È andata male ai tre rumeni che nel pomeriggio di martedì hanno tentato un furto nell’abitazione di un’anziana di Montella.
Prosegue l’azione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino, costantemente impiegati in servizi di controllo del territorio finalizzati a garantire sicurezza e rispetto della legalità ed a prevenire, in particolare, i reati di tipo predatorio.
Nell’ambito di tali servizi, i Carabinieri della Stazione di Montella hanno deferito alla Procura della Repubblica di Avellino, diretta dal Procuratore Dott. Rosario Cantelmo, tre pluripregiudicati, di nazionalità rumena, ritenuti responsabili di furto presso l’abitazione di una vedova 71enne del luogo.
Nel primo pomeriggio di martedì, una ragazza bussa alla porta dell’abitazione della vittima prescelta e, presentandosi come parente di una sua conoscente, conquista la fiducia della donna che accetta di farla entrare in casa.
Ma la ragazza lascia socchiuso il portoncino, permettendo ad una complice di entrare furtivamente: mentre la prima intrattiene la padrona di casa con una chiacchierata apparentemente amichevole, la sua complice fa razzia dei monili in oro custoditi nella camera da letto.
Fortunatamente, a rovinare il piano messo in atto dalle due giovani donne è stato l’arrivo di un familiare che confermava i sospetti che l’anziana iniziava ad avere. Vistesi scoperte si allontanavano precipitosamente grazie ad un terzo complice che le attendeva, sotto casa, a bordo di una Alfa 147 di colore scuro.
Tempestivamente venivano avvisati i Carabinieri del luogo che in pochi istanti giungevano sul posto. Nessun elemento utile all’individuazione dei malfattori veniva trascurato dagli investigatori.
Veniva quindi avviata dagli uomini dell’Arma di Montella una meticolosa e laboriosa attività d’indagine, svolta anche grazie alla collaborazione di alcuni cittadini, che ha portato all’identificazione dei tre malfattori, pluripregiudicati rumeni in trasferta dalla Capitale dove vivono stabilmente, non nuovi alla consumazioni di tali reati e, in passato, tratti anche in arresto in flagranza di reato.
A complicare l’attività degli investigatori, i numerosi “alias” che risultavano dall’indagine sul conto dei tre malviventi, i quali nel corso di precedenti controlli di polizia avevano fornito, in più occasioni, false generalità.