Morti bianche: quasi 50 vittime ad aprile, Lombardia maglia nera

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Una vera strage che già nel primo quadrimestre del 2018 prende forme e contenuti di un massacro. Una tragedia che racconta di 190 vittime registrate sul lavoro in Italia da gennaio ad aprile e che fa registrare un’inquietante media di quasi 50 infortuni mortali al mese.

Questa la prima istantanea scattata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega di Mestre sulla base dei dati Inail. “Una sconfortante analisi degli infortuni mortali da Nord a Sud del Paese che ha coinvolto 176 uomini e 14 donne – commenta l’Ing. Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Vega – Madri, padri, mogli, mariti, figli e figlie che non ci sono più. E che, magari, con una politica più sensibile ed attenta alla sicurezza sul lavoro avrebbero potuto continuare la loro vita. E’ una situazione inquietante a cui gli amministratori del nostro Paese dovrebbero mettere assolutamente ed urgentemente la parola ‘fine’”.

Intanto la Lombardia continua ad indossare la maglia nera con il più elevato numero di vittime in occasione di lavoro (35 decessi); seguono: l’Emilia Romagna (22); il Veneto (21); il Piemonte (19); il Lazio (14); la Campania (13); la Toscana (10); 8 le vittime in Friuli, Calabria e Sicilia; 6 in Basilicata e Marche; 5 in Sardegna e Liguria; 3 in Abruzzo; 2 in Molise, Umbria e Trentino Alto Adige; 1 vittima in Puglia.

Il settore più colpito dalle morti sul lavoro è quello delle Costruzioni con 32 vittime pari al 16,8 per cento del totale degli infortuni mortali sul lavoro. Seguito dalle Attività manifatturiere (25 decessi) e dal Trasporto e magazzinaggio (22).

Oltre un terzo delle vittime rilevate in occasione di lavoro aveva un’età compresa tra i 55 e i 64 anni (66 morti).

La provincia in cui si conta il maggior numero di infortuni mortali è Roma (13) seguita da Milano (12), Brescia e Napoli (8) e Mantova (7).

Le donne che hanno perso la vita nel 2018 in occasione di lavoro sono state 14. Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 33 pari al 17,4 per cento del totale.

“Richiamare al buon senso i datori di lavoro e i dipendenti, a volte, non è sufficiente per esorcizzare i pericoli in azienda – conclude l’Ing. Rossato – e allora diventa sempre più indispensabile invocare controlli più diffusi e severi e, senza alcun dubbio, pene certe e processi più veloci per gli evasori della sicurezza sul lavoro”.

Ci auguriamo che il comunicato e le tabelle statistiche possano diventare un utile strumento di lavoro per Voi e possano contribuire a diffondere la cultura della sicurezza sul lavoro.