ROMA – «Ci ho messo la faccia», dice oggi. Ma forse anche qualcosa di più. Monica Castro, consigliera comunale Pdl di Calenzano, comune della cintura fiorentina ad un passo da Prato, ieri, in consiglio comunale, durante il suo intervento è rimasta in mutande per protestare contro la manovra del governo. «No, non ripeterò quel gesto perché il suo valore è nell’averlo fatto una sola volta. Ma credo che tutti dovremmo protestare in mutande», spiega.
Scompiglio in assemblea. Il suo “show” ha gettato nello scompiglio l’assemblea del comune guidato dal centrosinistra, ma anche dai banchi dei suoi compagni di partito non sono mancate le critiche: «Il capogruppo Rocco Di Leone si è dimesso, anche se aveva già in animo di farlo», spiega Monica Castro che ha invece incassato la solidarietà di altri due consiglieri di centrodestra, ma non di Mauro Raspanti che in passato era anche transitato per Fli. Appena il presidente del consiglio comunale le ha dato la parola si è tolta la giacca ed è rimasta in mutandine e reggiseno spiegando il motivo del gesto: «Ma erano indumenti sobri, quasi ginnici. Mica sono la Minetti», dice la consigliera. Appena il tempo di sentire gridare «vergogna» dai banchi della maggioranza ed il presidente ha sospeso la seduta del consiglio.
La protagonista. «Dovrebbero vergognarsi loro – commenta Monica Castro, sindacalista dell’Ugl, 36 anni e madre di due figli – che contro Berlusconi sono scesi in piazza in mutande e che oggi non fanno niente». «La mia protesta di ieri in Consiglio è stata forte ma era l’unico modo per farmi sentire. E questa è solo la prima di una lunga seria di proteste che intendo portare avanti contro la manovra di questo governo che metterà ancora più in ginocchio il nostro Paese, che non taglia gli sprechi, ma penalizza sempre i soliti e li obbliga a pagare nuove tasse».