“Morano il vero cambiamento. Sicurezza, sport e urbanistica per rilanciare Avellino”. Colarusso scende in campo

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Avvocato Alberto Colarusso, dallo sport alla politica: da dove nasce questa candidatura e perché ha scelto Forza Italia?

Uno dei motivi per cui, volendo usare una metafora sportiva, “sono sceso in campo” è proprio la carenza nella nostra città di progettualità e sviluppo della pratica sportiva, dovuta anche alla mancanza di strutture e servizi ai cittadini nell’ambito di riferimento. Mi ritengo uomo di sport, avendo sempre profuso impegno e sacrifici per consentire ai giovani di poter avere la possibilità di svolgere un’attività ludica con cui svagarsi. Anni fa ho fondato un’associazione che si era prefissata l’obiettivo di creare una polisportiva: ho trovato spazio per calcio e basket, ottenendo importanti risultati tra tante difficoltà. La carenza strutturale della nostra città è particolarmente grave e non è concepibile programmare interventi in ambito sportivo solo saltuariamente, attingendo a fondi straordinari, come accaduto ultimamente per le Universiadi. Un’amministrazione comunale di successo, a mio avviso, deve ordinariamente programmare interventi e investimenti in campo sportivo credendoci fortemente, inserendo gli stessi nei capitoli di spesa. Ritengo che la politica debba essere messa a servizio dello sport e credo, in tal senso, che Forza Italia disponga di un’organizzazione capace di dare una spinta propulsiva efficace, per rilanciare un settore ricco di passione che, ad Avellino, ha enormi potenzialità inespresse per i motivi appena esposti.

La campagna elettorale è ormai nel vivo, che sensazioni ha per la sfida del centrodestra che la vede candidato al Consiglio Comunale?

Credo che il centrodestra abbia dimostrato ancora una volta la propria coerenza e la propria compattezza, inquadrandosi in un percorso politico tracciato da tempo e non discostandosi da un concetto fondamentale: mantenere uno stretto contatto con i singoli cittadini ascoltandone i problemi, cosa che è mancata agli avellinesi in riferimento alle ultime esperienze amministrative. Ci andremo a confrontare con gli uscenti, che si sono alleati con gli oppositori di sempre per cercare di mettere freno all’aria di cambiamento che si respira. Senza nulla togliere al Movimento 5 Stelle e al loro candidato sindaco, credo che l’unica vera alternativa di rinnovamento e di ringiovanimento sia la figura di Sabino Morano, unico candidato che può portare la svolta, cambiare definitivamente e chiudere con un’era politica che accompagna la città praticamente da sempre.

La sua coalizione sostiene la candidatura a sindaco di Sabino Morano, c’è però chi parla di desistenza in merito a tale scelta…

Sono fermamente convinto della scelta operata, sia riguardo l’aspetto umano sia il profilo politico. Sono, inoltre, legato a Sabino da un rapporto di amicizia di circa trent’anni: si può dire che lo conosco da sempre e posso confermare che la sua passione per la politica nasce davvero da lontano. È di dominio pubblico che si è giunti alla scelta del candidato sindaco dopo un tavolo politico, cui hanno partecipato le personalità di riferimento del nostro territorio nell’ambito della coalizione di centrodestra e non solo, che si sono confrontate approfonditamente sul nome da proporre partendo da una rosa di candidati. È stata dettata una linea molto chiara, la coalizione non voleva allargare i consensi soltanto per prendere pacchetti di voti, ma ha tracciato la linea politica per parlare di programmi e di coerenza al fine di attuare il vero cambiamento che si aspettano tutti i cittadini avellinesi: per poter davvero cambiare bisogna essere liberi. C’è stata apertura nei confronti di tutti coloro che avessero inteso sposare il progetto politico, non c’è stata preclusione per nessuno ma, parimenti, non si è accettata alcuna “tirata di giacca”. Chiaramente alla fine sono saliti a bordo tutti coloro che hanno guardato nella stessa direzione, appoggiando la scelta di un candidato sindaco giovane, con le idee chiare e con una coerenza politica ben delineata: Sabino Morano rappresenta il vero cambiamento.

…e a chi ha parlato di desistenza?

Rispondo che dovrebbero rileggere la favola della volpe e l’uva di Esopo e che ne riparliamo lunedì 11 giugno.

Venendo ai programmi, quali sono i temi della campagna elettorale che più le stanno a cuore?

Oltre al capitolo sport che abbiamo già affrontato, credo che i temi più importanti siano quelli inerenti la sicurezza, il rilancio del commercio, la tutela e il rilancio delle politiche giovanili e la programmazione urbanistica della città. Cambiare e modernizzare sono concetti validi, ma bisogna procedere un passo alla volta, anche per consentire ai cittadini di tenere il passo, aiutandoli a comprendere bene l’evoluzione e l’innovazione tecnologica che si vuole attuare. Sarò scontato nel dire che poco spazio è stato dato ai giovani e alle politiche giovanili, la nostra idea è proprio quella di creare aggregazione e sviluppo per far sì che non ci sia più fuga dei cervelli al di fuori della nostra città. A mio avviso è avvilente non riuscire a offrire palcoscenici ai giovani per permettere loro di affermarsi nella loro terra, è ancor più avvilente vedere giovani irpini che eccellono a livello nazionale, ma trovando spazio in altri contesti e non nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda il rilancio del commercio Sabino Morano ha parlato chiaramente e ha espresso in modo netto le proprie intenzioni. Da sindaco intenderà porre in essere tutte le iniziative volte a risollevare le attività commerciali e le piccole imprese che ultimamente hanno subito gli effetti della crisi: Sabino è un ragazzo di cuore e invece di stare vicino simbolicamente a tutti i commercianti, ha girato l’intera città per stringere la mano a ogni singolo esercente, per dimostrare la vicinanza per il momento difficile che stanno attraversando, per ascoltare le problematiche ed esporre le idee per rilanciare il settore. La programmazione urbanistica della città è il punto nodale per capire cosa si vuole fare realmente di Avellino. Oggi il famoso progetto della Città Giardino sembra, purtroppo, un’utopia distante anni luce dalla realtà dei fatti. Da un punto di vista operativo abbiamo un PUC scaduto, perché inattuato, che ci presenta una città senza un’identità urbanistica, sarebbe a dire come una persona senza nome, cognome e codice fiscale. Bisognerà ripartire dalla valorizzazione del centro storico come area da tutelare, dalla riqualificazione delle strutture fatiscenti del post sisma, bisognerà effettuare un restyling alle aree di ingresso della città, che rappresentano sempre il biglietto da visita che si vuole dare ai visitatori, occorrerà dare attuazione ai PUA, verificare la fattibilità per rendere operativi i progetti previsti dalle schede di Nuovo Intervento e, se non c’è il soggetto, pubblico o privato, disposto a investire occorrerà trovare soluzioni alternative, bisognerà, inoltre, dare identità agli immobili fantasma della città, proporre soluzioni realistiche ed attuabili per il Mercatone, prevedendo interventi che non tolgano ossigeno ai commercianti, già esausti e allo stremo ma, anzi, cercando un qualcosa che possa portare un indotto che possa rilanciare l’economia locale, bisognerà trovare una soluzione per lo Stadio Partenio, verificando se ci sono soggetti disposti a investire e, in caso negativo, cercare di trovare comparti urbanistici alternativi per rilanciare la zona che, attualmente, è depressa, bisognerà armonizzare e dare uno stile a zone della città che non hanno mai avuto un’identità, trovare zone franche per permettere a giovani ed associazioni di organizzare eventi, manifestazioni e per poter dare libero sfogo alla propria arte ed alla cultura, cercando anche di attirare visitatori esterni. Bisognerà fare tanto.

Infine, ma non per ordine di importanza, la carenza di sicurezza della nostra città è una delle motivazioni più forti che mi ha spinto a scendere in campo, per trovare soluzioni finalizzate a mettere freno all’escalation di furti e atti criminosi che si sono perpetrati nei mesi invernali nelle contrade più estese della nostra città. Vivo e abito a Contrada Archi e ho tastato con mano la paura e la psicosi che ha pervaso sia la mia famiglia che tutti gli abitanti della zona durante gli ultimi mesi. Tutti gli abitanti delle contrade cittadine si sono sentiti abbandonati a sé stessi: neanche l’impegno raddoppiato delle forze dell’ordine, cui deve andare il ringraziamento dei cittadini, è bastato per contrastare il fenomeno, poiché il territorio è troppo esteso per essere controllato contemporaneamente durante la notte. A Contrada Archi, in particolare, viviamo in una zona che in teoria dovrebbe essere urbanizzata, soprattutto dopo il trasferimento dell’ospedale, ma che ancora oggi ha carenza di illuminazione e delle basilari opere di urbanizzazione, che favoriscono il proliferare di delinquenza e atti criminosi. Una passeggiata per le strade della contrada con il calar della sera è sport per indomiti e temerari, viste le condizioni di sicurezza praticamente inesistenti. E’ di assoluta gravità il fatto che un cittadino non può sentirsi sicuro a casa propria, restando aggredibile e impotente. Anche a seguito dei gravi fatti di cronaca che si sono verificati nel dicembre scorso, il primo cittadino uscente si è limitato ad affermare che il problema si è posto perché la zona anni fa non doveva essere urbanizzata ed edificata: avrebbe, a questo punto, potuto anche dire che il problema si è verificato perché anni fa hanno inventato la polvere da sparo. Noi abitanti delle contrade ci saremmo aspettati soluzioni pratiche e non certo dichiarazioni scontate, soprattutto a seguito di una tragedia che ha scosso l’intera cittadinanza. In una conferenza stampa di qualche giorno fa Morano ha presentato colui che sarà nominato responsabile della sicurezza, prendendo un impegno specifico per predisporre un controllo più capillare del territorio e per giungere alla reale implementazione del sistema di video sorveglianza.

Da Pizza ai 5 Stelle, passando per Cipriano, Preziosi e Arace: cosa pensa degli avversari?

Vede, molti commettono l’errore di parlare degli avversari perché, a mio avviso, non trovano argomentazioni da proporre e allora risulta più semplice attaccare le idee altrui. Come avrà notato a me piace parlare di noi, di quello che è il nostro programma e di quelli che sono i nostri obiettivi: credo di averlo fatto ampiamente, anche se avrei ancora tante cose da dire, ma le tengo per me perché, insieme agli altri, preferiamo metterle in pratica quando vinceremo.

Di Renato Spiniello.