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Montella – Operazione antidroga ‘Big Bang’: i dettagli

Montella – “Mi serve una botta”: era con frasi come queste che gli acquirenti segnalavano ai pusher l’esigenza di acquistare gli stupefacenti. E’ uno dei dettagli emersi dall’operazione antidroga denominata ‘Big Bang’, condotta dalla Procura di Sant’Angelo dei Lombardi con il prezioso supporto dei carabinieri della Compagnia di Montella e per la quale si è tenuta in giornata la conferenza stampa sui risultati conseguiti. Ad illustrare le attività, il Procuratore Capo Antonio Guerriero, il Sostituto Procuratore Roberto Patscot ed il Capitano della stazione di Montella dell’Arma, Luigi Saccone. A finire nei guai invece sette giovani, che avevano architettato un congegno quasi infallibile per aggirare i controlli e poter agire indisturbati nei loro traffici illeciti. Nel resoconto del procuratore Guerriero emerge infatti una rete ben consolidata di contatti tra clienti e venditori che per le loro conversazioni utilizzavano lo stretto dialetto montellese al fine di eludere eventuali intercettazioni. Proprio quest’ultime infatti erano partite quando i militari avevano iniziato ad insospettirsi in seguito a specifici riscontri su movimenti. “Per riuscire a decifrare il linguaggio criptico e l’idioma locale – sottolinea il Capitano Saccone – è stato necessario il supporto di alcuni Carabinieri originari di Montella, che ci hanno permesso pian piano di ricostruire il complesso puzzle”.
La droga veniva smerciata prevalentemente tra acquirenti della zona compresa tra Montella, Bagnoli Irpino e Nusco ed era costituita da un miscuglio di eroina e cocaina con l’aggiunta di caffeina: un cocktail particolarmente eccitante, assunto per endovena. Teatro del traffico era la villa comunale della cittadina irpina: particolare quest’ultimo evidenziato nel corso della conferenza a testimonianza “dell’impertinenza” dei giovani, che incuranti della presenza di bambini e donne al passeggio, nascondevano le dosi tra giostre, cespugli ed altri luoghi difficilmente individuabili all’interno della struttura. I clienti, preventivamente informati, raggiungevano questi nascondigli e prelevavano la droga evitando così il pericoloso ‘passamano’ con i pusher. Ma le ‘accortezze’ non si esaurivano qui. Il gruppo infatti aveva messo in piedi anche una sorta di struttura di ‘controspionaggio’ con la quale erano riusciti a pedinare i movimenti dei carabinieri e a modificare le proprie attività in relazione a questi. Ad aiutarli nello scopo, la rete di ‘pali’ nel frattempo allestita. Il tutto per un giro di affari che dallo scorso maggio 2008 si aggirerebbe sui 20mila euro. Ora per due di loro sono scattate le manette mentre i restanti cinque fiancheggiatori verranno sottoposti alla misura dell’obbligo di dimora.
Altro particolare evidenziato dal procuratore Guerriero, l’età dei giovani: praticamente tutti (tranne un trentenne, ndr) compresi tra i 18 e i 25 anni. Un elemento che conferma l’allarme derivante dal fenomeno droga proprio tra le fasce più sensibili della popolazione e per il quale le Forze dell’Ordine intendono continuare le attività di contrasto. “Più che di un esito – ha avvertito il Procuratore Capo – si tratta di un inizio”. Ed infatti non tutti i dettagli dell’operazione sono stati illustrati proprio perchè coperti dal segreto istruttorio per non compromettere l’ulteriore lavoro degli inquirenti.

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