezioni Amministrative devono essere da esempio per i cinquestelle avellinesi, ancora chiusi nel proprio cerchio magico. Presentarsi come futura forza di governo solo a due o tre mesi dal voto amministrativo, con un candidato che avrà poco tempo per farsi conoscere e con un Carlo Sibilia che, per forza di cose, catalizzerà tutta l’attenzione (dubitiamo che si candiderà), non sarà una tattica vincente per usare un eufemismo. Possibilità di successo zero. Se, come probabile, si voterà nel 2017 i pentastellati avellinesi sono già in clamoroso ritardo. O escono allo scoperto con qualche nome, proposta di governo concreta e novità o saranno relegati nell’insignificante attesa del 2022/2023.

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